OCSE: Italia al terzo posto per tasse sugli stipendi, cuneo fiscale al 48%

Anna Maria D’Andrea

27 Aprile 2018 - 16:12

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L’Italia scala la classifica e conquista il 3° posto tra i Paesi OCSE per livello di cuneo fiscale: il 48% degli stipendi viene utilizzato per pagare tasse e contributi.

OCSE: Italia al terzo posto per tasse sugli stipendi, cuneo fiscale al 48%

La pressione fiscale in Italia non accenna a diminuire: il peso di tasse e contributi sugli stipendi degli italiani è pari al 47,7%.

I dati, presentati con la pubblicazione del Taxing Wages 2018, restituiscono un’analisi impietosa di quanto il sistema fiscale e previdenziale gravi sulle tasche degli italiani, con effetti devastanti non soltanto per i lavoratori ma anche per le imprese.

Nella classifica dei Paesi dove il cuneo fiscale è maggiore l’Italia non soltanto si situa tra i primi ma addirittura guadagna posizioni: siamo al 3° posto tra i Paesi OCSE, con una percentuale di tasse e contributi pari al 47,7%, con davanti soltanto la Germania (50%) ed il Belgio (53,7%).

Non bastano le promesse di chi, ormai da anni, afferma di voler ridurre il cuneo fiscale per incentivare nuove assunzioni, ridurre la disoccupazione e favorire la ripresa dei consumi: la situazione è addirittura peggiorata per l’Italia, seppur lievemente, nel periodo che va dal 2000 al 2017.

OCSE: Italia al terzo posto per tasse sugli stipendi, cuneo fiscale al 48%

L’Italia guadagna una medaglia di bronzo della quale si sarebbe potuto certamente fare a meno, occupando il terzo posto tra i Paesi OCSE per livello di cuneo fiscale.

Quando si parla di cuneo fiscale s’intende il rapporto che esiste tra costo del lavoro, contributi, imposte e tasse dovute dal datore di lavoro e dal lavoratore. Si potrebbe semplificare dicendo che si tratta della differenza tra il lordo e il netto dello stipendio.

L’Italia, con un cuneo fiscale pari al 47,7%, supera di quasi 12 punti la media degli altri Paesi dell’area OCSE, dove peso del fisco sui salari si attesta attorno al 35,9%; ad essere tartassati non soltanto i lavoratori ma soprattutto i datori di lavoro.

In sostanza, tra le imposte a carico del datore di lavoro e del lavoratore per ogni 100 euro di stipendio lordo se ne intascano soltanto poco più di 52; la restante somma va a finire nelle casse dello Stato.

Il 24% del costo del lavoro in Italia è rappresentato dai contributi a carico delle imprese: è questo uno dei maggiori freni alla ripresa dell’occupazione che, seppur drogata da incentivi e agevolazioni a carattere temporaneo, stenta a ripartire.

È invece pari al 7,2% la percentuale di contributi previdenziali e assistenziali a carico del lavoratore; sono proprio i contributi a pesare maggiormente sul cuneo fiscale in Italia mentre è pari ad una media del 16,5% il peso delle imposte sui redditi.

I lavoratori per i quali il peso di tasse e contributi sugli stipendi è maggiore sono i single senza figli, con livelli di cuneo fiscale in lieve aumento mentre, al contrario, è in lieve diminuzione la pressione fiscale e contributiva sui redditi delle famiglie: giocano un ruolo positivo, in questo caso, le detrazioni e le agevolazioni per i figli a carico.

Il Paese in cui il livello di cuneo fiscale è minore è il Cile, con una media percentuale del 7% e che occupa l’ultimo posto della classifica. Livelli bassi anche per gli Stati Uniti e per il Regno Unico, con percentuali rispettivamente pari al 31,7% e al 30,91%.

L’Italia supera la Spagna

Nell’ormai immancabile confronto economico tra Italia e Spagna ne usciamo sconfitti: in media, secondo i dati riportati dal Taxing Wages 2018 dell’OCSE il costo di un lavoratore single senza figli è di 56.980 dollari in Italia e di 52.500 dollari in Spagna.

A fronte di quel 47,7% di cuneo fiscale e contro il 3° posto occupato dall’Italia la Spagna si assesta invece attorno al 39,3%, occupando il 15° posto nella classifica redatta dall’OCSE. Le differenze maggiori si evidenziano sul fronte fiscale mentre, nell’analisi dei contributi a carico dei datori di lavori la situazione è soltanto di un punto percentuale più favorevole per gli spagnoli.

Immediatamente dopo l’Italia, invece, si colloca la Francia, con cuneo fiscale del 47,6%.

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