Ecco quando spettano gli arretrati per il rinnovo di contratto ai pensionati a seconda delle regole.
Il rinnovo di contratto Funzioni centrali (2022-2024) è stato firmato definitivamente il 27 gennaio e ripartono ora le trattative per il triennio successivo. Lo stesso vale per il comparto Difesa, dove il nuovo contratto è stato pubblicato il mese scorso in Gazzetta Ufficiale.
Nel frattempo, alcuni comparti dei lavoratori statali sono ancora in attesa del rinnovo precedente. Tornano così i molti dubbi dei lavoratori, tra incertezze sugli aumenti e timore di dover restituire gli anticipi, ma soprattutto quelli dei pensionati.
Molti dipendenti, infatti, sono andati in pensione prima che il rinnovo fosse concluso o comunque nel periodo relativo alla nuova contrattazione. Il personale in servizio nel triennio 2022-2024 avrebbe infatti avuto diritto all’incremento dello stipendio se avesse continuato a lavorare, insieme agli arretrati per alcune delle mensilità antecedenti al rinnovo.
Anche i pensionati meritano un trattamento analogo, venendo altrimenti indiscriminati ingiustamente. Così come per i dipendenti in servizio, quindi, gli arretrati per il rinnovo di contratto spettano soltanto ad alcune condizioni.
Quando spettano gli arretrati del rinnovo per i pensionati
In linea generale, i lavoratori collocati in pensione prima del rinnovo contrattuale hanno sempre diritto agli arretrati relativi alle mensilità di servizio interessate dal nuovo contratto.
Questo principio di equa logica è stato ribadito anche dalla Corte di Cassazione con la sentenza n. 29906/2021. Quest’ultima stabilisce che anche i lavoratori che hanno terminato il servizio prima che il nuovo contratto fosse firmato hanno diritto ai benefici individuati con il rinnovo.
La stessa sentenza, tuttavia, chiarisce anche che le parti sociali possono limitare i vantaggi del rinnovo di contratto al solo personale organico. Durante la contrattazione, quindi, è possibile limitare gli aumenti retroattivi ai dipendenti in servizio alla data del rinnovo, nel rispetto dell’autonomia collettiva dei sindacati e delle associazioni di categoria. Se, al contrario, il rinnovo contrattuale si limita a prevedere l’efficacia retroattiva di alcune disposizioni bisogna inevitabilmente applicarle anche a coloro che sono cessati dal servizio.
L’interpretazione corretta, secondo la Suprema Corte, dipende da tutte gli elementi del rinnovo contrattuale affinché sia dato valore alle intenzioni dei sindacati. Non essendoci però leggi che obbligano alla parità di trattamento sugli incrementi, a cui i dipendenti peraltro acconsentono con la delega alle parti sociali, può essere previsto il contrario. Di norma, comunque, gli aumenti sono riconosciuti ai pensionati con lo stesso sistema previsto per gli arretrati del personale.
Gli arretrati del rinnovo Funzioni Centrali per chi è andato in pensione
Prendendo come esempio il rinnovo di contratto delle Funzioni centrali, quello che al momento interessa maggiormente dal punto di vista degli arretrati, vengono previsti esplicitamente i diritti del personale andato in pensione. Nel dettaglio, i lavoratori cessati dal servizio con diritto alla pensione nel triennio 2022-2024 hanno diritto ai benefici economici dovuti all’aumento degli stipendi tabellari. Si considerano soltanto gli aumenti maturati alla data di cessazione del rapporto di lavoro per i seguenti trattamenti:
- Trattamento di fine servizio;
- indennità di buonuscita;
- indennità di anzianità;
- indennità sostitutiva del preavviso;
- indennità ai superstiti in caso di morte.
Per queste indennità, quindi, contano esclusivamente gli importi aggiuntivi sulle mensilità dall’entrata in vigore del nuovo contratto 1° gennaio 2022 fino al termine del rapporto di lavoro.
Per gli arretrati relativi al calcolo pensionistico, invece, si considerano gli incrementi stipendiali senza differenza rispetto ai dipendenti in servizio. Ciò significa che in seguito al ricalcolo sarà possibile percepire gli arretrati maturati a partire dal 1° gennaio 2024, visto che il periodo precedente è stato compensato dall’indennità di vacanza contrattuale.
Quest’ultima potrebbe persino superare gli arretrati maturati, venendo quindi sottratta nell’eccedenza dagli importi maggiorati da percepire. Di conseguenza, non tutti i pensionati del 2024 riceveranno pari arretrati, a seconda degli acconti percepiti eventualmente da sottrarre. In linea generale, l’anticipo contrattuale dovrebbe pareggiare con gli arretrati per chi è andato in pensione a settembre 2024, con arretrati spettanti a chi si è pensionato negli ultimi 3 mesi del triennio.
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