Pensione, come e quando ci va chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996

Simone Micocci

16 Settembre 2023 - 08:50

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Come va in pensione un contributivo puro, ossia chi ha un’anzianità assicurativa successiva al 1 gennaio 1996? Ecco le misure attualmente in vigore.

Pensione, come e quando ci va chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996

Chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996 dovrebbe iniziare a guardare con interesse alla data del proprio pensionamento anche perché le previsioni non sono delle più rosee.

Ad esempio, nel giugno scorso la Corte dei Conti ha stimato che tra i quarantenni di oggi sarà molto complicato assicurarsi una pensione d’importo dignitoso, mentre più recentemente c’è stata la simulazione realizzata dal Consiglio nazionale dei giovani - insieme ad Eures - con la quale ci viene detto che per i giovani con meno di 35 anni l’accesso alla pensione ci sarà solamente dopo i 70 anni.

Una situazione dovuta al sistema contributivo, introdotto dal 1996 in sostituzione del sistema retributivo, che si applica interamente nei confronti di coloro che hanno iniziato a lavorare successivamente alla suddetta data (e non possono vantare contributi nel periodo antecedente).

Il sistema contributivo incide tanto sull’importo dell’assegno - con regole che potete approfondire qui - quanto sulla data del pensionamento. Per i cosiddetti contributivi puri, ossia per coloro che hanno un’anzianità assicurativa successiva al 1 gennaio 1996, ci sono infatti delle regole differenti da quelle che si applicano per chi invece rientra nel regime retributivo o misto.

La maggior parte di coloro che sono nati dopo gli anni ‘80 deve quindi tener conto delle regole di pensionamento riservate ai contributivi per potersi fare un’idea di come e quando potrà smettere di lavorare.

A tal proposito, ecco una panoramica delle misure attualmente in vigore, ricordando però che i requisiti possono essere soggetti a variazione visto che il nostro sistema stabilisce che ogni due anni l’età pensionabile deve essere aggiornata all’andamento delle speranze di vita (il prossimo adeguamento è in programma il 1 gennaio 2025).

Pensione di vecchiaia per i contributivi puri

Anche per coloro che hanno il primo contributo accreditato dopo il 1° gennaio 1996 è possibile accedere alla pensione di vecchiaia. Quindi, chi è in possesso dei 20 anni di contribuzione può smettere di lavorare al compimento dei 67 anni di età (soglia che nel frattempo verrà adeguata alla speranza di vita).

Tuttavia, rispetto a coloro che rientrano nel regime retributivo o misto, è prevista un’ulteriore condizione per l’accesso alla pensione di vecchiaia; nel dettaglio, è necessario che l’importo della pensione risulti non inferiore a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale.

Per intenderci, questo nel 2023 ha un importo pari a 503,27 euro: quindi affinché un contributivo puro oggi possa andare in pensione a 67 anni è necessario che la pensione maturata sia pari o superiore a 754,90 euro mensili, 9.813,76 euro annui.

Pensione di vecchiaia, l’opzione riservata ai contributivi puri

C’è poi una seconda opzione di pensione di vecchiaia riservata esclusivamente a coloro che non hanno contributi accreditati entro il 31 dicembre 1995.

Ai contributivi puri che non soddisfano i requisiti per accedere alla pensione di vecchiaia viene infatti data la possibilità di poter smettere di lavorare a 71 anni, indipendentemente dall’importo dell’assegno maturato e con soli 5 anni di contributi.

Anche in questo caso il limite anagrafico è soggetto ad adeguamento con le speranze di vita, quindi è probabile che tra qualche anno la soglia di accesso sarà ben più alta rispetto ai 71 anni attuali.

Pensione anticipata, per i contributivi stessi requisiti degli altri lavoratori

Non ci sono requisiti aggiuntivi, invece, per la pensione anticipata, in quanto anche chi ha iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996 può andare in pensione al raggiungimento dei:

  • 42 anni e 10 mesi di contributi (uomini);
  • 41 anni e 10 mesi di contributi (donne).

Il tutto indipendentemente dall’età anagrafica. Per quanto riguarda la pensione anticipata a essere soggetto ad adeguamento è il requisito contributivo, ma va detto che ai sensi di quanto stabilito dal decreto n. 4 del 2019 il prossimo aggiornamento non ci sarà prima del 1 gennaio 2027.

Non possono invece accedere alla pensione anticipata precoci, Quota 41, i contributivi puri, visto che almeno un contributo settimanale (dei 41 anni richiesti) deve risultare accreditato entro il 31 dicembre 1995.

Pensione anticipata, l’opzione riservata ai contributivi puri

Così come per la pensione di vecchiaia, anche per quella anticipata esiste un’opzione riservata ai contributivi puri. Si tratta di una misura che a parità di contributi - 20 anni - consente di anticipare il pensionamento rispetto a quanto previsto dalla pensione di vecchiaia, a patto però di poter dimostrare di essersi assicurati un assegno sufficiente per vivere.

Con la pensione anticipata contributiva il diritto alla pensione si raggiunge all’età di 64 anni, ma solo per coloro che grazie ai contributi versati nel corso dell’attività lavorativa hanno maturato un assegno di importo superiore a 2,8 volte l’importo mensile dell’assegno sociale.

Ad oggi, quindi, questa opzione sarebbe a disposizione solo per coloro che hanno un assegno non inferiore ai 1.409,15 euro mensili (18.319,02 euro l’anno), un importo a cui solo chi ha avuto una carriera stabile e ben retribuita può aspirare.

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