Pensioni parlamentari: perché ricevono contributi per due lavori facendone solo uno

Simone Micocci

29/06/2018

29/06/2018 - 12:06

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Tito Boeri, presidente dell’INPS, chiede la cancellazione dei contributi figurativi dei parlamentari; in questo modo ci sarebbe un risparmio di 150 milioni di euro l’anno.

Il taglio dei vitalizi è solo il primo passo per eliminare i privilegi riconosciuti agli ex parlamentari; ne è convinto il presidente dell’INPS Tito Boeri il quale spera che in futuro si decida di eliminare anche i contributi figurativi riconosciuti a circa 1.300 tra ex deputati e senatori.

Boeri ritiene che il taglio dei vitalizi deciso dal Presidente della Camera Roberto Fico - sul quale al momento la Presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati frena - non è un solo “provvedimento simbolico” poiché da una prima analisi sembra che l’intervento riguarderà anche i vitalizi al di sotto della soglia dei 5.000€.

Tagliando i vitalizi, secondo le previsioni del Presidente della Camera ci sarebbe un risparmio annuo di 40 milioni di euro; maggiori risorse, però, potrebbero essere recuperate eliminando i contributi figurativi riconosciuti ad oltre 1.300 parlamentari che oggi costano all’INPS 150 milioni di euro l’anno.

Lo sostiene il presidente dell’INPS Tito Boeri il quale ha fatto appello al nuovo Governo affinché metta un freno a questo beneficio.

Ma cosa sono i contributi figurativi riconosciuti agli ex parlamentari e perché si può parlare di “beneficio”? Scopriamolo.

Cosa sono i contributi figurativi degli ex parlamentari

Come prima cosa dobbiamo fare chiarezza sul significato di oneri figurativi per gli ex parlamentari. Per capirlo, dobbiamo partire da quanto previsto dall’articolo 38 - comma I - della legge 488/1999 che recita:

“I lavoratori dipendenti dei settori pubblico e privato, eletti membri del Parlamento nazionale, del Parlamento europeo o di assemblea regionale ovvero nominati a ricoprire funzioni pubbliche, che in ragione dell’elezione o della nomina maturino il diritto ad un vitalizio o ad un incremento della pensione loro spettante, sono tenuti a corrispondere l’equivalente dei contributi pensionistici, nella misura prevista dalla legislazione vigente, per la quota a carico del lavoratore, relativamente al periodo di aspettativa non retribuita loro concessa per lo svolgimento del mandato elettivo o della funzione pubblica”.

In poche parole spetta all’INPS versare i contributi datoriali spettanti agli ex parlamentari che nel periodo in cui ricoprivano la carica elettiva erano in aspettativa dal lavoro.

Il problema è che in alcuni casi si parla di stipendi molto alti, poiché ci sono ex deputati e senatori che prima di essere eletti ricoprivano ruoli dirigenziali percependo stipendi pari anche a 100mila euro.

All’INPS, in termini di contributi figurativi, spetta il pagamento di circa il 24% di queste retribuzioni che - sommati per 5 anni - fa sì che si raggiunga una somma piuttosto rilevante.

Perché i contributi figurativi devono essere eliminati

Come confermato da Boeri, i parlamentari sono gli unici a beneficiare di questo trattamento di favore. In realtà, questo non riguarda solamente gli eletti al Parlamento nazionale, ma anche quelli nel Parlamento europeo nonché gli eletti alle assemblee regionali.

Un taglio ai benefici dei parlamentari, quindi, dovrebbe includere anche la cancellazione di questa agevolazione poiché l’INPS non può sostenere i costi previsti per l’accredito dei contributi figurativi per una spesa annua di 150 milioni di euro.

Per capire meglio come funziona questo beneficio, riproponiamo un recente servizio realizzato dal programma Di Martedì, che racconta la storia di un ex magistrato in aspettativa per ben quattro legislature (due alla Camera e due al Senato) che grazie al versamento da parte dello Stato dei contributi figurativi oggi riceve ben due assegni previdenziali: il vitalizio da parlamentare e la pensione da magistrato.

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