Multa per le madri che non fanno vedere i figli al padre, la sentenza spiegata

Ilena D’Errico

7 Maggio 2025 - 00:14

Il tribunale di Verona multa la madre che impedisce al padre di frequentare il figlio, ma anche il padre che non paga il mantenimento. Come la legge tutela i minori dalla conflittualità.

Multa per le madri che non fanno vedere i figli al padre, la sentenza spiegata

La separazione dei genitori comporta inevitabili disagi per i figli, ma quando si supera il limite di uno scontento fisiologico è importante intervenire tempestivamente. Indipendentemente dalle motivazioni delle parti, la prole deve sempre essere tutelata come priorità assoluta dai genitori e soprattutto non può piegarsi a strumento per far valere l’una o l’altra pretesa. In maniera molto semplicistica, questo è il principio che guida i giudici nelle decisioni di famiglia, come sa molto bene il tribunale di Verona. Con una sentenza storica, ha sanzionato la madre che impediva al padre di vedere il figlio obbligandola a pagare 200 euro per ogni giorno di violazione.

Il padre, vincitore per metà, è stato invece chiamato a rispettare l’obbligo di mantenimento e condannato al pagamento di 100 euro per ogni giorno di inadempimento. Chiaramente, bisogna considerare che non c’era alcuna motivazione valida per queste violazioni, né un potenziale pericolo per il figlio nella frequentazione con il padre, né un’impossibilità oggettiva al pagamento dell’assegno.

È vero che gli obblighi rimangono fino all’eventuale revisione del giudice, ma si tiene pur sempre conto di circostanze straordinarie e prioritarie se presenti e documentabili. In linea di massima, però, bisogna far valere le proprie ragioni nelle aule di tribunale senza arrecare ai figli disagi e malesseri se non necessari a evitare loro un pregiudizio più grave. Scegliere arbitrariamente di impedire il rapporto con l’altro genitore o di interrompere il mantenimento, al contrario, è molto pericoloso.

Multata la madre che non permette al padre di frequentare il figlio

Come anticipato, il tribunale di Verona ha obbligato una madre a pagare 200 euro per ogni giorno di inadempimento, relativamente all’ostacolo posto alla frequentazione del figlio con il padre non collocatario prevista dal tribunale. Contestualmente, il padre dovrà pagare 100 euro per ogni giorno di mancato pagamento dell’assegno di mantenimento. Provvedimenti simili ma per nulla collegati e anzi fa bene ribadire che:

  • il genitore non collocatario deve sempre pagare l’assegno di mantenimento a meno che ci sia una revisione dal giudice;
  • il genitore collocatario non può ostacolare la genitorialità dell’altro né tanto meno il diritto di visita (al di fuori di provvedimenti giudiziari che lo prevedano per la tutela della prole), nemmeno per il mancato mantenimento.

In altre parole, la madre non può impedire al padre di frequentare i figli, tanto meno con la motivazione del mancato mantenimento, un diritto che deve essere esercitato nelle opportune sedi. Di pari passo il padre deve continuare a pagare l’assegno dovuto ai figli (ed eventualmente all’ex), agendo nelle modalità previste dalla legge per esercitare il diritto di visita e tutelare i figli. Ovviamente, vale lo stesso a parti inverse.

Il merito della riforma Cartabia

La riforma Cartabia del rito civile è controversa sotto molti punti di vista, ma non si può negare l’estrema attenzione alla tutela dei minori nei procedimenti di famiglia. Una novità passata in sordina rispetto a cambiamenti più evidenti è quella prevista dall’articolo 473 bis n. 39 del Codice di procedura civile. Questa norma serve precisamente a punire il genitore che arreca un pregiudizio ai figli minori, sia di natura economica che affettiva, o che ostacoli lo svolgimento dell’affidamento e della responsabilità genitoriale.

Il genitore inadempiente può essere ammonito, obbligato a corrispondere all’altro una somma di denaro per ogni giorno di inadempimento (una vera e propria penale), sanzionato con un importo previsto tra 75 e 5.000 euro e anche chiamato a risarcire il danno all’altro genitore o al minore stesso. Il giudice, inoltre, può determinare questi provvedimenti d’ufficio, senza richiesta della parte lesa. Regole che trovano piena applicazione nella decisione del tribunale di Verona, che in maniera impeccabile agisce nello spirito della legge, ossia la tutela del minore.

Nuove regole contro i genitori conflittuali

Presumibilmente, sempre più giudici ricorreranno a questi strumenti per difendere l’interesse prioritario dei figli e limitare le conseguenze dannose della conflittualità genitoriale, un tema a cui la giurisprudenza attuale dedica grande considerazione. Al di là della possibilità di richiedere e ottenere provvedimenti più ampi e severi per la tutela della prole, non si può certo negare che il meccanismo della punizione economica può rivelarsi un mezzo potente per il rispetto delle sentenze (o degli accordi) e di conseguenza dell’interesse dei figli.

Quindi, viene sanzionato chi non paga il mantenimento, ma anche chi non permette al genitore di vedere i figli, ostacola le visite e così via. Attenzione, però, che queste sanzioni sono applicabili anche quando è il genitore stesso a non rispettare le visite e sostanzialmente a non far parte della vita dei figli nella maniera più opportuna. Difficile, tuttavia, trovare un’applicazione di questo genere e non certo perché il diritto di visita e la bigenitorialità non siano diritti prioritari dei figli.

Molto semplicemente, non è possibile obbligare il genitore a trascorrere del tempo con i figli, diversamente da quanto accade per gli obblighi di natura economica. Eventualmente, l’inadempimento può però portare a una revisione del calendario di visita e persino dell’affidamento. Lo stesso accade quando è il genitore collocatario a impedire la frequentazione del figlio con l’altro, in maniera illegittima. La differenza è che la sanzione può in questa ipotesi rivelarsi efficace, obbligando appunto il collocatario ad astenersi da comportamenti che ostacolano le visite.

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