Perché Luigi Di Maio non sarà Presidente del Consiglio

Alessandro Cipolla

23 Aprile 2018 - 09:55

A quasi due mesi dal voto del 4 marzo, ormai non sembrerebbero esserci più chance per Luigi Di Maio di diventare il prossimo Presidente del Consiglio.

Perché Luigi Di Maio non sarà Presidente del Consiglio

Nella versione 2.0 del Movimento 5 Stelle, quella post elezioni del 4 marzo tutta all’insegna della disponibilità a quasi ogni forma di trattativa di governo, un solo punto sembrava non essere in discussione: il prossimo Presidente del Consiglio dovrà essere Luigi Di Maio.

In questo gioco di veti incrociati, entrambi i forni aperti dai 5 Stelle (Lega e PD) hanno però posto come conditio sine qua non per la nascita di un’alleanza che tutti i leader debbano fare un passo indietro nella corsa verso Palazzo Chigi, evocando la classica “figura terza”.

Visto il limite dei due mandati, Luigi Di Maio sembrerebbe così veder svanire le possibilità di diventare premier. Una volontà che però non è solo ambizione personale, ma anche una chiara strategia dei pentastellati.

Svanisce il sogno di Di Maio?

Può un politico, a capo del primo partito del paese, che ancora deve compiere 32 anni correre il rischio di essere già “bruciato”? Sembrerebbe essere un paradosso, soprattutto vista la mancanza di uno scandalo che possa minarne la credibilità, ma per Di Maio il sogno di diventare Presidente del Consiglio starebbe per svanire.

Bisogna partire da un presupposto. Al momento dai vertici del Movimento non sembrerebbe trapelare nessuna intenzione di cancellare il vincolo dei due mandati. Qualcosa potrebbe essere fatta soltanto in caso di nuove elezioni a stretto giro.

Visto che però difficilmente gli italiani a breve saranno chiamati di nuovo alle urne per le politiche, possiamo dire che questa legislatura sarà l’ultima per Luigi Di Maio come guida politica dei 5 Stelle.

Forte anche dell’exploit del 4 marzo, il golden boy pentastellato ha deciso di giocarsi tutte carte per Palazzo Chigi in queste complesse trattative post voto. Anche se il Movimento si è detto disponibile a trattare su poltrone e programma, i potenziali alleati hanno però posto tutti una condizione: Di Maio non sarà il prossimo premier.

Sia nel caso che venga chiusa la trattativa con la Lega, che in quello di un accordo con il Partito Democratico, il Presidente del Consiglio sarà con ogni probabilità un’altra persona. Se poi dovesse nascere un governo istituzionale, le chance a quel punto sarebbero praticamente nulle.

La strategia dei 5 Stelle

Al termine del giro di consultazioni realizzato dalla Presidente del Senato Alberti Casellati, Giorgia Meloni aveva parlato di un “paese ostaggio del disperato bisogno di Luigi Di Maio di sedere a Palazzo Chigi”.

Non c’è solo brama di potere o ambizione però nella strategia dei grillini. Il Movimento 5 Stelle infatti vuole Di Maio come premier per non dare l’idea al proprio elettorato di avere fatto un’alleanza con altri partiti degna della migliore Prima Repubblica.

In poche parole, sarebbe molto più facile per i pentastellati far accettare al proprio elettorato una eventuale alleanza con Salvini o Renzi, una parte rimarrebbe comunqua scontenta a prescindere, se a capo del governo ci fosse il loro leader.

Visto l’evolversi dello scenario post voto, difficile però che questo piano possa andare in porto. I giochi senza dubbio sono ancora aperti e può succedere di tutto, anche se al momento le chance per Di Maio di diventare il prossimo premier sono molto basse.

Accesso completo a tutti gli articoli di Money.it

A partire da
€ 9.90 al mese

Abbonati ora

Iscriviti a Money.it