Pensioni, addio riforma. Arriva Quota 43, la decisione che sconvolge i cittadini

Simone Micocci

10 Ottobre 2025 - 08:44

Riforma delle pensioni ai margini della legge di Bilancio. E si fa strada Quota 43.

Pensioni, addio riforma. Arriva Quota 43, la decisione che sconvolge i cittadini

Sono giorni di fermento per la legge di Bilancio 2026 con diverse certezze che si stanno ormai definendo: dalla riforma Irpef a quella delle pensioni, con un esito che tuttavia rischia di essere diverso. Se da una parte, infatti, non ci sono più dubbi ormai sul fatto che il governo rivedrà l’aliquota del secondo scaglione, con novità anche per la tassazione delle pensioni, dall’altro la riforma del sistema previdenziale che, almeno nelle intenzioni della Lega, avrebbe dovuto portare a una revisione delle regole imposte dalla Fornero, non si farà.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, insieme al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, appaiono infatti risoluti: la coperta è corta, ci sono appena 15 miliardi di euro da poter utilizzare. Non ci sono infatti possibilità di sforare il tetto del 3% del deficit, poiché solo in questo modo l’Italia può sperare di uscire anticipatamente dalla procedura d’infrazione avviata per il disavanzo eccessivo.

Che la riforma delle pensioni, con annesso addio alla legge Fornero, non fosse una priorità di questo governo lo avevamo anticipato fin dal suo insediamento, quando nonostante le pressioni di Lega e Forza Italia Giorgia Meloni non accennò minimamente né alla revisione delle regole di pensionamento né tantomeno all’aumento degli assegni a 1.000 euro.

Semmai la necessità di intervenire sulle pensioni è arrivata quasi inaspettata, perché molto probabilmente Meloni non credeva che proprio sotto il suo governo ci sarebbe stato l’aumento di 3 mesi per l’età pensionabile. Ed ecco quindi l’esigenza di bloccare perlomeno questo meccanismo, con tutte le difficoltà - economiche - del caso.

Nonostante l’urgenza, però, le ultime notizie ci dicono che la riforma non si farà. Non fa specie, infatti, che dal ministero del Lavoro, nel pacchetto di proposte inviato dal ministro Marina Elvira Calderone, figuri solamente la conferma delle misure di flessibilità oggi esistenti.

Nulla di nuovo o di eclatante: la riforma non s’ha da fare.

Legge di Bilancio 2026, le poche risorse a disposizione non sono per le pensioni

La legge di Bilancio 2026 nasce all’insegna della prudenza. La linea del governo Meloni è chiara: il 3% di deficit non si tocca. Dietro quel “numeretto”, come lo definiscono a Palazzo Chigi, si gioca la partita più importante della manovra, quella della credibilità finanziaria di fronte all’Unione europea e ai mercati.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ribadiscono in ogni riunione di maggioranza che mantenere i conti in ordine è una condizione imprescindibile per uscire anticipatamente dalla procedura d’infrazione per disavanzo eccessivo. È anche, nelle intenzioni della premier, una rivincita politica contro chi accusa la destra di “scassare” i conti pubblici, e uno scudo contro le turbolenze internazionali - dalle guerre ai dazi - che rischiano di rallentare la crescita già rivista al ribasso.

In questo scenario, la parola d’ordine è rigore. Le risorse a disposizione ammontano a circa 15 miliardi di euro, e il Tesoro non ha intenzione di sprecarle in interventi una tantum. Lo ha spiegato chiaramente Giorgetti in Parlamento: “Solo un uso accorto delle risorse disponibili può consentire di fronteggiare eventuali shock negativi e al contempo proseguire nell’attuazione degli obiettivi prioritari del programma di governo”. Tradotto: le priorità saranno salari, sanità e famiglia, non le pensioni.

Così la Lega, dopo aver rinunciato alla maxi-rottamazione delle cartelle, è costretta ad arretrare anche sul fronte previdenziale: non ci sarà alcuna riforma delle pensioni, né il blocco generalizzato dell’aumento dei requisiti per l’uscita dal lavoro. In sostanza, la flessibilità in uscita sarà la grande sacrificata della manovra 2026.

Pensioni, niente riforma. Ecco cosa ci sarà

Per quanto riguarda la riforma delle pensioni, quindi, nulla da fare. Non che in manovra non ci saranno misure in questo ambito, ma niente di così eclatante.

Nel dettaglio, la maggior parte delle risorse dovrebbe essere destinata al blocco dell’adeguamento dell’età pensionabile con le aspettative di vita. L’aumento di 3 mesi, che scatterà a gennaio 2027, dovrebbe essere congelato ma non per tutti: sarà infatti solo per chi nel frattempo ha compiuto 64 anni, escludendo di fatto buona parte - circa il 90% secondo gli ultimi dati - di coloro che accedono alla pensione anticipata.

Non solo, quindi, non ci sarà quella Quota 41 per tutti su cui la Lega punta da anni per superare la legge Fornero - neppure in forma “flessibile” come era emerso qualche settimana fa - ma si passerà persino a Quota 43. Per andare in pensione prima dei 64 anni, infatti, dal 2027 servirà aver raggiunto 43 anni e 1 mese di contributi per gli uomini, 42 anni e 1 mese per le donne.

Restano invece i 42 anni e 10 mesi, uno in meno per le donne, per coloro che hanno più di 64 anni, per quanto tuttavia si tratti della minoranza.

A fianco a questo dovrebbe trovare la conferma Quota 103 che di fatto, insieme all’Ape Sociale e all’Opzione Donna (misure che la stessa ministra Calderone ha chiesto di confermare), sarà l’unica alternativa alle regole imposte dalla legge Fornero.

Iscriviti a Money.it