Il Parlamento europeo ha espresso parere favorevole sulle criptovalute. Il punto della situazione.
Le valute virtuali come forma contemporanea di denaro privato le cui transazioni sono sicure, trasparenti e veloci, con buone prospettive per ulteriori sviluppi futuri.
È questo uno dei messaggi contenuti in un nuovo rapporto intitolato “Valute virtuali e politica monetaria delle banche centrali: sfide future”, steso dagli accademici Marek Dabrowski e Lukasz Janikowski su richiesta della Commissione per gli affari economici e monetari del Parlamento europeo.
Il rapporto esamina in maniera più pacata ed equilibrata il fenomeno delle criptovalute rispetto ad altri studi sul tema, come quello decisamente tranchant pubblicato dalla Banca svizzera dei Regolamenti Internazionali, che ha definito le criptovalute poco efficienti e addirittura causa di disastri ambientali.
Gli autori fanno una disamina dei punti di forza e di quelli di debolezza delle cryptocurrencies e respingono le posizioni di stimati economisti che negano l’importanza del fenomeno, riducendolo a “invenzioni di ciarlatani” o a semplici strumenti per il riciclaggio del denaro sporco.
Viene ribadita la necessità, qualora ce ne fosse ancora bisogno, di una regolamentazione da parte delle autorità politiche e delle istituzioni finanziarie, che invece pare continuino a ignorare e sottovalutare il mondo delle criptovalute o, in alcuni casi, tentano di vietarne la diffusione.
Entrambi gli approcci vengono definiti erronei perché le criptovalute dovrebbero semplicemente
“essere trattate dalle autorità di regolamentazione come qualsiasi altro strumento finanziario, in proporzione alla loro importanza sul mercato, alla complessità e ai rischi associati”,
anche sotto l’aspetto fiscale.
Nel rapporto, alla domanda se le criptovalute abbiano il potenziale o meno per competere con le valute sovrane emesse dalle banche centrali, viene data risposta negativa perché le monete virtuali hanno ancora un ruolo marginale in termini di politica economica e sono ben lontane dall’essere in grado di sfidare la posizione dominante delle valute sovrane e delle politiche monetarie delle banche centrali.
I numeri confermano questa tesi, se si considera che ad aprile 2018 la capitalizzazione totale di mercato dell’intero paniere delle criptovalute, più di 1.500, era inferiore a 300 miliardi di dollari, mentre il valore della moneta corrente negli Stati Uniti si avvicinava a 14 trilioni di dollari alla fine del 2017.
Se a livello macro il dominio monetario delle principali banche centrali e delle principali valute sembra rimanere incontrastato nel prossimo futuro, le prospettive potrebbero essere diverse se si avvicina l’obiettivo a livello di singole giurisdizioni, specialmente con riferimento a Paesi in cui la moneta sovrana non gode della fiducia degli agenti economici a causa di una situazione economica e politica instabile. È il caso, ad esempio, del Venezuela, dove il regime chavista ha recentemente lanciato la sua criptovaluta, il Petro, come alternativa alla valuta corrente.
Il rapporto considera legittime le preoccupazioni di chi considera le criptovalute come strumento per favorire fenomeni di riciclaggio di denaro, di finanziamento di attività illegali, di evasione o altre pratiche finanziarie fraudolente, ma esorta a non generalizzare perché nella maggior parte dei casi le transazioni in criptovaluta derivano da scelte commerciali degli agenti economici e dovrebbero essere trattate dalle autorità di regolamentazione alla stregua di qualsiasi altra operazione finanziaria, in maniera proporzionata alla loro importanza sul mercato, alla complessità e ai rischi associati.
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