Antonio Di Maio, i reati contestati: cosa rischia il padre del leader del M5S

Isabella Policarpio

30 Novembre 2018 - 13:22

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Favoreggiamento del lavoro nero, abusi edilizi, omessa denuncia al catasto e detenzione di rifiuti inerti: queste le accuse che gravano sul padre di Di Maio. Ma il Vicepremier pentastellato si difende dichiarandosi estraneo ai fatti.

Antonio Di Maio, i reati contestati: cosa rischia il padre del leader del M5S

Il padre di Luigi Di Maio è finito nell’occhio del ciclone da quando è stato accusato, ormai diverse settimane fa, di abuso edilizio. La sua posizione si è in seguito aggravata a causa di altre accuse, nello specifico il favoreggiamento del lavoro nero di 4 operai e dello stesso Vicepremier nella ditta di famiglia. A questo si aggiunge anche l’accusa di possedere dei terreni non dichiarati al catasto, con fabbricati abusivi e rifiuti inerti.

Naturalmente la vicenda rischia di mettere a repentaglio la credibilità di Luigi Di Maio, che ha fatto dell’onestà, soprattutto nell’ambito del diritto del lavoro, il suo cavallo di battaglia.

Di Maio senior ha recentemente dichiarato: “Le mie responsabilità non possono ricadere sui miei figli”, riferendosi alle polemiche sollevate sul figlio Luigi, il quale, dal canto suo ha preso le distanze dal comportamento del padre dichiarandosi estraneo ai fatti. In più si dice pronto a dimostrare di aver lavorato nella ditta di famiglia con un regolare contratto.

Andiamo vedere da vicino tutte le accuse.

Favoreggiamento del lavoro nero

Il padre di Luigi Di Maio, il signor Antonio Di Maio, era già finito sotto i riflettori mediatici per l’accusa di abuso edilizio, ma adesso, dopo l’inchiesta delle Iene, si aggiunge un’accusa ben più grave, quella di favoreggiamento del lavoro nero.

Infatti la nota trasmissione televisiva ha portato alla luce quattro casi di lavoratori pagati in nero dall’azienda della famiglia Di Maio, l’Ardima Srl. I fatti contestati sarebbero accaduti tra il 2008 ed il 2010, quindi prima che il Vicepremier diventasse socio dell’azienda.

Il Ministro si è dichiarato totalmente estraneo all’accaduto (perché anteriore al suo ingresso in società), ma ha riconosciuto la gravità del fatto e si è detto pronto a verificare di persona la regolarità delle prestazioni lavorative in contestazione.

A questa si aggiunge anche un’altra accusa, rivolta al Vicepremier stesso: quella di aver lavorato nell’azienda edile del padre senza regolare contratto. Luigi Di Maio però garantisce di non aver mai lavorato in nero, né per il padre né per altri, ed è pronto ad esibire le buste paga e tutte le certificazioni necessarie.

Se le accuse fossero confermate, il padre del Vicepremier potrebbe essere costretto a pagare una sanzione pecuniaria che va da un minimo di 1.500 euro ad un massimo di 36.000 euro per ciascuna lavoratore, sulla base del numero di giorni di impiego, che devono essere accertati dalle indagini.

Abuso edilizio

Antonio Di Maio era già finito sotto i riflettori per la commissione di un altro reato, cioè un abuso edilizio, condonato nel 2006. L’immobile in questione è la casa della famiglia Di Maio - dove il Vicepremier risulta ancora residente - costruita 52 anni fa e condonata nel 2006 con una spesa di 2.000 euro, somma a dir poco irrisoria rispetto all’ampiezza dell’appartamento.

In questo caso il padre del leader M5S ha ammesso il fatto; alla troupe di Stasera Italia ha dichiarato:

“L’abuso edilizio c’è stato, io non le dico che non ci sia stato, perché all’epoca questo era il metodo di costruire in questa zona”.

Ha poi aggiunto:

“Qual è la stranezza? La legge consentiva di regolarizzare alcune case che fossero state fatte abusivamente o che non avessero certificazioni. Si potevano condonare. Visto che la spesa non era immane, ho pensato di sanare il tutto”.

Insomma il padre del Ministro Di Maio si ritiene assolutamente innocente grazie al condono del 2006 che infatti gli permette di evitare le sanzioni previste per chi costruisce senza chiedere i permessi necessari che, ricordiamo, sono una sanzione pecuniaria fino a 51.645 euro e l’obbligo di ripristinare lo stato originario dei luoghi abusivi.

Omissione denuncia al catasto e detenzione di rifiuti inerti

Tra le irregolarità contestate al padre di Luigi Di Maio c’è anche l’omessa denuncia al catasto di alcuni terreni agricoli dei quali è comproprietario.

Nella giornata di ieri si sono svolti i sopralluoghi, dai quali sono emersi diversi fatti: la Polizia municipale ha trovato su questi terreni quattro fabbricati abusivi e rifiuti inerti, ovvero gli scarti da costruzione o demolizione che devono essere smaltiti nelle aree di stoccaggio e discariche attrezzate.

Per l’omessa denuncia al catasto Antonio Di Maio rischia una condanna al pagamento di una sanzione che va da un minimo di 1.032 euro ad un massimo di 8.264 euro; mentre per il mancato deposito dei rifiuti inerti nelle discariche autorizzate è prevista una sanzione di 700 euro.

Per fare chiarezza sulla vicenda dovremo aspettare l’esito delle indagini.

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