Mini Jobs 2017: ecco cosa sono e come funzionano le alternative ai voucher

Vittorio Proietti

21 Marzo 2017 - 12:34

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Via i voucher, nel 2017 entrano i Mini Jobs. Le nuove proposte del Governo per il mondo del lavoro riguardano lavoro accessorio e contratto a chiamata; ecco tutte le novità.

Mini Jobs 2017: ecco cosa sono e come funzionano le alternative ai voucher

I Mini Jobs potrebbero fare il loro ingresso anche in Italia proprio nel 2017: con un decreto anti rederendum il Governo ha definitivamente abolito i voucher e al loro posto sembrano prospettarsi altre soluzioni.

Per Mini Jobs s’intendono impieghi con contratto part-time solitamente offerti agli studenti lavoratori e che non superano una soglia di orario, né di retribuzione. I modelli europei sono diversi e anche nei paesi più virtuosi i Mini Jobs sono piuttosto discussi.

Tuttavia, il Governo sembrerebbe interessato ad evolvere il contratto a chiamata, più che adottare sistemi in uso in altri paese. L’adeguamento potrebbe beneficiare di un sistema già in uso e ciò renderebbe il distacco dai voucher meno violento.

Vediamo in cosa consistono i contratti a chiamata e i punti in comune con i Mini Jobs.

Mini Jobs 2017: ecco cosa sono e come funzionano

I Mini Jobs consistono in contratti part-time utilizzati per il lavoro accessorio, molto frequentemente associato agli studenti lavoratori. In Italia uno strumento analogo era stato previsto dalla Legge Biagi, che identificava nei voucher il mezzo di pagamento più idoneo.

Il Governo ha però decretato la fine del sistema dei voucher e adesso sembra ipotizzarsi l’uso dei mini jobs a sostituzione dei buoni lavoro. Tramite contratti part-time ad orario ridotto, infatti, i contributi versati dai lavoratori sarebbero pari al lavoro ordinario e questo sarebbe un enorme vantaggio per le casse dello Stato.

I Mini Jobs, infatti, dovrebbero prevedere un impegno orario più contenuto sia per giorni che per ore lavorate, avvicinandosi a ciò che la normativa vigente prevede per i contratti a chiamata. Tali contratti potrebbero fungere da modello o persino essere trasformati.

Mini Jobs e contratto a chiamata: una soluzione possibile

I Mini Jobs potrebbero essere il compromesso o l’evoluzione dei vigenti contratti a chiamata, regolati dal Decreto 276/2003 e definiti anche come lavoro ad intermittenza.

Il contratto a chiamata, infatti, stabilisce un periodo di occupazione assegnato dal datore di lavoro nell’arco del mese o dell’anno, rispettando i limiti imposti dai singoli CCNL e dalla normativa vigente, con la possibilità di annettere anche i giorni festivi.

Il lavoro a chiamata può essere intrapreso solo da soggetti disoccupati di età inferiore ai 25 anni o superiore ai 45, anche in pensione. Il limite del suddetto contratto rispetto all’uso dei voucher sta proprio nel rapporto anagrafico, oltre che nella tipologia lavorativa specifica.

Il contratto a chiamata, infatti, è disponibile solo per le categorie lavorative ascrivibili al lavoro accessorio, di cui elenchiamo brevemente le più comuni:

  • custodi e guardiani;
  • fattorini e magazzinieri;
  • camerieri e lavoratori delle cucine;
  • macchinisti e operatori di trasporto;
  • personale ospedaliero;
  • commessi.

Scorrendo la lista, l’associazione proposta dal Governo appare decisamente più chiara: eliminando il limite anagrafico, i Mini Jobs potrebbero beneficiare della stessa regolamentazione e riempire il vuoto lasciato dai voucher in modo rapido.

Modelli europei di Mini Jobs: come funziona il portale del lavoro

I Mini Jobs sono frequentemente usati in molti paesi europei, tra cui spicca sicuramente la Germania, che ha saputo affrontare la crisi del mondo anche ricorrendo a questo tipo di contratti part-time. Le critiche non sono mancate, soprattutto riguardo alle basse retribuzioni.

I futuri Mini Jobs italiani potrebbero invece ispirarsi al modello francese, che utilizza un portale dove famiglie e lavoratrici come colf e badanti riescono ad entrare in contatto. Il portale garantisce un controllo sulle figure professionali e la possibilità di pagare le prestazioni online in modo del tutto sicuro.

L’ipotesi potrebbe essere vantaggiosa per le casse dello Stato, ma un meccanismo simile richiederebbe comunque ingenti risorse per essere messo in piedi e sarebbe l’INPS a doversene occupare. Ulteriori sviluppi non tarderanno ad arrivare, l’urgenza di una soluzione si fa sentire.

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