Nomi vietati in Italia, quali non si possono dare al figlio o alla figlia

Ilena D’Errico

30/11/2023

30/11/2023 - 14:58

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Ecco le regole per sapere quali nomi non si possono dare al figlio o alla figlia, quali sono i nomi vietati in Italia secondo la legge e cosa rischiano i genitori che non rispettano i divieti.

Nomi vietati in Italia, quali non si possono dare al figlio o alla figlia

La scelta del nome da dare a un figlio a una figlia è sicuramente un momento molto importante per i neogenitori, carico di emozione e incertezze. Non esiste un nome giusto né un metodo corretto per sceglierlo, alcuni scelgono in base al significato, altri in omaggio a persone loro care o che stimano, oppure semplicemente in base alla gradevolezza del suono in associazione al cognome.

C’è anche chi aspetta la nascita per scegliere il nome che sembra più appropriato. In ogni caso, i genitori hanno una certa libertà in questa decisione. Nessun altro può interferire con la loro volontà, a meno che violi la legge. In Italia, così come nella maggior parte dei paesi, la legge chiede infatti che i nomi dei nascituri rispettino alcuni semplici divieti, nell’interesse del benessere dei nuovi nati.

Esistono veri e propri nomi vietati (anche se non c’è un elenco preciso, ma per via dei divieti), alcuni presi singolarmente, altri se associati a secondi nomi o cognomi, oltre a una serie di regole per capire di volta in volta quali nomi non si possono dare al proprio figlio o figlia. Ecco tutto quello che c’è da sapere.

Concordanza con il genere biologico

La legge impone che il nome rispetti il genere biologico del neonato o neonata. Così, è vietato dare un nome femminile a un bambino e viceversa. Fanno eccezione a questa regola soltanto i nomi ormai riconosciuti come unisex, tra quelli italiani:

  • Andrea;
  • Celeste;
  • Diamante;
  • Fiore;
  • Felice.

Questo divieto riguarda esclusivamente il primo nome, infatti è ammesso che il secondo nome non rispetti il genere biologico. Ad esempio, il nome Maria – femminile - è molto usato come secondo nome per i bambini.

Omonimia con i familiari

La legge impone che non ci sia omonimia con genitori, fratelli e sorelle in vita. Dato che i bambini possono prendere entrambi i cognomi, bisogna guardare al primo di questi per evitare l’omonimia. Le sorelle con uguale cognome non possono avere lo stesso nome, così come i fratelli.

Le bambine non possono avere il nome della madre se hanno come primo cognome quello materno e i bambini non possono avere il nome del padre se hanno il suo cognome come primo (o unico). Il divieto non vige se il familiare omonimo è deceduto. L’appellativo “Junior”, molto usato negli Stati Uniti, non è ammesso.

Nomi stranieri

I nomi stranieri sono ammessi, ma devono essere trasposti con le lettere dell’alfabeto italiano (che ormai comprende J, K, X, Y e W). Il nome non può essere quindi trascritto con i caratteri dell’alfabeto arabo o cirillico, per esempio.

Ovviamente, sono vietati i nomi con caratteri speciali privi di componenza fonica (come @, & o #). Il nome, anche se straniero, deve comunque rispettare le regole previste.

Cognomi come nomi

È vietato utilizzare come nome un cognome esistente, anche se non il medesimo del nascituro, per evitare confusioni e fraintendimenti.

Quanti nomi

La legge italiana prevede che ogni bambino possa avere un massimo di tre nomi, a prescindere dall’eventuale virgola. I nomi composti con grafia unita, come “Gianmaria” sono calcolati come nomi singoli.

Personaggi storici, di finzione e nomi inventati

Bisogna fare molta attenzione prima di scegliere per un figlio o una figlia il nome di un personaggio storico o di finzione (ad esempio di opere cinematografiche o letterarie) ma anche prima di attribuire nomi inventati (o parole di significato compiuto che non sono dei nomi di persona).

Si fa riferimento ai personaggi più famosi, come Adolf Hitler e Osama Bin Laden, ma non è necessario che siano ricordati con caratteristiche negative. Anche Madame Bovary e Gesù Cristo sono nomi troppo pesanti e incombenti. Bisogna fare attenzione soprattutto in caso di combinazioni con il cognome o secondo nome.

È consentito chiamare il proprio figlio Jack, ma è vietato chiamarlo Jack lo Squartatore. Il divieto vale anche quando si crea un’involontaria associazione con il cognome che può essere motivo di scherno e derisione, come Pizza Margherita o Santa Pazienza.

Tra i nomi vietati, oltre a quelli menzionati, ci sono:

  • Benito Mussolini;
  • Stalin (anche preso singolarmente è sufficiente a richiamare “l’uomo d’acciaio”;
  • Conte Dracula o anche solo Dracula;
  • Madame Butterfly;
  • Moby Dick;
  • Grande Gatsby;
  • Hannibal Lecter;
  • Erin Brockovich;
  • Joey Tribbiani;
  • Stanis Larochelle;
  • Walter White;
  • Laura Palmer;
  • Ajeje Brazorf;
  • Satana;
  • Ken;
  • Pollon;
  • Doraemon;
  • Pokémon;
  • Ikea.

Bisogna tutelare la dignità dei neonati, evitando nomi:

  • Ridicoli;
  • offensivi;
  • che richiamano un handicap;
  • che si riferiscono a condizioni patologiche o private del bambino/a;
  • soprannomi;
  • che ricordano disgrazie o sfortuna nell’immaginario popolare.

Per esempio, sono vietati i nomi “Mercoledì” e “Venerdì” per via dell’associazione con la sfortuna nella cultura popolare.

Anche in caso di nomi inventati e nomi che richiamano paesi, città o colori bisogna prestare molta attenzione. Alcuni nomi, pur essendo estrosi, sono ormai entrati nella comune concezione e sono quindi tollerati, come: Europa, Asia, Chanel, Blu.

Cosa succede in caso di nome vietato

Non c’è alcuna sanzione per i genitori che pongono nomi vietati ai loro figli, ma un accurato meccanismo riparatorio. L’ufficiale di stato civile compie una prima valutazione, decidendo se notificare la registrazione al procuratore della Repubblica.

Quest’ultimo valuta il nome, chiedendo se lo ritiene opportuno una sentenza di rettifica. Di conseguenza, il nome verrà cambiato e sarà necessario rifare i documenti.

C’è da considerare che molto dipende dalla discrezionalità e dalla tolleranza dei soggetti preposti, a meno che il nome violi in modo evidente il buon senso comune. Nei casi più incerti, si potrebbe ottenere l’autorizzazione. Anzi, è proprio con una prima autorizzazione che alcuni nomi sono diventati per l’appunto nomi riconosciuti, come Chanel e Asia.

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