Nuove possibili pandemie causate dai pipistrelli: da dove potrebbero partire

Giorgia Bonamoneta

25 Maggio 2023 - 08:24

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In futuro ci saranno altre pandemia globali. La causa potrebbe essere il pessimo rapporto che l’uomo ha con la natura e i pipistrelli, serbatoi di virus. Ecco le zone ad alto rischio.

Nuove possibili pandemie causate dai pipistrelli: da dove potrebbero partire

Una nuova pandemia è sempre possibile e dietro l’angolo. L’essere umano, durante tutto il suo percorso storico, ha affrontato i virus come nemici naturali, indebolendosi o fortificandosi in seguito a eventi pandemici di dimensioni più o meno grandi. La pandemia di coronavirus non è neanche l’ultima in ordine cronologico, con eventi pandemici di più piccole dimensioni scoppiati in seguito, ma che fortunatamente per noi non hanno avuto troppo seguito. Non possiamo però dormire sonni tranquilli, perché il comportamento umano - in particolare quello che fagocita gli ambienti naturali - rappresenta un fattore di rischio elevato per lo scoppio di una nuova pandemia.

Per capire dove potrebbe emergere una nuova (forse vicina) pandemia globale si possono scegliere due strade: guardare al futuro dei comportamenti umani o esaminare le condizioni nelle quali le ultime pandemie globali si sono realizzate. Reuters, in un lungo studio pubblicato online, ha scelto la seconda via, quella del passato e ha osservato come i pipistrelli sono collegati a molte delle epidemie più mortali che si sono verificate nell’ultimo secolo, pandemia di Covid-19 inclusa.

Una nuova pandemia potrebbe avere nuovamente come protagonisti negativi i pipistrelli, ospiti intermedi che entrano a contatto con gli esseri umani nell’ormai noto fenomeno dello spillover. Non possiamo però puntare il dito contro i pipistrelli e dimenticarci che gran parte della colpa è nostra. Gli esseri umani infatti sono soliti crearsi le condizioni perfette per incappare in una pandemia tra pratiche di disboscamento, cementificazione irrazionale e altri attacchi all’ambiente che hanno come conseguenza nota il cambiamento climatico, ma che come parte di un sistema complesso ci portano a ridurre la distanza tra noi e i serbatoi di virus.

In alcune zone la distanza, cioè il punto di incontro dove un salto di specie potrebbe verificarsi in un prossimo futuro, è maggiore. Nel tempo le zone a rischio sono destinate ad aumentare.

Cattivi pipistrelli, buoni esseri umani: la riduzione dello spazio come evento scatenante

L’analisi di Reuters fotografa le condizioni di rischio per una nuova possibile pandemia causata dai pipistrelli. Rivolgendo uno sguardo al passato, sono stati utilizzati i dati dei precedenti focolai per identificare le zone a più alto rischio di spillover per il prossimo futuro.

La ricerca ha quindi ridisegnato i confini tra esseri umani e pipistrelli, trovando più di 9 milioni di km2 in tutto il mondo (il 6% della superficie terreste) dove è più probabile avvengano eventi di spillover (salti di specie). Reuters ha infatti etichettato queste zone, dove esistono condizioni mature per lo scoppio di una nuova pandemia, come “zone di salto”.

In queste zone abitano 1,8 miliardi di persone, un numero che negli ultimi decenni è cresciuto del +57% e fatto aumentare di conseguenza la probabilità di salto e di diffusione incontrollata dei virus.

Aeree a rischio spillover: dove è più probabile nasca una nuova pandemia

Il metodo usato da Reuters, tra statistiche e costruzione di molteplici scenari possibili, ha permesso di costruire una mappa dei possibili nuovi eventi epidemici globali. È emerso che le zone più a rischio sono quelle tropicali e in fase di urbanizzazione. In totale 1 persona su 5 sul pianeta vive in aeree ad alto rischio di spillover.

Le zone di rischio identificate sono:

  • il collegamento ferroviario costruito dalla Cina nel sud-est asiatico;
  • India, in particolare nello Stato del Kerala;
  • in Brasile, per colpa della distruzione della foresta pluviale;
  • Africa occidentale.

Nella totalità dei casi analizzati il catalizzatore dell’epidemia non è il comportamento dei pipistrelli, ma il nostro, tra sviluppo incontrollato, riduzione dell’habitat degli animali non-umani e distruzione dello stesso. “La nostra relazione con la natura - dice Jonathan Epstein, veterinario ed ecologo delle malattie presso EcoHealth Alliance - è una relazione pericolosa”.

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