Nuovi campanelli d’allarme per la Russia

Alessandro Nuzzo

13 Giugno 2025 - 22:25

Due dichiarazioni, una del capo dell’intelligence tedesca, l’altra da un viceministro russo, rilanciano l’allarme in Europa.

Nuovi campanelli d’allarme per la Russia

Anche se a prendersi la scena sul panorama geopolitico internazionale è ora il Medio Oriente, con il recente attacco di Israele all’Iran e le possibili conseguenze che ne deriveranno, in Ucraina si continua a combattere senza sosta. Due dichiarazioni, una del capo dell’intelligence tedesca e l’altra di un viceministro russo, devono far riflettere e rilanciano l’allarme sulle reali intenzioni della Russia, in un momento in cui l’attenzione dell’opinione pubblica e dei governi sembra concentrarsi altrove.

Il capo del servizio di sicurezza estero tedesco, in una recente intervista, ha lanciato un avvertimento preciso. Per comprenderlo, bisogna tornare al 2014, quando i soldati russi attraversarono per la prima volta il confine ucraino in modo non ufficiale: non si presentarono come truppe regolari. A quei militari fu dato il nome di «omini verdi», poiché le milizie che combattevano contro le truppe ucraine indossavano tute mimetiche verdi prive di segni distintivi, rendendo difficile attribuire loro una chiara appartenenza.

Fu uno dei primi episodi di destabilizzazione, con l’obiettivo di creare disordini, alimentare l’instabilità e spingere la popolazione contro le autorità locali. Secondo il capo dell’intelligence tedesca, uno scenario simile potrebbe ripetersi nei Paesi baltici. Per lui, l’Ucraina è solo una tappa di un disegno strategico più ampio verso l’ingresso in Occidente «Ciò non significa che ci aspettiamo colonne di carri armati avanzare verso ovest. Ma vedremo mettere alla prova le difese complessive della NATO», ha dichiarato. Come? Inviando «omini verdi» sul campo, ad esempio in Estonia, con il pretesto di proteggere la minoranza russa ritenuta oppressa.

La Russia punterebbe all’ingresso in Occidente

Questo è lo scenario ipotizzato: una Russia che punta all’espansione verso l’Occidente, scegliendo come porta d’ingresso i Paesi baltici, considerati i più vulnerabili sul piano militare e politico. L’ingresso potrebbe anche avvenire tramite un intervento graduale, non necessariamente con un’invasione in stile tradizionale, ma con azioni ibride e operazioni sul campo.

L’altra dichiarazione che dovrebbe far riflettere è quella del viceministro degli Esteri russo, Sergei Ryabkov. In un’intervista concessa all’agenzia di stampa russa Tass, ha dichiarato che uno dei principali ostacoli alla risoluzione del conflitto in Ucraina è rappresentato dall’espansione della NATO verso est e dalla volontà di Kiev di entrare nell’Alleanza Atlantica.

Ryabkov ha lasciato intendere che, come primo passo verso una possibile soluzione del conflitto, la NATO dovrebbe ritirarsi dai Paesi baltici, giudicati da Mosca come parte del proprio spazio di influenza. Una richiesta che, se accolta, riscriverebbe gli equilibri di sicurezza dell’intero continente europeo.

«Si tratta di una posta in gioco molto alta per la Russia. È un segnale chiaro della volontà di Mosca di restare in Ucraina, anche più a lungo di quanto siamo disposti a fare noi», ha commentato Flemming Splidsboel, esperto di Russia presso il Danish Institute for International Studies.

Secondo Splidsboel, la narrativa russa secondo cui la NATO avrebbe tradito promesse fatte al momento dell’espansione a est - compresi i Paesi baltici - è fuorviante e storicamente infondata. «È un errore storico, e persino l’ultimo leader dell’Unione Sovietica, Michail Gorbaciov, lo aveva chiarito prima della sua morte nel 2022».

Argomenti

# Russia
# Nato
# Guerra

Iscriviti a Money.it