Ecco l’elenco delle malattie che danno diritto a richiedere la pensione di invalidità (e quanto spetta).
Esistono malattie talmente gravi da compromettere - alcune volte temporaneamente altre in maniera permanente - la capacità lavorativa di una persona. In questi casi, oltre alle cure sanitarie, il nostro ordinamento riconosce anche un sostegno economico: si tratta della pensione di invalidità civile, una prestazione mensile che ha lo scopo di garantire un minimo di autonomia e dignità a chi non può più lavorare, o può farlo solo in misura ridotta, a causa della propria condizione di salute.
La pensione per invalidità civile non va confusa con la pensione di vecchiaia o con quella di inabilità previdenziale: è una misura assistenziale erogata dallo Stato, riconosciuta dall’Inps su richiesta dell’interessato e in seguito a un accertamento medico-legale. Pur non essendo una pensione contributiva, ne condivide alcune caratteristiche: viene infatti erogata per tredici mensilità all’anno, anche se non è prevista la quattordicesima.
Nel 2025 l’importo della pensione di invalidità ha raggiunto i 336 euro mensili, cifra che può salire fino a 740 euro in presenza di invalidità al 100% e altri requisiti reddituali. Ma non tutte le malattie danno diritto a questa pensione: è necessario che la patologia sia riconosciuta come invalidante e che il cittadino rispetti precisi limiti di reddito.
A tal proposito, in questa guida analizziamo quando è possibile ottenere la pensione di invalidità, quali sono le malattie croniche e degenerative più frequentemente riconosciute come invalidanti, come funziona il procedimento di accertamento dell’invalidità civile da parte delle commissioni Inps, e quali sono i benefici economici e sociali che derivano dal riconoscimento di una percentuale di invalidità superiore al 74%.
Cosa si intende per invalidità
Come anticipato, ci sono alcune patologie che possono, in base alla gravità con cui colpiscono, rendere una persona invalida. Si tratta delle cosiddette malattie invalidanti, riconosciute come tali dall’Inps. L’istituto, infatti, sulla base della normativa di riferimento, ha stilato una serie di linee guida a cui le commissioni devono attenersi nelle pratiche di riconoscimento dell’invalidità e dell’assegnazione della relativa percentuale.
Prima di scendere nel dettaglio su quali sono queste malattie, o patologie, invalidanti, è bene fare chiarezza sul significato di invalidità. La definizione esatta la troviamo all’interno della legge n. 118/1971, dove gli invalidi civili vengono definiti come quei cittadini “affetti da minorazione congenita o acquista” comprendenti di “esiti permanenti delle infermità fisiche o psichiche o sensoriali che comportano un danno funzionale permanente, anche a carattere progressivo, compresi gli irregolari psichici per oligofrenie di carattere organico o dismetabolico, insufficienze mentali derivanti da difetti sensoriali e funzionali che abbiano subito una riduzione permanente della capacità lavorativa non inferiore a un terzo, o se minori di anni 18, che abbiano difficoltà persistenti a svolgere i compiti e le funzioni proprie dell’età”.
Ricapitolando, l’invalidità è quella difficoltà a svolgere alcune funzioni tipiche della vita quotidiana, o a causa di una menomazione oppure per colpa di una patologia cronica invalidante. Vediamo, a tal proposito, quali sono queste patologie.
Invalidità civile
Per essere riconosciuto come invalido civile, il potenziale lavoratore (quindi la persona di età compresa tra i 18 e i 67 anni) deve avere la normale capacità lavorativa compromessa. Chi invece ha meno di 18 anni, o più di 67 anni, per essere riconosciuto come tale deve dimostrare di essere incapace di svolgere le attività tipiche della sua età.
Come anticipato, a seconda della gravità del deficit fisico o psichico l’invalidità viene riconosciuta in una determinata percentuale: solo se superiore al 74% dà diritto alla pensione di invalidità, mentre se pari al 100% verrà riconosciuta la pensione di inabilità. Per le percentuali inferiori (ad esempio 34%, 46%, 50% e 67%) spettano alcune agevolazioni, ma non è possibile richiedere la pensione mensile corrisposta dallo Stato.
Come accertare l’invalidità
Ad accertare che effettivamente il richiedente sia affetto da una patologia cronica e allo stesso tempo che questa sia causa di invalidità è un’apposita commissione. Nel momento in cui la malattia - o le malattie - viene riconosciuta come invalidante, quindi, il richiedente sarà considerato un invalido civile e meritevole della pensione d’invalidità.
L’invalidità può essere sia fisica che psichica, l’importante è che colui che è affetto dalla malattia abbia difficoltà nello svolgere le funzioni tipiche della vita quotidiana a causa di quest’ultima.
Quali malattie croniche comportano l’invalidità
L’Inps mette a disposizione delle apposite commissioni un documento contenente le linee guida per l’accertamento degli stati invalidanti.
Nel dettaglio, la nuova tabella fa riferimento, tenendo conto anche dei criteri della normativa vigente, all’incidenza di tali infermità sulla capacità lavorativa, esprimendo così il pregiudizio percentuale che su di essa comporta ciascuna menomazione.
In tal modo, non solo è semplice accertare o meno uno stato invalidante, ma anche valutarne la percentuale che, come visto sopra, è fondamentale per capire quali agevolazioni e tutele spettano all’invalido.
Nel documento che potete scaricare di seguito, quindi, trovate l’elenco dettagliato su quali sono le patologie invalidanti riconosciute dal nostro ordinamento e qual è la percentuale d’invalidità assegnata in base alla gravità della stessa.
Volendole riassumere, e semplificare, potremmo dire che le malattie più diffuse tra quelle invalidanti sono quelle indicate nella seguente tabella.
Apparato | Patologia |
---|---|
Cardiocircolatorio | aritmie, coronopatie, disfunzioni cardiache |
Respiratorio | broncopneumopatie, interstiziopatie, trapianti di polmoni |
Digerente | stenosi, cirrosi, trapianti, infiammazioni intestinali croniche |
Urinario | insufficienza renale cronica, trapianti di reni |
Endocrino | diabete mellito, insufficienza corticosurrenale, acromegalie, sindrome di Cushing |
Osteoarticolare | amputazioni complete o parziali, perdita delle mani |
Neurologico | sclerosi multipla, morbo di Alzheimer, morbo di Parkinson, epilessia, emiplegia, o comunque malattie psichice come disturbo amnesico, schizofrenia, depressione, ritardi mentali, disturbi del comportamento |
Uditivo | completa o parziale sordità |
Visivo | ipovisione, cecità parziale o completa |
Ci sono poi altre patologie che possono portare al riconoscimento di una percentuale d’invalidità. Ad esempio la sindrome di Down, come pure la sindrome di Patau. Quindi tutte quelle malattie congenite, ematologiche, neoplastiche e reumatiche rare che possono colpire l’individuo, come anche la sindrome di Edwards, la fibrosi cistica, l’Aids, la talassemia, l’artrite reumatoide.
Inoltre, anche le patologie di tipo oncologico portano al riconoscimento di uno stato d’invalidità. Nel dettaglio, sono tre le percentuali d’invalidità civile solitamente attribuite ai pazienti oncologici. Si va dall’11% per i casi meno gravi, ossia quando la prognosi è favorevole e vi è una modesta compromissione funzionale. Quando invece la prognosi è favorevole, ma vi è una grave compromissione funzionale, la percentuale d’invalidità riconosciuta è del 70%. Vi è invece un’invalidità al 100% quando la prognosi è infausta e probabilmente sfavorevole, anche in caso di asportazione totale del tumore.
La pensione di invalidità civile
Fatta chiarezza sui due concetti chiave, invalidità e patologie invalidanti, possiamo guardare allo strumento di sostegno che la normativa riconosce alle persone che si trovano in questa delicata posizione.
Come anticipato, laddove la percentuale di invalidità accertata dalla commissione Inps sia almeno del 74%, la persona (di età compresa tra i 18 e i 66 anni) può fare domanda di pensione di invalidità che nel 2025 ha raggiunto un importo di 336 euro per tredici mensilità.
Bisogna però soddisfare anche un requisito di tipo economico, in quanto:
- per chi ha un’invalidità compresa tra il 74% e il 99% il reddito personale non deve superare i 5.771,35 euro;
- nel caso di invalidità al 100%, invece, la soglia da non superare è pari a 19.772,50 euro.
Va detto poi che nel caso di invalidità al 100% è possibile beneficiare del cosiddetto incremento al milione, fin dall’età di 18 anni: per merito di un aumento di circa 400 euro, la pensione percepita aumenta così a 735 euro mensili.
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