L’inchiesta della Procura di Milano viene raccontata da alcuni come se i fatti fossero già accertati. Ecco perchè.
In queste ultime settimane una certa parte della stampa riferisce giornalmente dell’inchiesta della procura di Milano sulla scalata ad MPS.
Oggi è toccato a nientepopodimeno ché Massimo Giannini. Dalle colonne di Repubblica l’onnipresente commentatore ha sentenziato: “il nuovo porto delle nebbie è la Consob”, il “concerto” tra gli azionisti del Monte, Caltagirone e Delfin è “palese”.
Giannini, che di solito è un veggente (al contrario), a quanto pare, ne sa più della Consob. La stessa Consob che il 15 settembre scorso avrebbe sostenuto che “sulla base delle attività di verifica svolte, non siano sussistenti quegli indizi gravi, precisi e concordanti idonei e necessari per accertare un’azione di concerto tra i soci Delfin, Caltagirone e il Mef attuata anche tramite Mpa, nonché la conseguente sussistenza di un obbligo di Opa su Mps”. Tutto ciò anche considerando i precisi esposti presentati, tra gli altri, dell’ex amministratore delegato di Mediobanca Nagel. In aggiunta, Francesco Gaetano Caltagirone ha appena rinunciato ai poteri di voto nelle assemblee di MPS e Generali per evitare strumentalizzazioni. [...]
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