Modello redditi PF, entro il 28 febbraio 2023 l’invio tardivo

Patrizia Del Pidio

16 Febbraio 2023 - 14:25

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Il termine per presentare il modello Redditi PF è scaduto il 30 novembre, ma c’è ancora tempo fino al 28 febbraio per presentare la dichiarazione in ritardo ma entro i 90 giorni. Vediamo i dettagli.

Modello redditi PF, entro il 28 febbraio 2023 l’invio tardivo

La scadenza di presentazione del modello Redditi PF 2022 era fissata al 30 novembre 2022. Quello che tutti non sanno, però, è che si è ancora in tempo per presentare la dichiarazione senza che questa risulti omessa. Poichè entro i 90 giorni successivi al termine ordinario di presentazione è possibile presentare una «dichiarazione tardiva» del modello stesso.

Se si procede in questo modo si incorre in sanzioni amministrative minime e la dichiarazione non sarà considerata omessa dall’Agenzia delle Entrate. Perchè una dichiarazione presentata oltre il termine ordinario, ma entro 90 giorni dalla scadenza, è considerata tardiva ma non omessa.

Se non si supera la scadenza dei 90 giorni, a partire dalla data del 30 novembre 2022, quindi, non si incorre nel reato di omessa dichiarazione e la dichiarazione sarà, in ogni caso, considerata valida. Vediamo nei prossimi paragrafi, però tutto quello di cui tenere conto in questi casi.

Le scadenze per la dichiarazione PF 2022

La scadenza per l’invio della dichiarazione redditi persone fisiche, prevista per coloro che sono obbligati alla tenuta delle scritture contabili come i detentori di partite Iva, oppure coloro che conseguito redditi nell’anno 2021 e non rientrano nei casi di esonero, era fissata al 30 novembre 2022.

Nel caso in cui non si fosse riusciti ad inviare, per qualsiasi motivo, in tempo la dichiarazione, per i primi 90 giorni dalla scadenza ultima, non verrà considerata omessa ma solo in ritardo.

In questo caso, pur essendo previste delle sanzioni, si eviteranno comunque conseguenze più gravi, come quella del reato di omessa dichiarazione e sanzioni amministrative più pesanti.

Il termine ultimo per l’invio tardivo del modello Redditi PF 2022 è il 28 febbraio dell’anno seguente, quindi il 2023. Superata questa data, invece, tutte le dichiarazioni non pervenute saranno considerate omesse dall’Agenzia delle Entrate.

A poter presentare la dichiarazione tardiva sono:

  • persone fisiche, titolari di partita Iva o meno;
  • enti non commerciali;
  • società cooperative, di capitali, di persone, studi professionali e società fiduciarie;
  • amministrazioni dello stato.

Quando la dichiarazione è omessa

Nel caso in cui un contribuente si dimentichi di presentare la dichiarazione o scelga di non farlo, quando dovuta, questa può venire considerata omessa, a patto che si verifichino alcune specifiche condizioni, come previsto dall’art. 2 del DPR 322/1998.

Precisamente:

  • le dichiarazione presentate entro 90 giorni dal termine ultimo, quindi tardive, sono comunque considerate valide, salvo restando l’applicazione delle sanzioni amministrative per il ritardo;
  • oltre i 90 giorni successivi la scadenza prevista, la dichiarazione risulta omessa.

Quelle inviate all’Agenzia delle Entrate dopo questa data costituiscono comunque titolo per la riscossione delle imposte dovute in base agli imponibili in esse indicati e delle ritenute indicate dai sostituti d’imposta.

Una volta superati i 90 giorni quindi l’interessato potrà comunque presentare la dichiarazione, scelta consigliabile, senza però potersi ravvedere e, quindi, dovendo attendere le sanzioni previste dal Fisco. Non solo, l’omessa dichiarazione può anche avere risvolti penali, ragione in più per presentarla quanto prima, anche se in modalità tardiva.

Come presentare la dichiarazione tardiva

La presentazione e l’invio della dichiarazione redditi PF oltre il termine ultimo, ma comunque in modalità tardiva, può essere fatta in diverse modalità, tutte a disposizione del contribuente.

L’invio, infatti, può avvenire online, sia autonomamente, o attraverso un intermediario. Nel caso in cui si scegliesse di muoversi in autonomia sarà necessario essere in possesso delle credenziali richieste per accedere alle piattaforme dell’Agenzia delle Entrate, come il codice Spid.

Le opzioni a disposizione sono quindi:

  • utilizzando il portale dei servizi messo a disposizione online dall’Agenzia delle Entrate;
  • rivolgersi a un patronato o un Caf per richiedere il supporto;
  • inviare la dichiarazione attraverso un intermediario, come un dottore commercialista.

Oltre a inviare la dichiarazione tardiva bisognerà anche premurarsi di pagare la sanzione pecuniaria attraverso modello F24. Le due operazioni dovranno avvenire contestualmente l’una all’altra. Alla dichiarazione sarà anche necessario allegare il visto di conformità, richiesto anche in caso di invio tardivo.

Sanzioni per la dichiarazione tardiva e ravvedimento

Le sanzioni previste per l’invio tardivo sono, in parte, le stesse dovute in caso di omessa dichiarazione. È sempre dovuta la sanzione amministrativa legata alla presentazione tardiva che parte da un minimo di 250 euro a un massimo di 1000, in misura variabile a seconda anche del fatto che siano dovute o meno imposte.
Inoltre, nel caso in cui fossero dovute delle imposte bisognerà anche andare a pagare una sanzione amministrativa relativa all’omesso versamento, pari al 30% di queste.

Tuttavia, entrambe le sanzioni possono essere pagate in misura minore attraverso l’istituto del ravvedimento operoso, disponibile per chi invia la dichiarazione tardivamente, e invece non attuabile per coloro che la trasmettono oltre il limite dei 90 giorni previsti. Utilizzando il ravvedimento operoso il costo delle sanzioni si abbasserà di molto, diventando quindi più contenuto.

Nello specifico:

  • nel caso in cui non si dovessero delle imposte, è prevista una sanzione ridotta a 25 euro, da pagare utilizzando il codice tributo “8911”, situazione in cui altrimenti la sanzione piena sarebbe stata di 250 euro;
  • in caso di imposte dovute invece, oltre alla sanzione di 25 euro, da pagarsi sempre utilizzando lo stesso codice tributo, si dovranno aggiungere percentuali diverse a seconda del periodo di tempo passato: 0,2% per ogni giorno di ritardo successivo al quattordicesimo, 3% quando la regolarizzazione avviene nei 30 giorni successivi alla scadenza, e 3,75% quando questi vengono superati.

Pur incorrendo in sanzioni, quindi, queste risulteranno essere di entità inferiore rispetto a una situazione di mancato invio. L’invio tardivo, abbinato alla possibilità di avvalersi del ravvedimento operoso, permette quindi di evitare conseguenze più gravi.

Va ricordato che per chi presenta il modello Redditi PF entro il 28 febbraio, e quindi entro i 90 giorni previsti per la presentazione della dichiarazione tardiva, è comunque possibile apporre il visto di conformità. In questo modo si regolarizza l’utilizzo del credito in compensazione per un importo superiore a 15.000 euro.

E per chi non presenta la dichiarazione entro il 28 febbraio 2023?

Per chi non riesca, o non voglia, presentare la dichiarazione neanche entro la data ultima per la tardiva del 28 febbraio, rimane aperta ancora una possibilità. Si tratta della presentazione ultratardiva che va presentata entro il termine dell’invio di quella relativa al periodo di imposta successivo (o comunque prima di un controllo fiscale), ovvero entro il 30 novembre 2023.

In questo caso, però, si rientra nella dichiarazione omessa ma si possono comunque applicare sanzioni ridotte della metà.

In caso di dichiarazione omessa la sanzione applicata è del 120% dell’imposta omessa, ma con dichiarazione ultratardiva si riduce al 60% però con un minimo di 200 euro da pagare comunque.

Se la dichiarazione non prevede il versamento di imposte, invece, la sanzione applicata in misure fissa va da 150 a 500 euro.

Per dichiarazione omessa niente ravvedimento operoso

Va ricordato in questa sede che il ravvedimento operoso non può essere utilizzato in caso di dichiarazione omessa ma solo per quella tardiva. Ma bisogna considerare anche che presentando la dichiarazione ultratardiva, quella entro la scadenza della dichiarazione successiva, le sanzioni sono ridotte della metà ma solo se non è iniziata nessuna tipologia di accertamento da parte dell’amministrazione tributaria.

Esiste, poi, anche la possibilità di non punibilità per il reato di omessa dichiarazione ma solo nel caso che il pagamento delle imposte sia avvenuto e che non siano avvenuti controlli, anche di natura penale.

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