Perché gli agricoltori protestano? I motivi della “rivolta” dei trattori in Italia e in Europa

Alessandro Cipolla

01/02/2024

02/02/2024 - 11:57

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Manifestazioni e blocchi da parte degli agricoltori in Italia e in Europa: i motivi della protesta con i trattori che sono arrivati fino a Bruxelles.

Perché gli agricoltori protestano? I motivi della “rivolta” dei trattori in Italia e in Europa

Perché gli agricoltori protestano? Da settimane c’è un intero settore in rivolta con manifestazioni e blocchi stradali non solo in Italia, ma anche in tutta Europa con i trattori che sono arrivati fino a Bruxelles.

L’immagine del filo spinato messo attorno al Parlamento europeo è emblematica per descrivere l’attuale situazione: nonostante le aperture da parte di Bruxelles e dei vari governi, gli agricoltori non intendono sospendere le loro proteste fino a quando non verranno accolte le loro richieste.

In occasione del Consiglio europeo straordinario gli agricoltori hanno portato i loro trattori a Bruxelles, mentre in Francia i manifestanti sono arrivati a Parigi con lo scopo di irrompere al mercato internazionale di Rungis, con diversi blocchi stradali che si registrano da giorni anche in Italia.

Del resto il settore è in agitazione in tutto il territorio comunitario: oltre ai già citati esempi di Italia e Francia, gli agricoltori da tempo sono sul piede di guerra in Germania e Polonia, ma adesso le proteste si sono estese anche a Belgio, Romania, Spagna, Grecia e Paesi-Bassi.

Quali sono i motivi della protesta degli agricoltori? Le problematiche del settore cambiano in base al Paese, ma ci sono dei fattori comuni che legano le proteste in tutta Europa come la contrarietà all’obbligo di lasciare incolto il 4% dei terreni oppure l’ostilità a un accordo con il Mercosur.

Perché gli agricoltori protestano in Italia

Il simbolo della protesta degli agricoltori in Italia è a Melegnano, nel milanese, dove nei pressi dell’imbocco dell’A1 è stato creato un presidio che durerà per cinque giorni. Blocchi e proteste però negli ultimi giorni ci sono stati anche in Emilia-Romagna, Toscana, Calabria, Campania, Sicilia, Sardegna, Abruzzo, Umbria e Lazio, dove ci sono state diverse manifestazione intorno al casello di Orte.

Anche in Italia i motivi della protesta cambiano in base alla Regione. A Melegnano gli agricoltori chiedono un “nuovo piano agricolo”, sottolineando che “non servono più deroghe o proroghe di leggi sbagliate”.

A Orte invece i manifestanti hanno bruciato le bandiere della Coldiretti, chiedendo risposte al governo e sottolineando come “il problema principale dell’agricoltura europea è che produciamo senza riuscire a coprire i costi; è una situazione che va avanti da vent’anni, è impossibile andare avanti se non ci ascoltano l’agricoltura italiana chiude”.

Più di mille trattori invece sono scesi in strada a Foggia, protestando contro “i prodotti dall’estero che vengono poi spacciati per nazionali” e la decisione di “dimezzare l’uso degli input chimici, perché alla fine costringi a produrre di meno e a inquinare di più se lo rapporti al kg di prodotto ottenuto”.

In generale gli agricoltori in Italia stanno protestando per chiedere la revisione del Green Deal europeo, dei vincoli per accedere ai finanziamenti della Pac (Politica agricola comune), per l’aumento del prezzo dei prodotti e del gasolio e per mettere in campo una maggiore tutela del Made in Italy.

Nel mirino anche la Coldiretti, che per i manifestanti avrebbe “tradito” gli agricoltori non smentendo “il proprio DNA di atteggiamenti vili e parassiti contro il mondo agricolo che dice di difendere”, il tutto distraendo “i media con la crociata contro le ‘carni sintetiche’ che non esistono”.

Gli agricoltori protestano anche in Europa

Le proteste maggiori degli agricoltori però stanno avvenendo in Europa, tanto che a Bruxelles da giorni si sta lavorando per cercare di giungere a un accordo con il governo francese particolarmente attivo nel chiedere un intervento da parte di Palazzo Berlaymont.

Anche in questo caso le proteste variano a seconda del Paese, ma ci sono diverse battaglie comuni che gli agricoltori stanno portando avanti in tutta l’Unione europea:

  • stop al maxi accordo commerciale con i Paesi sudamericani del Mercosur;
  • no alla messa a riposo del 4% dei terreni per garantire la biodiversità;
  • preoccupazione per l’apertura del mercato interno ai prodotti ucraini per le possibili importazioni a basso costo.

In particolare gli agricoltori dovranno rispettare i parametri come quello della messa a riposo dei terreni per ottenere i fondi comunitari della Pac - vitali per molte aziende e fattorie che per oltre il 90% sono a conduzione familiare -, che nell’Ue rappresentano circa un terzo delle voci di spesa del bilancio pluriennale.

In alcuni Paesi come la Germania poi la protesta riguarda anche l’aumento del costo del gasolio agricolo, la fine delle agevolazioni fiscali sul diesel e dell’esenzione dei veicoli a uso agricolo dall’imposta sulle auto. In generale il settore è flagellato anche dagli eventi derivanti dal cambiamento climatico e dall’aumento del costo dell’energia, tutti fattori che hanno ridotto sempre più il margine di guadagno delle aziende agricole.

La Commissione europea sta cercando di venire incontro alle proteste degli agricoltori: stop alle trattative per l’accordo con il Mercosur e una speciale deroga per la messa a riposo dei terreni, ma questa apertura al momento è stata ritenuta insufficiente da parte dei manifestanti.

Quello che ci aspettiamo - ha dichiarato il presidente della Cia Cristiano Fini - è invece un gesto autorevole e deciso a sostegno dell’agricoltura, con lo stralcio ’senza se e senza ma’ dell’obbligo di lasciare incolto il 4% dei terreni. Dobbiamo poter continuare a garantire la sicurezza alimentare e le politiche comunitarie devono supportare le nostre attività, non ostacolarle”.

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