Pensioni, cattive notizie: non è in arrivo un nuovo aumento per l’inflazione

Simone Micocci

30 Gennaio 2024 - 09:14

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Pensioni, smentite le anticipazioni: non ci sarà un conguaglio per la rivalutazione effettuata quest’anno. Ma nuovi aumenti sono comunque in programma.

Pensioni, cattive notizie: non è in arrivo un nuovo aumento per l’inflazione

Differentemente da quelle che erano state le anticipazioni, non ci sarà un aumento straordinario delle pensioni per effetto della rivalutazione 2023.

Qualche giorno fa l’Istat ha ufficializzato un’inflazione del 5,7% registrata per lo scorso anno: ciò ha fatto pensare che anche il tasso di rivalutazione utilizzato per le pensioni sarebbe stato aggiornato, passando dal 5,4% al 5,7% appunto.

Così come successo alla fine dello scorso anno, quindi, sulle pensioni ci sarebbe stato un conguaglio con il ricalcolo della rivalutazione e il riconoscimento delle mensilità arretrate, applicando la differenza dello 0,3% dalla quale ne sarebbero derivati dei piccoli aumenti.

Tuttavia, non sarà così: non bisogna infatti confondere il tasso di inflazione accertato dall’Istat con quello preso in considerazione per l’adeguamento delle pensioni. Come vedremo di seguito, infatti, nel secondo caso la previsione Istat si è rivelata azzeccata.

Pensioni, nessun aumento straordinario per il 2024

Come anticipato, a inizio anno le pensioni sono state rivalutate sulla base di una percentuale del 5,4%, ridotta per coloro che hanno un importo superiore a 4 volte il trattamento minimo.

Come più volte spiegato, però, il tasso era solamente provvisorio in quanto calcolato sulla stima dell’Istat per gli ultimi 3 mesi dell’anno. Per quello definitivo, quindi, bisognava attendere il comunicato Istat con i dati finali accertati per il 2023, arrivato puntuale la scorsa settimana.

Qui l’Inps ha spiegato che in media, nel 2023 i prezzi al consumo hanno registrato una crescita del 5,7%: ma attenzione, non è questa l’informazione che ci interessa per la rivalutazione delle pensioni (nonché di altre prestazioni come l’Assegno unico universale e le indennità di disoccupazione). In tal caso, infatti, si prende la variazione media annua del Foi al netto però dei tabacchi, che nel 2023 è stata pari al 5,4%. Viene quindi confermata la previsione dell’Istat, il che significa che non sono previste altre variazioni per le pensioni, almeno per quanto riguarda la rivalutazione di quest’anno.

Pensioni, i prossimi aumenti confermati

Ci sono però degli aumenti confermati per le pensioni. Il primo è in programma ad aprile 2024 quando, come confermato dall’Inps, sul cedolino verrà applicata la nuova Irpef come riformata dalla legge di Bilancio dello scorso anno, quando si è passati a 3 aliquote con la riduzione dal 25% al 23% per quella applicata nella fascia compresa tra 15 mila e 28 mila euro.

Una novità che nella migliore delle ipotesi comporterà un aumento di 20 euro netti al mese sulla pensione (qui la tabella con tutte le cifre). Nonostante sarà applicata solamente nel cedolino di aprile, decorre comunque da gennaio: il che significa che in sede di primo pagamento ci sarà anche un conguaglio con il quale spetterà quanto non riconosciuto nei primi mesi dell’anno. Nella migliore delle ipotesi tra la pensione di marzo e quella di aprile ci sarà così un incremento di 80 euro.

Non bisogna poi dimenticare che nonostante non ci sarà il conguaglio della rivalutazione per l’anno 2023 è comunque in programma, all’inizio del prossimo anno, l’aumento per quella riferita al 2024. Nonostante l’inflazione stia rallentando, infatti, si prevede ancora una percentuale intorno al 2%, o appena superiore, garantendo così ai pensionati un ulteriore aumento per l’adeguamento al costo della vita.

Infine, un altro aumento dovrebbe essere in arrivo, sempre nel 2025. Il governo, infatti, sta lavorando in direzione di una nuova riforma Irpef, passando da 3 a 2 aliquote. Tuttavia, è ancora presto per fare una stima di quanto potrebbero aumentare gli assegni grazie a questa nuova revisione delle regole fiscali, ma sembra che a beneficiarne sarà perlopiù la fascia media, ossia coloro che prendono una pensione superiore a 28 mila euro.

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