Nuovo contratto statali 2019-2021, è caos: ecco perché il rinnovo è a rischio

Simone Micocci

06/11/2018

Il 70% delle risorse stanziate dalla Legge di Bilancio per il rinnovo del contratto del pubblico impiego è già stata prenotata; ecco perché tutto potrebbe slittare al prossimo anno.

Nuovo contratto statali 2019-2021, è caos: ecco perché il rinnovo è a rischio

Nella Legge di Bilancio 2019 sono stati stanziati 3 miliardi di euro per il rinnovo del contratto del pubblico impiego nel triennio 2019-2021.

Con questi fondi si conta di far partire la contrattazione per il rinnovo del contratto il prima possibile così da giungere ad un accordo già per il 2019 (si ricorda che il contratto in essere scadrà il 31 dicembre 2018).

Secondo quanto stanziato con la Legge di Bilancio 2019 si potrà riconoscere ai dipendenti pubblici un nuovo aumento di stipendio dopo quello concesso con il precedente accordo, seppur di un importo più basso: secondo le stime, infatti, con i 3 miliardi a disposizione - che saranno spalmati sul triennio - ci saranno aumenti di circa 30€ lordi nell’immediato, 50€ a regime.

Tuttavia, come si legge nella relazione tecnica collegata alla Legge di Bilancio, non tutti i 3 miliardi a disposizione potranno essere utilizzati per il rinnovo del contratto 2018-2019 visto che una parte delle risorse sarebbe già “prenotata”. Per questo motivo, come sottolineato da Il Sole 24 Ore (articolo a firma di Gianni Trovati), sarà molto difficile che i rappresentanti sindacali con quelli della Pubblica Amministrazione riescano a giungere ad un accordo nel 2019, con il rinnovo del contratto che potrebbe essere rinviato all’anno successivo.

Vediamo nel dettaglio perché il rinnovo del contratto della Pubblica Amministrazione potrebbe essere a rischio (almeno per il 2019) analizzando quanto scritto nel testo della Legge di Bilancio e nella relazione tecnica ad essa collegata.

Rinnovo del contratto: cosa dice la Legge di Bilancio

Per il 2019 la Legge di Bilancio 2019 stanzia 1,1 miliardi di euro per il rinnovo del contratto del pubblico impiego, più altri 1,45 miliardi per il 2020 e 1,78 miliardi per il 2021.

Con queste risorse a disposizione si potranno riconoscere ai dipendenti pubblici degli aumenti appena in linea con l’indice IPCA (Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato) stimato dall’Istat nel maggio scorso. Nel dettaglio, per il 2019 la retribuzione tabellare beneficerebbe di un incremento dell’1,3% che nei fatti si tradurrebbe in un incremento medio - e lordo - di 31€ al mese.

Per il 2020, invece, la retribuzione tabellare verrebbe incrementata dell’1,65% per un incremento di 40€ lordi al mese; infine, nel 2021, l’aumento lordo sarebbe di 47€ al mese (+1,95% della retribuzione tabellare).

Queste cifre non soddisfano i dipendenti pubblici i quali speravano in un incremento più cospicuo (viste anche le promesse fatte in campagna elettorale); tuttavia si tratta comunque di cifre non trascurabili perché dobbiamo considerare che gli aumenti arriveranno a poca distanza da quelli riconosciuti con il rinnovo del contratto 2016-2018.

A queste condizioni, quindi, nonostante delle difficoltà iniziali, non è da escludere che Pubblica Amministrazione e rappresentanti dei dipendenti pubblici possano giungere ad un accordo; il problema, come sottolineato da Il Sole 24 Ore, è che dei suddetti 3 miliardi di euro solamente una parte potrà essere utilizzata per la nuova fase di contrattazione.

Perché il rinnovo del contratto è a rischio

Come si legge della relazione tecnica collegata alla Legge di Bilancio 2019, circa il 70% dei 3 miliardi stanziati con la manovra finanziaria è già stato “prenotato per vincoli di legge o per altre destinazioni “di fatto obbligate”.

Nel dettaglio, 250 milioni di euro serviranno - ogni anno - per la conferma dell’elemento perequativo introdotto nella precedente contrattazione per riconoscere un aumento di stipendio adeguato a coloro che percepivano retribuzioni molto basse.

Altri 810 milioni di euro (310 milioni per il 2019 e 500 per il 2020) saranno utilizzati per finanziare l’indennità di vacanza contrattuale, ossia l’elemento provvisorio che viene erogato dallo Stato in busta paga nel periodo che intercorre dalla data di scadenza del contratto ed il rinnovo.

Infine, 630 milioni di euro (210 ogni anno) saranno utilizzati per finanziare i fondi integrativi per la specificità di Forze Armate, di Polizia e Vigili del Fuoco con i quali si vanno a compensare le attività operative per strada.

In totale, quindi, resterebbero a disposizione poco più di 330 milioni l’anno per il rinnovo del contratto: con queste risorse sarà impossibile riconoscere gli aumenti di stipendio nelle misure suddette, tant’è che - secondo Il Sole 24 Ore - si parla di circa 10€ al mese per dipendente.

Insomma, con queste cifre il rinnovo non potrà partire visto che da parte dei sindacati difficilmente arriverà la firma sull’accordo; cosa succederà quindi?

A questo punto è molto probabile che l’accordo per il rinnovo slitterà al prossimo anno quando il Governo potrebbe nuovamente intervenire con la Legge di Bilancio e stanziare nuove risorse per il contratto dei dipendenti pubblici.

Sempre se nel passaggio del testo della Legge di Bilancio 2019 in Parlamento non vengano approvati degli emendamenti con i quali le risorse a disposizione verranno aumentate; possibile, ma al momento alquanto difficile.

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