Pensione a 61 anni con quota flessibile, il primo regalo del governo Meloni

Simone Micocci

24 Ottobre 2022 - 10:06

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Il governo Meloni potrebbe agevolare l’accesso alla pensione rispolverando il progetto di una quota 100 flessibile. Ecco come funzionerebbe.

Pensione a 61 anni con quota flessibile, il primo regalo del governo Meloni

Ci sono buone possibilità affinché quota flessibile possa essere la misura adottata dal governo Meloni per consentire il pensionamento prima dei 67 anni.

Prima Opzione uomo, poi quota 41 ma con limitazioni, adesso quota flessibile: quest’ultima, infatti, potrebbe mettere d’accordo sindacati, i quali tra l’altro non sembrano aver accolto con entusiasmo la nomina di Marina Calderone al ministero del Lavoro. In qualità di ex presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro, infatti, i sindacati temono che si tratti si una figura troppo schierata con le aziende. Un timore infondato secondo la Calderone, la quale subito dopo il giuramento da ministro del Lavoro ha assicurato di puntare molto sul dialogo sociale.

Tra i dossier spinosi, oltre al reddito di cittadinanza, c’è appunto il tema legato alle pensioni, con il rischio che il prossimo anno - con lo stop a quota 102, Ape sociale e Opzione donna - possa esserci il ritorno integrale alla legge Fornero.

A proposito di pensioni, appunto, una possibilità sembra essere quota flessibile, una misura pensata dalla stessa Calderone ed elaborata pochi mesi fa dalla Fondazione dei consulenti del lavoro. Questa consentirebbe a chi raggiunge determinati requisiti di poter andare in pensione già a 61 anni; secondo le stime si tratterebbe di 470 mila di lavoratori, per i quali quindi le porte della pensione potrebbero aprirsi con largo anticipo.

Cos’è quota flessibile

Il sistema delle quote, particolarmente utilizzato prima della riforma Fornero, sembra tornato in auge negli ultimi anni: prima quota 100, poi quota 102 e adesso la possibilità di una quota flessibile.

Con “quote” si intendono delle misure dove il diritto alla pensione si raggiunge una volta che requisito contributivo e requisito anagrafico se sommati raggiungono un determinato risultato. 100, appunto, nel caso della misura voluta da Matteo Salvini nel 2019 e cancellata a fine 2021, 102 per quella in vigore fino al 31 dicembre prossimo. Possono però essere previsti dei requisiti minimi, prevedendo quindi che, indipendentemente dalla somma, età anagrafica e requisiti debbano comunque raggiungere una certa soglia.

Nel dettaglio, con la nuova quota flessibilità verrebbe ripetuto quanto già fatto con quota 100, ma con meno limitazioni. Secondo il dossier della Fondazione, infatti, non ha senso che un lavoratore è potuto andare in pensione con quota 100 all’età di 62 anni (con 38 anni di contributi), mentre tale possibilità è stata negata a chi all’età di 61 anni aveva maturato 39 anni di contributi.

L’idea, quindi, è di consentire il pensionamento qualora la somma tra età anagrafica e contributi dà come risultato almeno 100; tuttavia, sarebbe solamente per gli over 60 e a patto di aver maturato almeno 35 anni di contributi.

Perché quota flessibile potrebbe essere d’aiuto al mercato del lavoro

Secondo Fondazione, una quota flessibile aiuterebbe il ricambio generazionale nel mercato del lavoro. Un aspetto che sembra ripetere quanto già sostenuto per la quota 100 di Matteo Salvini, salvo poi rendersi conto che il pensionamento anticipato non è servito a creare nuovi posti di lavoro.

Secondo lo studio condotto dai consulenti del lavoro, la legge Fornero ha contribuito a rallentare il ricambio generazionale, in quanto la quota di lavoratori over 60 è salita notevolmente negli ultimi anni. Sono 1 milione e 462 mila i lavoratori tra i 61 e 66 anni, il 6,4% del totale.

Riconoscendo loro una via d’uscita diversa da quella prevista dalla Fornero, per la quale si può andare in pensione solo al compimento dei 67 anni di età (o al massimo con più di 42 anni di contributi vista la pensione anticipata), si potrebbe quindi dare un input al mercato del lavoro “con un circolo realmente virtuoso di ricambio generazionale”.

La differenza, rispetto a quota 100, è di una platea più ampia, con un numero maggiore di persone che potrebbero approfittarne per lasciare il lavoro.

Attenzione, quota flessibile avrà delle penalizzazioni

Lo studio, però, è consapevole che per introdurre una sorta di quota 100 flessibile bisognerà pensare a un modo per non pesare esageratamente sui conti pubblici. Le soluzioni pensate sono due:

  • ricalcolare, almeno parzialmente, la pensione con il metodo contributivo, idea che tuttavia non soddisfa i sindacati;
  • ridurre l’assegno di una determinata percentuale per ogni anno di anticipo.

Una quota 100 flessibile, quindi, non sembra poter prescindere dalla possibilità che possa esserci una penalizzazione in uscita per chi vi ricorre; potrà non piacere, ma lo stato attuale dei conti pubblici non consente di fare altrimenti.

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