Rischio o visione strategica? La sfida tra Mediobanca e Monte dei Paschi di Siena per il controllo del risparmio gestito in Italia.
In Italia continua la partita del risiko che potrebbe sconvolgere gli equilibri dell’intero settore bancario. Tra i vari protagonisti di questa partita da una parte c’è Mediobanca, istituzione storica che oggi tenta di realizzare un progetto industriale ambizioso: creare un campione nazionale del wealth management, puntando su un modello distintivo, sinergico tra i servizi ai privati e alle imprese.
Dall’altra c’è Monte dei Paschi di Siena, che con una mossa a sorpresa – e per molti analisti azzardata – ha lanciato un’OPS sulla stessa Piazzetta Cuccia, proponendo uno scambio di azioni che al momento sembra scontentare quasi tutti.
A dirlo con chiarezza sono soprattutto i mercati. La proposta di MPS non convince e a dimostrarlo ci sarebbero anche i numeri. Fondi internazionali del calibro di BlackRock, Fidelity, Lazard, State Street e Goldman Sachs hanno già fatto sapere che voteranno contro questa operazione, insieme a loro anche grandi istituzioni europee come BNP Paribas e Santander restano poco convinte. Questi investitori rappresentano il cuore pulsante della finanza globale e che conoscono bene il valore degli istituti coinvolti. Proprio per questo motivo il loro giudizio difficilmente dovrebbe essere ignorato.
Il punto critico è semplice: l’OPS di MPS svaluta Mediobanca, ne stravolge la governance e rischia di minare un progetto strategico basato su crescita, innovazione e specializzazione.
La banca guidata da Alberto Nagel ha saputo trasformarsi negli ultimi anni, passando da una holding di partecipazioni a un gruppo bancario integrato e redditizio, con una chiara focalizzazione su private banking, gestione patrimoniale e advisory. L’operazione su Banca Generali, che Mediobanca ha messo nel radar, va proprio in questa direzione. L’obiettivo è chiaramente quello di costruire una “UBS italiana”, come l’ha definita anche il Financial Times.
In un mercato europeo dove affidabilità ed efficienza sono tutto, questo progetto rappresenta uno spostamento industriale di lungo periodo naturale, coerente con le trasformazioni in corso nel settore risparmio gestito. È una strategia che guarda al futuro e non si limita a logiche di potere come sono state definite da qualcuno.
Al contrario, invece, la mossa di MPS appare come una sorta di scorciatoia. Una manovra dettata più dall’esigenza di creare un ponte sul controllo delle Generali, di cui Mediobanca detiene il 13%, piuttosto che da una vera visione di sistema.
Questo tentativo però rischia di destabilizzare l’intero equilibrio del settore e creare un danno agli investitori di Mediobanca e della stessa MPS, per l’11% partecipata dallo Stato e dunque dai contribuenti. Anche perché la combinazione di due realtà così diverse – per cultura, business model e solidità – appare più un matrimonio forzato che un’alleanza virtuosa.
Il sistema bancario italiano ha bisogno di solidità, visione strategica e credibilità internazionale. Mediobanca insieme a Banca Generali può rappresentare questa prospettiva. I risultati da record, una governance trasparente e un orizzonte di crescita orientato al valore vanno proprio in questa direzione.
Potrebbe dunque giocare a favore di tutti non ostacolare chi prova a costruire. L’Italia ha bisogno di un proprio campione finanziario, non di un’operazione che guarda al passato e rischia di compromettere il futuro della nostra economia.
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