Le azioni Ferrari crollano ai minimi dal 2016. Cosa c’è (davvero) dietro l’ondata di vendite immediate sul titolo del Cavallino Rampante?
Quella di oggi è la peggior seduta intraday dal 2016 per le azioni Ferrari NV, con il titolo che ha perso fino al 14% a Piazza Affari dopo che le indicazioni fornite durante il Capital Markets Day hanno deluso gli investitori. Nonostante un leggero rialzo delle stime per il 2025, la prospettiva a lungo termine per il 2030 ha trasmesso un tono più prudente di quanto il mercato si aspettasse, scatenando vendite immediate sulle azioni del Cavallino Rampante.
La casa di Maranello ha rivisto al rialzo le proprie previsioni per il 2025, annunciando ricavi netti attesi pari o superiori a 7,1 miliardi di euro e un Ebitda rettificato di almeno 2,72 miliardi, rispetto ai precedenti 7 miliardi e 2,68 miliardi. Tuttavia, il vero shock è arrivato dalle indicazioni per il 2030: ricavi attesi a 9 miliardi di euro e un Ebitda rettificato di almeno 3,6 miliardi, corrispondente a un tasso annuo composto di crescita del 6%. Una cifra ben al di sotto del 10% previsto durante il Capital Markets Day del 2022, che fa nascere dei dubbi sulla capacità dell’azienda di sostenere il suo momentum dei prossimi anni.
Azioni Ferrari in rosso, le prospettive a lungo termine deludono il mercato
Gli analisti hanno immediatamente reagito. Tom Narayan di RBC Capital Markets ha sottolineato come le nuove stime riflettano una crescita più lenta rispetto alle aspettative passate, mentre Equita aveva anticipato un Ebit di circa 3,25 miliardi su ricavi da 10 miliardi entro il 2030. Nonostante Ferrari abbia una storica tendenza a fissare target conservativi e superarli, la prudenza annunciata pesa sul sentiment degli investitori.
Oltre alle previsioni finanziarie, Ferrari ha annunciato un ridimensionamento dei piani per la mobilità elettrica. L’obiettivo di elettrificare il 40% della gamma entro il 2030 è stato ridotto al 20%. La società ha intanto presentato i primi dettagli della sua prima vettura elettrica, attesa per il 2016. La decisione riflette le difficoltà comuni a molti marchi di lusso, come Porsche e Mercedes-Benz, nel convincere i clienti più facoltosi a passare ai veicoli plug-in.
Le sfide all’orizzonte
Il rallentamento delle vendite in Cina rappresenta un altro fattore critico. Il mercato del lusso nel Paese asiatico ha mostrato segni di stagnazione, situazione che penalizza anche Ferrari, che deve affrontare un contesto globale più complesso caratterizzato da incertezze tariffarie e rallentamento della spesa dei consumatori più ricchi. La combinazione di questi elementi ha contribuito a creare una pressione al ribasso immediata sul titolo, che fino ad oggi aveva registrato un andamento relativamente stabile per il 2025.
Dal punto di vista valutativo, Ferrari rimane uno dei brand più costosi del settore automobilistico. Con un rapporto prezzo/utili stimato per il 2026 di circa 40, il titolo sconta le aspettative elevate, che diventano difficili da sostenere quando le prospettive di crescita si ridimensionano. Anche il lieve miglioramento delle stime per utili per azione, ricavi e flusso di cassa libero per il 2025 non è bastato a rassicurare il mercato.
Gli investitori ora guardano con attenzione alle prossime mosse della casa di Maranello: come affronterà la transizione verso l’elettrico, come reagirà al rallentamento della domanda in Cina e come riuscirà a bilanciare margini elevati e crescita sostenibile nei prossimi anni. Con il titolo che ha subito un calo significativo in una sola seduta, resta da valutare se questo rappresenti un punto di svolta strutturale o una semplice reazione temporanea a previsioni considerate troppo caute.
In ogni caso, la seduta di giovedì rappresenta un campanello d’allarme per gli investitori e mette in luce le sfide che Ferrari dovrà affrontare per mantenere il suo status di leader nel segmento delle auto sportive di lusso, in un mercato sempre più competitivo e soggetto a cambiamenti tecnologici e di consumo rapidissimi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA