Pensioni: quali agevolazioni per chi fa lavori gravosi?

Antonio Cosenza

21 Settembre 2019 - 12:44

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Coloro che negli ultimi anni hanno svolto un lavoro gravoso dispongono di una strada più breve per l’accesso alla pensione. Vediamo quando e come tutto ciò è possibile.

Pensioni: quali agevolazioni per chi fa lavori gravosi?

Andare in pensione è più semplice e veloce per coloro che negli ultimi anni hanno svolto lavori gravosi. Vista la specificità di alcune professioni, che sono particolarmente gravose per coloro che le svolgono, infatti, il nostro ordinamento riconosce alcune importanti agevolazioni utili sul fronte previdenziale.

Così come per chi assiste un familiare disabile grave, anche per gli addetti ai lavori gravosi esistono delle strade agevolate per l’accesso alla pensione: le vedremo in questa guida dedicata, nella quale bisogna fare prima chiarezza su quali sono e su cosa si intende per “lavori gravosi”.

Quali sono le condizioni per accedere a queste agevolazioni? Quando si parla di lavori gravosi? Partiamo dal rispondere a queste domande, così da capire quando si può andare prima in pensione e con quali opzioni tutto ciò è possibile.

Pensioni anticipate: quali sono i lavori gravosi?

Capire quali sono i lavori gravosi è molto semplice: esiste infatti un elenco a cui fare riferimento. Questo è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n°47 del 26 febbraio 2018, dove è presente l’Allegato A del Decreto del Ministero del Lavoro del 5 febbraio nel quale figura l’elenco completo dei lavori gravosi ai quali si applicano le agevolazioni sulle pensioni di cui vi parleremo di seguito.

Nel dettaglio, le quindici professioni riconosciute come gravose, aggiornate al 2018, sono le seguenti:

  • gli operai dell’industria estrattiva, dell’edilizia e della manutenzione degli edifici;
  • i conduttori di gru o di macchinari per la perforazione nelle costruzioni;
  • i conciatori di pelle o pellicce;
  • i conduttori di convogli ferroviari o personale viaggiante;
  • i conduttori di mezzi pesanti e camion;
  • il personale delle professioni sanitarie infermieristiche ed ostetriche ospedaliere con lavoro organizzato in turni;
  • gli addetti all’assistenza personale di persone in condizioni di non autosufficienza;
  • gli insegnanti dell’infanzia ed educatori degli asili nido
  • i facchini, addetti allo spostamento merci e assimilati;
  • il personale non qualificato addetto ai servizi di pulizia di uffici ed esercizi commerciali;
  • gli operatori ecologici e altri raccoglitori e separatori di rifiuti;
  • gli operai nell’agricoltura, zootecnica e pesca;
  • i pescatori della pesca costiera, in acque interne, in alto mare, dipendenti o soci di cooperative;
  • i siderurgici di prima e seconda fusione e lavoratori del vetro addetti a lavori ad alte temperature non già ricompresi tra i lavori usuranti di cui al D.Lgs. n. 67/2011;
  • i marittimi imbarcanti a bordo e personale viaggiante dei trasporti marini ed acque interne.

Per coloro che hanno svolto uno dei suddetti lavori, per un certo numero di anni (ne parleremo di seguito), quindi, vi è un percorso agevolato per l’accesso alla pensione: vediamo quali sono le opzioni con cui ciò è possibile.

Lavori gravosi: come andare in pensione?

Per i lavori gravosi ci sono tre diverse strade per il pensionamento anticipato: Quota 41, Ape Sociale e pensione di vecchiaia anticipata.

Partiamo con la prima misura, riservata ai gravosi che allo stesso tempo rientrano anche nella categoria dei lavoratori precoci, ossia coloro che prima del compimento del 19° anno di età hanno maturato 12 mesi di contribuzione.

Con Quota 41 è possibile anticipare l’accesso alla pensione di diversi anni: per smettere di lavorare, infatti, bisogna aver maturato 41 anni di contribuzione, indipendentemente dall’età anagrafica.

Ma per quanto tempo bisogna aver svolto il lavoro gravoso per poter accedere a questa forma di pensionamento anticipato?

Ci sono due possibilità:

  • il lavoro gravoso è svolto per almeno 7 anni negli ultimi 10 anni;
  • il lavoro gravoso è svolto per almeno 6 anni negli ultimi 7 anni.

La seconda opzione è quella rappresentata dall’Ape Sociale, lo strumento introdotto dal Governo di centrosinistra per dare una maggiore flessibilità per l’accesso alla pensione ad alcune categorie di lavoratori, tra cui appunto figurano i gravosi.

Questa misura consente di smettere di lavorare all’età di 63 anni percependo negli anni che mancano al raggiungimento dell’età pensionabile (67 anni) un prestito pensionistico erogato da un istituto finanziario e poi rimborsato interamente dallo Stato.

Oltre all’età anagrafica c’è un altro requisito, di tipo contributivo da soddisfare:

  • 36 anni di contribuzione che possono scendere di 12 mesi per le donne, per ogni figlio, fino ad un massimo di 2 anni.

Anche in questo caso per essere riconosciuti come gravosi è necessario che la suddetta attività sia stata svolta per almeno sette anni negli ultimi dieci, o per almeno sei negli ultimi sette.

L’ultima strada è rappresentata dalla pensione di vecchiaia anticipata, ossia quell’opzione con cui non si applica l’’ultimo adeguamento con le aspettative di vita che ha portato l’età pensionabile a 67 anni. Per i lavoratori gravosi, infatti, l’accesso alla pensione di vecchiaia è ancora possibile all’età di 66 anni e 7 mesi, ma solo nel caso in cui il requisito contributivo sia pari a 30 anni.

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