Pensioni più basse dal 2019: ecco perché

Francesco Oliva

10/06/2018

10/06/2018 - 10:01

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Perché le pensioni saranno più basse dal 2019?

Pensioni più basse dal 2019: ecco perché

Con il D.M. del Ministero del Lavoro, di concerto con il Ministero dell’Economia, sono stati pubblicati i nuovi coefficienti di trasformazione da applicare per il calcolo delle pensioni relative al prossimo biennio 2019 e 2020.

In particolare, tali coefficienti si sono rivelati più bassi di quelli in vigore nel triennio precedente. Di conseguenza, ciò determinerà delle pensioni più basse per i pensionati.

L’abbassamento dei coefficienti utili per il calcolo delle pensioni determinerà una sorta di effetto di compensazione tra:

  • l’incremento dei requisiti anagrafici per andare in pensione;
  • aumento della speranza di vita;
  • il maggior periodo di lavoro.

I primi due fattori di cui sopra, evidentemente, determineranno - insieme alla riduzione dei coefficienti - degli importi più bassi per le future pensioni. Tuttavia, tale riduzione verrà limitatamente compensata dal terzo fattore, ovvero il fatto che il montante previdenziale sarà leggermente più alto, proprio per effetto del maggior periodo di lavoro.

Pensioni più basse dal 2019, ecco i nuovi coefficienti di calcolo:

Età Divisori Valori
57 23,812 4,200%
58 23,236 4,304%
59 22,654 4,414%
60 22,067 4,532%
61 21,475 4,657%
62 20,878 4,790%
63 20,276 4,932%
64 19,672 5,083%
65 19,064 5,245%
66 18,455 5,419%
67 17,844 5,604%
68 17,231 5,804%
69 16,609 6,021%
70 15,982 6,257%
71 15,353 6,513%

Da notare, ma probabilmente non farà piacere ai futuri pensionati, l’inserimento in tabella del rigo relativo al 71° anno di età...

Pensioni più basse e proposte politiche in campo. L’ipotesi quota 100

Le attuali politiche in campo di riforma delle pensioni devono quindi scontrarsi con la dura realtà dei numeri.

Con la riforma delle pensioni targata Lega-M5S i lavoratori italiani, per esempio, possono sperare di andare in pensione con circa 3 anni di anticipo rispetto ad oggi, ma allo stesso tempo c’è il rischio che l’assegno previdenziale subisca un’ulteriore penalizzazione.

Come noto, infatti, nel contratto di Governo M5S Lega si parla dell’introduzione di una Quota 100, lo strumento che consentirà ai lavoratori di andare in pensione una volta che la somma dell’età anagrafica e dell’anzianità contributiva dà come risultato 100.

Tuttavia, come spiegato da Alberto Brambilla (Lega) per usufruire della Quota 100 occorrerà possedere i seguenti requisiti:

  • avere un minimo di 64 anni (quindi con 36 anni di contributi);
  • e non più di 3 anni di contribuzione figurativa.

Secondo le stime del Governo questa misura costerà circa 5 miliardi l’anno; un esborso non elevato anche perché l’intenzione è quella di prevedere una penalizzazione per coloro che accedono alla Quota 100, alla pari di quanto avviene con l’Opzione Donna (che potrebbe essere prorogata per il 2018).

L’obiettivo finale è di ricalcolare con il sistema contributivo l’assegno previdenziale di coloro che smettono di lavorare in anticipo utilizzando i vantaggi della Quota 100, utilizzando i coefficienti di trasformazione previsti per i 64 anni.

In questo modo il lavoratore potrà andare in pensione in anticipo, subendo però una penalizzazione sull’importo della pensione: come noto, infatti, il metodo retributivo - che si applica per i contributi versati prima del 1995 - è più conveniente rispetto a quello contributivo.

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