Pensioni, la Lega ufficializza gli aumenti (ma dimentica i tagli)

Simone Micocci

22/02/2023

22/02/2023 - 17:56

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Pensioni, l’aumento di marzo è ufficiale: lo conferma anche la Lega con un comunicato sul quale è bene fare chiarezza.

Pensioni, la Lega ufficializza gli aumenti (ma dimentica i tagli)

A marzo è in arrivo un nuovo aumento delle pensioni che riguarderà tutti gli “esclusi” dalla rivalutazione d’inizio anno, ossia coloro che hanno un assegno d’importo lordo superiore a circa 2.100 euro.

Anche se la rivalutazione è un’operazione che viene effettuata ogni anno, questa volta gli aumenti riconosciuti saranno molto più tangibili. Il merito non è però del governo Meloni, come una parte della maggioranza vorrebbe far credere, bensì dell’inflazione senza precedenti registrata nel 2022.

Tuttavia, c’è un comunicato della Lega di queste ore con cui il Carroccio sembra quasi volersi prendere i meriti degli aumenti delle pensioni, rivendicando una rottura rispetto al passato. Come vedremo meglio di seguito, però, in realtà il governo Meloni - così come tanti suoi predecessori - ha modificato la rivalutazione rendendola meno conveniente per alcuni pensionati, così da fare cassa e recuperare risorse da destinare ad altre misure. Quindi, non è merito del governo di Centrodestra se le pensioni aumentano a marzo, così com’è stato a gennaio, mentre è per sua precisa intenzione che su quelli che dovevano essere gli incrementi effettivamente spettanti sono stati effettuati dei tagli.

Aumenti pensioni, il comunicato della Lega

A milioni di pensionati oggi stanno arrivando le comunicazioni con il calcolo delle pensioni che saranno pagate a marzo”. Inizia così l’annuncio con cui la Lega ufficializza l’aumento delle pensioni atteso il mese prossimo, come tra l’altro era già stato comunicato dall’Inps nei giorni scorsi.

Un aumento che riguarderà solamente i pensionati con assegno d’importo superiore a 2.101,52 euro (lordi), in quanto chi prende meno ha potuto beneficiare della rivalutazione già nel gennaio scorso.

La rivalutazione di marzo 2023 riguarda quindi solamente quei pensionati sui quali è intervenuta la legge di Bilancio 2023 rivedendo le percentuali di rivalutazione; d’altronde, come spiega la Lega, “le pensioni più alte in valore assoluto saranno rivalutate un po’ di meno in termini percentuali mentre le minime cresceranno di più, però per tutti ci sarà un aumento”.

Va detto che nel comunicato del Carroccio viene chiarito subito che l’aumento “non è un regalo” in quanto “il costo della vita è aumentato”; tuttavia, leggendo tra le righe, sembra come che si voglia far passare il messaggio per cui la rivalutazione è merito della maggioranza di Centrodestra (Lega soprattutto):

“È un segno di attenzione fortemente voluto dal governo e dalla Lega per una categoria che in passato è stata sempre usata per fare cassa, vedi la legge Fornero che prevedeva il blocco totale della rivalutazione per tutti”.

E conclude: “speriamo che questo aumento risulti gradito ai pensionati Italiani a cui la Lega conferma il massimo impegno per tutelare il potere d’acquisto a partire dai più svantaggiati”.

Un fact checking è però necessario, in quanto è bene chiarire quanto veramente successo e qual è il ruolo del governo Meloni nell’aumento delle pensioni atteso a marzo.

Rivalutazione e aumenti pensioni, qual è il ruolo del governo?

La rivalutazione è un meccanismo previsto dalla legge con lo scopo di salvaguardare il potere d’acquisto delle pensioni con il passare degli anni, non rendendolo suscettibile agli incrementi del costo della vita.

Tuttavia, negli ultimi anni la rivalutazione ha portato aumenti quasi irrisori, al massimo di poche decine di euro in più ogni mese: ma d’altronde l’inflazione è stata quasi inesistente e le due cose come appena visto vanno di pari passo.

Nel 2022 però è stata registrata un’inflazione molto alta: un valore medio dell’8,1%, ma quello provvisorio utilizzato dall’Inps per la rivalutazione 2023 è del 7,3% (il conguaglio, con la differenza dello 0,8% è atteso a gennaio 2024). Ciò detto, è ovvio che anche l’aumento delle pensioni di quest’anno sarà di egual misura.

Sarebbe successo con qualsiasi maggioranza al governo, indipendentemente dal colore politico. Quel che non possiamo sapere, però, è se un’altra maggioranza avrebbe deciso di fare cassa sulle pensioni più alte come fatto dal governo Meloni.

Perché è vero che la legge Fornero ha bloccato la rivalutazione per qualche anno (ma quello era il periodo di crisi economica dove rischiava di non esserci sufficiente liquidità per pagare gli assegni) ma allo stesso tempo va detto che il meccanismo originario sul quale è intervenuta la legge di Bilancio 2023 era molto più vantaggioso rispetto a quello adottato dal governo Meloni.

La regola generale, infatti, vuole che le pensioni d’importo superiore a 4 volte il trattamento minimo, quindi 2.101,52 euro quest’anno, vengano rivalutate al 100% del tasso; tra le 4 e le 5 volte (2.626,90 euro) al 90% e sopra le 5 volte al 75%.

Un sistema che poche volte è stato effettivamente utilizzato per la rivalutazione (l’ultima è stata nel 2022), in quanto i vari governi sono intervenuti per modificarlo e renderlo meno conveniente per i redditi più alti, così da recuperare risorse per altre misure. Anche il governo Meloni lo ha fatto, e prima di questo anche il governo Lega-M5s che ha approfittato dei tagli alla rivalutazione per recuperare risorse da destinare a Quota 100.

Nel dettaglio, la rivalutazione 2023 terrà conto delle seguenti percentuali:

  • tra 2.101,53 e 2.626,90 euro: 85% del tasso;
  • tra 2.626,91 e 3.152,28 euro: 53% del tasso;
  • tra 3.152,29 e 4.203,04 euro: 47% del tasso;
  • tra 4.203,05 e 5.253,80 euro: 37% del tasso;
  • sopra i 5.253,81 euro: 32% del tasso.

Tagli considerevoli e non “un po’ meno” come si legge nel comunicato della Lega; basti pensare che sopra i 5.253,81 euro la rivalutazione è al 32%, con un taglio del 43% rispetto a quanto previsto dall’ordinamento prima della modifica apportata con l’ultima manovra.

Tra l’altro è proprio questo il motivo per cui gli aumenti sono slittati a marzo anziché a gennaio (ma comunque verranno riconosciuti gli arretrati), in quanto prima di procedere alla rivalutazione l’Inps voleva attendere la pubblicazione della legge di Bilancio 2023 e l’ufficializzazione delle nuove percentuali da utilizzare.

Diversamente, chi ha una pensione inferiore a 2.101,52 euro ha già ricevuto l’aumento nel mese di gennaio e a marzo - così come tutto il 2023 - continuerà a goderne.

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