Partita IVA, stop ai compensi se non paghi tasse e contributi

Nadia Pascale

27 Ottobre 2025 - 10:32

Nella Legge di Bilancio 2026 stop ai compensi per i liberi professionisti nel caso in cui abbiano debiti con il Fisco e non abbiano versato i contributi previdenziali.

Partita IVA, stop ai compensi se non paghi tasse e contributi

Stop ai compensi in favore delle partite IVA e professionisti, che non sono in regola con il versamento di contributi e tasse.

Il periodo dal punto di vista economico richiede un po’ di sacrifici e oltre all’aumento delle accise sul gasolio e aumento dell’Irap per banche e assicurazioni, c’è da far fronte anche ai tagli ai Ministeri.

Tra le norme contenute nella Legge di Bilancio 2026 c’è un’importante novità per i professionisti, infatti, se hanno debiti fiscali o previdenziali non ricevono compensi dalla Pubblica Amministrazione, la norma mira ad assicurare maggiori entrate e contrastare l’evasione fiscale e contributiva.

Ecco cosa prevede la norma che mette uno stop ai compensi ai professionisti da parte della Pubblica Amministrazione per chi non paga tasse e contributi.

Legge di Bilancio 2026: stop ai compensi ai professionisti che non pagano tasse e contributi

La novità è di quelle importanti ed è contenuta nell’articolo 129 comma 10 della Legge di Bilancio 2026 bollinata. Prevede

Il regolare adempimento degli obblighi fiscali e contributivi da parte dei liberi professionisti che rendono prestazioni nei confronti delle amministrazioni pubbliche è condizione per il pagamento di compensi per attività professionale da parte delle medesime amministrazioni. A tal fine il libero professionista produce la predetta documentazione comprovante la regolarità fiscale e contributiva unitamente alla presentazione della fattura per le prestazioni rese.

L’articolo è inserito nel Capo I, “Misure di efficientamento della spesa” ed è rubricato “Norme di revisione e di razionalizzazione della spesa”.

In sintesi, se un professionista lavora per la Pubblica Amministrazione, naturalmente non come dipendente, ma, ad esempio, attraverso consulenze o singoli incarichi professionali, non riceve il compenso nel caso in cui abbia debiti con il Fisco oppure non abbia correttamente assolto agli obblighi previdenziali.

Naturalmente le tasse e i contributi maturati non devono provenire esclusivamente dal lavoro presso la Pubblica Amministrazione, ad esempio se il professionista, magari per una mancanza di liquidità, non ha versato l’IRPEF, la Pubblica Amministrazione, può bloccare il pagamento per una consulenza. Non rilevano i motivi e, in base a come è scritta la norma, non vi sono limiti, cioè non è previsto che il compenso sia bloccato per un importo pari all’imposta non versata.

Nuovi obblighi in capo al professionista che lavora con la Pubblica Amministrazione

Come si evince dall’articolo, il professionista per ottenere il compenso deve provare di aver correttamente assolto agli obblighi e deve allegare la documentazione alla fattura emessa.

Non mancano polemiche su tale norma, infatti, viene sottolineato che in realtà tali dati, cioè dati fiscali e dati contributivi (DURC di regolarità contributiva) sono già nelle disponibilità della Pubblica Amministrazione e, quindi, si tratta di un ulteriore onere a carico dei professionisti. Inoltre, mentre per la regolarità contributiva è già disponibile un documento, il DURC, per la regolarità fiscale non c’è un’analoga documentazione, dovrebbe quindi essere predisposto dall’Agenzia delle Entrate un modello.

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