Non bisogna fidarsi delle banche centrali, parola di Dimon (JP Morgan)

Violetta Silvestri

24 Ottobre 2023 - 15:28

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Le banche centrali sono incapaci di prevedere il futuro economico e non ci si deve fidare: questa la conclusione di Jamie Dimon. Perché l’ad di JP Morgan è stato così critico e pessimista?

Non bisogna fidarsi delle banche centrali, parola di Dimon (JP Morgan)

Banche centrali nel mirino di aspre critiche, con l’ad di JP Morgan piuttosto duro nel commentare le capacità di queste prestigiose istituzioni mentre ci si avvicina a nuove riunioni di Bce e Fed.

In un momento così complesso a livello economico e turbolento sul piano finanziario e dei mercati, le banche centrali con la loro politica aggressiva sui tassi di interesse sono sotto i riflettori come mai accaduto.

Mentre l’inflazione è di nuovo minacciata dal rialzo dei prezzi del petrolio, i rendimenti obbligazionari schizzano a livelli record, l’Eurozona si avvicina alla recessione e gli Usa si trovano a gestire deficit e debito in aumento, la fiducia negli strumenti di Fed e Bce per riportare crescita ed equilibrio vacilla.

Intervenendo in un panel al vertice della Future Investment Initiative a Riyadh, in Arabia Saudita, Jamie Dimon ha espresso dubbi sul fatto che le banche centrali e i governi di tutto il mondo possano gestire le ricadute economiche derivanti dall’aumento dell’inflazione e dal rallentamento della crescita globale.

Perché Dimon di JP Morgan non si fida delle banche centrali

Jamie Dimon ha affermato senza giri di parole che, poiché le banche centrali hanno sbagliato al 100% le previsioni finanziarie circa 18 mesi fa, dovrebbero essere più umili riguardo alle prospettive per il prossimo anno.

L’ad di JP Morgan ha osservato che nell’aprile 2022 l’inflazione era all’8,3% e si avvicinava al picco del 9,1% di giugno 2022, sebbene la Federal Reserve americana avesse previsto nel 2021 che l’indice dei prezzi al consumo del 2022 - un indicatore chiave dell’inflazione che tiene traccia di ciò che i consumatori pagano per beni e servizi - si sarebbe collocato tra il 2,5% e il 3%.

Da questa considerazione è arrivato il suo più importante affondo:

“La spesa fiscale è più alta di quanto sia mai stata in tempo di pace e c’è questa sensazione onnipotente che le banche centrali e i governi possano gestire tutta questa roba. Sono cauto su ciò che accadrà l’anno prossimo.”

Ha poi sottolineato che c’è necessità di una “vera leadership” per affrontare le preoccupazioni geopolitiche.

Dimon ha paragonato la situazione odierna a quella dell’economia globale negli anni ’70, con una spesa elevata e molti sprechi, e ha ignorato l’impatto di ulteriori aumenti dei tassi. “Non penso che faccia una grande differenza se i tassi salgono di 25 punti base o più. Se l’intera curva dovesse salire di 100 punti base, preparatevi. Non so se accadrà.”

Inoltre, Dimon ha espresso critiche all’approccio dei politici al cambiamento climatico, paragonando gli sforzi attuali a un gioco di “colpisci la talpa” per sottolineare che non c’è alcuna strategia chiara e che si procede in modo casuale.

“Faremo i progressi di cui abbiamo bisogno, ma sarà più tardi e più lungo di quanto pensiamo a causa della nostra incompetenza di base”, ha aggiunto al riguardo.

Da sottolineare che, nello stesso panel, Ray Dalio, CEO di Bridgewater Associates, ha espresso toni cupi, affermando che le sue prospettive per l’economia globale nel 2024 sono “pessimistiche”, citando diversi rischi come alti livelli di debito pubblico, conflitti e disordini.

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