Parto successivo alla data presunta: cosa cambia e quanto dura il congedo di maternità

Simone Micocci

11 Ottobre 2022 - 14:44

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Cosa succede al congedo di maternità se il parto avviene successivamente alla data presunta? Quando bisogna rientrare al lavoro? Facciamo chiarezza.

Parto successivo alla data presunta: cosa cambia e quanto dura il congedo di maternità

Cosa succede se la data effettiva del parto non coincide con la data presunta? Non è semplice prevedere con esattezza la data del parto, ragion per cui accade spesso che questa non coincida con il giorno indicato nel certificato del medico e considerato ai fini del congedo di maternità.

Ricordiamo, infatti, che solitamente il congedo di maternità ha inizio due mesi prima dalla data presunta del parto; nel caso di maternità posticipata, invece, può avere inizio un mese prima dalla data presunta oppure direttamente dopo il parto.

In totale la lavoratrice ha diritto a 5 mesi di congedo obbligatorio, ma in alcuni casi i giorni di astensione possono essere anche di più. È il caso, appunto, del parto che avviene successivamente alla data presunta, in quanto l’Inps garantisce alla lavoratrice un tempo minimo con cui stare con il nuovo nato.

Il periodo che va dalla data presunta al parto non va conteggiato

Come anticipato, la regola generale riguardante la fruizione ordinaria del congedo di maternità stabilisce che:

  • il congedo ha inizio 2 mesi prima dalla data presunta del parto;
  • il congedo termina al compimento dei 3 mesi di vita del bambino.

In totale, quindi, sono 5 mesi di congedo indennizzato, di cui la lavoratrice può godere anche in forma flessibile ritardando l’inizio della maternità a un mese prima della data presunta o direttamente a dopo il parto.

Tuttavia, non bisogna commettere l’errore di pensare che i 5 mesi vadano calcolati prendendo come riferimento l’inizio e la fine del congedo. Ad esempio, se una lavoratrice inizia l’astensione il 24 febbraio non è detto che debba rientrare al lavoro il 25 luglio; tutto, infatti, dipende dalla data in cui si verifica il parto, in quanto il periodo che va dalla data presunta a quella effettiva non viene conteggiato ai fini della durata del congedo di maternità.

Congedo di maternità per più di 5 mesi: cosa succede se il parto è successivo alla data presunta

Il periodo di congedo fruito prima del parto va considerato separatamente da quello che invece viene goduto successivamente.

Vorrà dire che se prima della data presunta del parto la lavoratrice ha goduto di due mesi di congedo, avrà comunque diritto ad altri tre mesi dopo il parto. Il periodo successivo, quindi, viene calcolato a partire dalla data effettiva del parto e non da quella presunta, così da permettere alla lavoratrice di trascorrere almeno tre mesi al fianco del bambino.

Lo stesso vale nel caso della maternità posticipata a 1 mese prima dalla data presunta, poiché in ogni caso - indipendentemente da quando avviene il parto - la lavoratrice dovrà tornare al lavoro al compimento del 4° mese di vita del figlio.

Quindi, qualora il parto sia successivo alla data presunta, alla lavoratrice spettano più di 5 mesi di congedo.

Non è così, invece, per chi sceglie di usufruire del congedo interamente dopo il parto, in quanto in tal caso i 5 mesi si calcolano a partire dall’evento.

Congedo di maternità: nuova comunicazione dopo il parto

Proprio per le suddette ragioni, una volta dopo il parto la lavoratrice dovrà presentare una seconda domanda di congedo di maternità, comunicando all’Inps la data effettiva del parto così che l’Istituto possa ricalcolare il termine del congedo.

Ricapitolando:

  • all’inizio del congedo bisogna presentare una prima domanda indicando la data di astensione e quella presunta del parto;
  • al verificarsi dell’evento bisognerà comunicare all’Inps la data effettiva del parto, dalla quale si conta il periodo residuo a disposizione.

Facciamo un esempio. Tizia ha come data presunta del parto il 30 marzo, quindi già dal 30 gennaio decide di astenersi dallo svolgimento dell’attività lavorativa e ne dà relativa comunicazione all’Inps. Il parto, però, si verifica in data 5 aprile: ciò significa che il rientro dovrà avvenire il 6 luglio. Di fatto, complessivamente Tizia avrà goduto di 5 mesi e 6 giorni di congedo di maternità.

Nel congedo di maternità non si considera il giorno del parto

Concludiamo ricordando che nel computo dei 5 mesi non si considera neppure il giorno del parto. Come spiegato dall’Inps, infatti, la data del parto è giorno a sé rispetto ai due mesi di ante partum e ai tre mesi post partum; per tale ragione, va sempre aggiunto ai consueti 5 mesi di congedo.

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