Luigi Di Maio è in difficoltà per le vicende legate alla ditta edile di famiglia: Renzi e la Boschi però intervenendo hanno fatto un bel favore ai 5 Stelle.
Non è il miglior momento politico per Luigi Di Maio. Oltre alle difficoltà in merito alla legge di Bilancio, dove non mancano gli interrogativi sul Reddito di Cittadinanza, per il vicepremier c’è anche la grana del lavoro nero nella ditta di famiglia come scovato da Le Iene.
Una questione questa che tira in ballo il padre del leader pentastellato, Antonio Di Maio, con la stampa che sta passando al setaccio le attività dell’impresa edile: il ministro del Lavoro sta provando ora a difendersi per dimostrare la propria estraneità ai fatti.
Nella vicenda però sono intervenuti anche Maria Elena Boschi e Matteo Renzi, avversari politici che anche loro hanno avuto problemi legati al proprio padre. In questo momento di difficoltà, una manna dal cielo per Di Maio e per il Movimento 5 Stelle che così hanno trovato un’ottima exit strategy.
Le grane per Di Maio
Inizialmente nei guai Luigi Di Maio ci si era messo da solo, annunciando in TV come fossero già in stampa “cinque o sei milioni di card per il Reddito di Cittadinanza”. Un’uscita abbastanza spericolata, che ha reso incalzanti sul tema stampa e opposizioni.
Le non brillanti performance televisive anche del sottosegretario all’Economia Laura Castelli, hanno alimentato le polemiche sull’argomento specie ora che il tempo sta iniziando a stringere per la presentazione dettagliata della riforma.
Altre grane per il leader del Movimento 5 Stelle sono arrivate poi dalla trasmissione Le Iene che, in due servizi, ha raccolto le dichiarazioni di alcuni ex operai dell’impresa edile del padre di Di Maio che hanno raccontato di aver lavorato in nero.
Il vicepremier ha preso le distanze dal padre, specificando che i fatti si riferivano a prima che lui entrasse con il 50% delle quote in azienda. In merito poi al suo periodo in cui ha lavorato nei cantieri di famiglia, ha fornito copia del regolare contratto di lavoro.
La vicenda però presenta ancora diversi punti poco chiari. Un problema non di poco conto per un ministro del Lavoro e leader di un partito che ha sempre fatto della lotta al lavoro nero uno dei suoi punti cardine.
L’aiuto da Renzi e della Boschi
Negli ultimi tempi la comunicazione politica sta avendo un’importanza sempre maggiore per i vari partiti politici. Specie sui social, bisogna sempre essere pronti a respingere i vari attacchi e organizzare delle controffensive.
Senza dubbio questa vicenda del lavoro nero sta mettendo in difficoltà Luigi Di Maio. Una posizione molto scomoda quella del vicepremier, ma un paio di mani per svicolarsi dalla morsa dei media sono arrivate proprio da due acerrimi avversari politici.
Maria Elena Boschi prima e Matteo Renzi (compreso babbo Tiziano) poi, anche se con termini diversi, hanno attaccato il leader pentastellato e la sua famiglia, fornendo così valide argomentazioni alle repliche dei 5 Stelle.
Se solo avessero scelto la via del silenzio, le polemiche sarebbero rimaste incentrate tutte sul padre di Di Maio senza fare paragoni, anche abbastanza arditi vista la differenza delle posizioni, con le proprie vicende.
Così facendo i vari Di Battista e gli altri urlatori pentastellati hanno colto la palla al balzo, attaccando i due esponenti del Partito Democratico e allentando così la pressione sul ministro del Lavoro.
Delle volte tenere un basso profilo è il miglior modo per lasciar rosolare gli avversari politici in difficoltà nel calderone mediatico. Nell’epoca dei social invece, una sorta di protagonismo spesso ha effetti contrari rispetto a quelli sperati.
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