Pensioni, i nuovi importi dopo i tagli e gli aumenti della legge di Bilancio 2024

Simone Micocci

18 Ottobre 2023 - 07:30

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Pensioni, la legge di Bilancio 2024 interviene anche sugli importi con tagli e aumenti. Ecco cosa cambia tra novembre 2023 e gennaio 2024.

Pensioni, i nuovi importi dopo i tagli e gli aumenti della legge di Bilancio 2024

La legge di Bilancio 2024 modifica anche gli importi delle pensioni intervenendo tanto sulle percentuali di rivalutazione, il meccanismo che viene adegua gli importi all’inflazione, quanto sulle pensioni minime. E sempre la manovra anticipa a novembre (anche se in realtà i tempi sembrano essere piuttosto ristretti) il conguaglio della rivalutazione dello scorso anno, assicurando ai pensionati l’arrivo di aumenti e arretrati con leggero anticipo rispetto al programma.

Tuttavia, fino a quando il testo definitivo della manovra non sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale non possiamo indicare con precisione come cambiano gli importi delle pensioni, anche perché dalle parole di Giorgia Meloni in conferenza stampa sembra siano state riviste le percentuali di rivalutazione rispetto a quelle introdotte dalla scorsa legge di Bilancio.

Possiamo comunque soffermarci su quali sono gli interventi che incidono sull’importo delle pensioni, provando a farci un’idea di quelle che potrebbero essere le cifre della manovra.

Conguaglio rivalutazione anticipato a novembre (per adesso)

Nella bozza del testo della legge di Bilancio 2023 si legge che il conguaglio della rivalutazione viene anticipato a novembre di quest’anno (mentre da programma era fissato a gennaio 2024).

Si tratta di quell’operazione con cui viene riconosciuta sulle pensioni la differenza tra il tasso di rivalutazione provvisorio utilizzato a gennaio scorso per adeguare gli importi al costo della vita, pari al 7,3%, e quello definitivo dell’8,1% accertato dall’Istat in un secondo momento. Una differenza dello 0,8% che verrà applicata per intero solamente nei confronti di coloro che hanno un assegno pari o inferiore a 4 volte il trattamento minimo. Sopra questa soglia si applicano le percentuali ridotte come introdotte dalla scorsa manovra, pari quindi a:

  • tra 2.101,53 e 2.626,90 euro (tra le 4 e le 5 volte il trattamento minimo): 85% del tasso, quindi l’aumento sarà dello 0,68%;
  • tra 2.626,91 e 3.152,28 euro (tra le 5 e le 6 volte il trattamento minimo): 53% del tasso, quindi dello 0,424%;
  • tra 3.152,29 e 4.203,04 euro (tra le 6 e le 8 volte il trattamento minimo): 47% del tasso, quindi 0,376%;
  • tra 4.203,05 e 5.253,80 euro (tra le 8 e le 10 volte il trattamento minimo): 37% del tasso, quindi 0,296%;
  • sopra i 5.253,81 euro (sopra le 10 volte il trattamento minimo): 32% del tasso, che quindi scende allo 0,256%.

In sede di conguaglio, quindi, viene non solo adeguata la pensione al nuovo tasso di rivalutazione ma ne vengono riconosciuti anche gli arretrati per le 10 mensilità precedenti. Gli importi, sia dell’aumento mensile che degli arretrati, sono sintetizzati dalla seguente tabella.

Pensione lorda mensile dicembre 2022 Pensione lorda mensile gennaio 2023 Pensione lorda mensile novembre 2023 Aumento tra ottobre e novembre 2023 Arretrati lordi (10 mensilità)
1.000€ 1.073€ 1.081€ 8€ 80€
1.500€ 1.609€ 1.621€ 12€ 120€
2.000€ 2.146€ 2.162€ 16€ 160€
2.500€ 2.655€ 2.672€ 17€ 170€
3.000€ 3.116€ 3.128€ 12€ 120€
3.500€ 3.620€ 3.633€ 13€ 130€
4.000€ 4.137€ 4.152€ 15€ 150€
4.500€ 4.621€ 4.634€ 13€ 130€
5.000€ 5.135€ 5.149€ 14€ 140€

Va detto che nutriamo qualche dubbio rispetto alla possibilità che effettivamente l’Inps abbia il tempo sufficiente per anticipare il conguaglio a novembre: d’altronde la legge di Bilancio non è stata ancora pubblicata in Gazzetta Ufficiale. Non è da escludere quindi che il conguaglio possa essere sì anticipato, ma solo a dicembre.

Rivalutazione di gennaio 2024

Come visto sopra, la legge di Bilancio 2023 ha rivisto le percentuali di rivalutazione fissando un incremento pieno solo per gli assegni che non superano le 4 volte il trattamento minimo, scendendo poi all’85% per quelli che hanno un importo compreso tra le 4 e le 5 volte, fino ad arrivare al 32% sopra le 10 volte il trattamento minimo.

Un meccanismo che di fatto ha tagliato gli importi, poiché con il meccanismo di rivalutazione ordinario (100% entro le 4 volte il trattamento minimo, 90% tra le 4 e le 5 volte e il 75% sopra le 5 volte) sarebbe spettato molto di più.

Il meccanismo in vigore nel 2023 era già confermato anche per la rivalutazione in programma a gennaio 2024, ma in conferenza stampa Giorgia Meloni sembra averne anticipato alcune modifiche.

La prima è una buona notizia: per le pensioni tra le 4 e le 5 volte il trattamento minimo la rivalutazione dovrebbe essere non più dell’85% ma del 90%. Sopra le 5 volte, però, le percentuali potrebbero essere riviste in negativo: ad esempio, l’ultima fascia - quella che supera le 10 volte il trattamento minimo - potrebbe passare dal 32% al 18%.

Dobbiamo però attendere l’ufficialità delle nuove percentuali di rivalutazione per poter fare una stima di come aumenteranno le pensioni, a fronte di un tasso che secondo le previsioni contenute nella Nota di aggiornamento al Def dovrebbe essere del 5,4%.

Sappiamo quindi che certamente una pensione di 1.000 euro dovrebbe godere di un incremento di 54 euro, mentre una di 2.000 euro di 108 euro. Sopra le 2.250 euro (circa), invece, la rivalutazione inizierà a essere ridotta.

Pensioni minime

Con una rivalutazione al 5,4% la pensione minima dovrebbe arrivare a circa 600 euro. C’è però da considerare anche la rivalutazione straordinaria riconosciuta dalla scorsa legge di Bilancio sulla quale, come annunciato da Meloni in conferenza stampa, non dovrebbero esserci cambiamenti.

Dovrebbe restare quindi una rivalutazione del 2,7% per gli under 75, con la pensione minima che quindi arriverà a circa 615 euro, mentre per gli over 75 il governo sembra aver confermato quella del 6,4% con l’importo che in tal caso salirebbe a circa 637 euro.

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