Perché il petrolio frena il rally? L’Iran torna protagonista

Violetta Silvestri

18 Febbraio 2022 - 11:26

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Petrolio osservato speciale in questi giorni di tensione ucraina e con riflettori di nuovo accesi sull’Iran. I contratti del greggio indietreggiano dopo i livelli massimi: i motivi.

Perché il petrolio frena il rally? L’Iran torna protagonista

I prezzi del petrolio estendono le perdite e si avviavano verso un calo settimanale: la prospettiva di un ritorno sul mercato dell’offerta extra dall’Iran ha eclissato i timori di una possibile interruzione dell’offerta derivante dalla ipotetica invasione russa dell’Ucraina.

Entrambi i contratti benchmark hanno raggiunto i livelli più alti da settembre 2014 all’inizio della settimana, ma ora si dirigono verso un calo, spinti al ribasso dalle notizie del rilancio dell’accordo nucleare dell’Iran.

Al momento in cui si scrive, la quotazione Brent perde l’1,68% e scambia a 91,41 dollari al barile e i future WTI cedono l’1,89% restando sulla soglia dei 90 dollari al barile.

Il prezzo del petrolio è in diminuzione: cosa aspettarsi?

Petrolio in calo: c’è l’effetto Iran. Cosa aspettarsi?

C’è una crescente speculazione che l’accordo nucleare iraniano possa essere ripreso, aprendo potenzialmente la strada alla rimozione delle sanzioni statunitensi sulle esportazioni di greggio della nazione.

All’inizio di questa settimana, il principale negoziatore di Teheran, Ali Bagheri Kani, ha twittato che gli sforzi per ripristinare l’accordo “sono più vicini che mai” a una intesa.

Il greggio rimane vicino al livello più alto dal 2014 dopo un rialzo vertiginoso sostenuto da domanda in crescita, offerta limitata e scorte in calo.

La struttura dei prezzi del mercato punta ancora a una solida domanda di barili fisici, con i trader disposti a pagare premi elevati per forniture a breve termine.

Tuttavia, le novità iraniane potenzialmente potrebbero immettere sul mercato circa 1 milione di barili al giorno di petrolio, sebbene in tempi non chiari.

Vandana Hari, analista del mercato petrolifero, ha commentato per Reuters:

“È probabile che la pressione al ribasso sul greggio dalla prospettiva di un accordo aumenterà... a meno che le parti non chiudano l’ultimo round di colloqui ancora in una situazione di stallo...Il premio per la paura dello stallo dell’Ucraina sul greggio sta iniziando a logorarsi ai margini”

Affermare con certezza che le quotazioni del greggio si avviano verso un ribasso, però, sarebbe un errore.

Gli analisti non si aspettano che i prezzi scendano molto nel breve termine, anche con la prospettiva di un aumento del petrolio iraniano, visto che l’OPEC+ sta lottando per raggiungere gli obiettivi di produzione.

La vulnerabilità sul lato offerta è ancora piuttosto rilevante per il petrolio. Non a caso, con la ripresa della domanda di greggio per il traffico aereo e stradale, CBA vede il Brent mantenersi tra i 90 e i 100 dollari al barile a breve termine e superare “abbastanza facilmente” i 100 dollari se le tensioni tra Russia e Ucraina dovessero intensificarsi.

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