Il numero dei contagi è troppo basso: ecco quanti dovrebbero essere per Crisanti

Martino Grassi

11 Ottobre 2021 - 16:15

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Secondo il microbiologo Andrea Crisanti il numero di contagi è troppo basso se confrontato con quello dei decessi registrati quotidianamente in Italia. Ecco quanti dovrebbero essere davvero.

Il numero dei contagi è troppo basso: ecco quanti dovrebbero essere per Crisanti

Il numero dei contagi in Italia che quotidianamente viene riportato nel bollettino del ministero della Salute è troppo basso se confrontato con il numero dei decessi. È quanto ha affermato Andrea Crisanti, direttore Dipartimento di Microbiologia Molecolare Università di Padova, nel corso di un intervento a 24 Mattino su Radio 24.

Secondo l’esperto, con 30-40 decessi al giorno nel nostro Paese si dovrebbero registrare almeno 15 o 20 mila contagi ogni 24 ore, sottolineando come ci si stia trovando davanti a una “discrepanza ingiustificabile”.

I contagi in Italia sono troppo pochi

“Oggi in Italia abbiamo 30-40 decessi al giorno per Covid e abbiamo un numero ridicolo di contagi, evidentemente c’è una discrepanza ingiustificabile. Sono queste le parole con cui Andrea Crisanti, direttore Dipartimento di Microbiologia Molecolare Università di Padova ha illustrato la situazione epidemiologica nel nostro Paese, sottolineando come “in tutti gli altri paesi d’Europa e del mondo c’è un rapporto di uno a mille rispetto ai numeri dei casi e dei decessi, quindi dovremmo avere anche noi un numero molto più grande di contagi e non si capisce questa situazione”.

Crisanti spiega che per avere una stima del numero dei contagi , in linea di massima è necessario prendere il numero dei decessi, dividerlo per poi e poi moltiplicarlo per 1.000: “quindi avendo tra i 30 e 40 decessi avremmo tra i 15mila e i 20 mila contagiati in Italia”, un numero nettamente superiore di almeno 5 volte rispetto a quello comunicato nei bollettini Covid diramati dal ministero della Salute. A questo punto l’esperto lancia un avvertimento:

“La gente pensa abbiamo 1000 casi, è finito tutto, invece non è finito tutto. Quello che conta è chi fa i tamponi, se noi nel computo mettiamo tutta la gente che si fa il tampone perché deve andare a lavorare, fa il tampone per lasciapassare sociale, è chiaro che li le incidenze sono bassissime. Invece se i tamponi vengono usati, ad esempio per la sorveglianza nelle classi, il risultato è completamente diverso”.

Il green pass è “un’anomalia”

Crisanti affronta poi anche il tema del green pass, definendo la certificazione verde come “un’anomalia”, dato che “la protezione del vaccino per quanto riguarda l’infezione dopo sei mesi, passa dal 95 al 40%. Quindi aver protratto la validità del vaccino da 6 mesi a un anno non ha nulla di scientifico, ma è una misura per indurre la popolazione a vaccinarsi, che comunque precisa l’esperto ha portato ad avere un buon tasso di persone vaccinate.

Per quanto riguarda la possibilità di estendere la validità del tampone rapido a 72 ore Crisanti continua sulla linea dura: Non c’è nulla che giustifichi misure di questo genere perché una persona si può infettare il giorno dopo oppure quando fai il tampone puoi essere ancora infetto a livelli bassi e dopo tre giorni hai una carica pazzesca”.

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