Il nodo del Prezzo Unico Nazionale e il blocco imposto dal cartello degli importatori strangolano le imprese italiane: serve una vera apertura ai mercati esteri dell’energia.
Il dibattito politico sul tema dell’energia è paralizzato su due fronti principali.
Da un lato, non si riesce a trovare un’alternativa valida al Prezzo Unico Nazionale (PUN), che continua a essere eccessivamente elevato a causa del meccanismo dell’asta marginale. Questo sistema assegna il prezzo dell’intera fornitura richiesta dall’Acquirente Unico sulla base dell’offerta economicamente più alta tra quelle presentate dai produttori. Paradossalmente, il PUN si applica solo alle forniture per le fasce sociali più deboli che ancora rientrano nel regime del Sistema di Maggior Tutela. Si tratta di una questione regolatoria da cui derivano forti rendite di posizione, e proprio per questo non si registrano progressi significativi.
Dall’altro lato, anche nel mercato libero i prezzi dell’energia elettrica e del gas rappresentano un grave fardello per le imprese italiane, che si trovano a fronteggiare costi troppo alti, analoghi a quelli del credito. Si continua a combattere una guerra tra poveri, cercando di sostenere solo alcune imprese energivore, mentre il costo viene redistribuito su tutti i consumatori sotto forma di Oneri di Sistema. È come cercare di coprire tutto con una coperta troppo corta. [...]
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