Vendite in calo, promozioni inefficaci, consumatori sempre più prudenti: ecco perché McDonald’s sta affrontando la peggiore crisi dai tempi della pandemia.
La guerra dei dazi di Donald Trump ha colpito McDonald’: il simbolo del consumismo americano ha subito una grave battuta d’arresto, registrando un calo del 3,6%.
Il colosso mondiale del fast food sta attraversando uno dei momenti più difficili della sua storia recente. Nel primo trimestre del 2025, la catena ha registrato negli Stati Uniti un netto calo del fatturato, risultando essere il peggior dato da quando il mondo ha affrontato la pandemia di Covid-19.
Questo rallentamento, ampiamente inaspettato, non è frutto di una singola causa, ma il risultato di una combinazione di fattori economici, politici e culturali che stanno cambiando radicalmente il rapporto dei consumatori con il marchio.
Alla base di questo declino si trovano incertezze macroeconomiche, guerre commerciali, promozioni inefficaci e un crescente sentimento di sfiducia verso i brand americani in diversi mercati. Anche la strategia dei “pasti a 5 dollari”, introdotta per attirare clienti con budget limitati, non è riuscita a invertire la tendenza.
A complicare ulteriormente il quadro, si aggiunge la crescente pressione da parte dell’opinione pubblica su temi politici e sociali, come il boicottaggio dei brand percepiti come schierati nel conflitto israelo-palestinese. Ecco cosa sta accadendo alla famosa catena di fast food.
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McDonald è in crisi: l’onda lunga della guerra dei dazi
Il calo del 3,6% nel fatturato registrato da McDonald’s negli Stati Uniti nel primo trimestre del 2025 rappresenta il peggior risultato dalla crisi pandemica. A incidere in modo diretto è stata la diminuzione dei clienti, in particolare tra le fasce a basso e medio reddito, che stanno modificando profondamente le proprie abitudini di consumo.
Gli ingressi nei ristoranti da parte dei consumatori con redditi fino a 45.000 dollari annui sono diminuiti del 10%, e tra coloro che guadagnano tra i 45.000 e i 90.000 dollari, il calo è stato simile. Il risultato è un progressivo svuotamento dei locali, in un contesto in cui nemmeno il marchio più forte del fast food riesce più a garantire numeri stabili.
Una delle cause principali di questa flessione è l’incertezza economica alimentata dalla guerra dei dazi introdotta dall’amministrazione Trump, le cui conseguenze si stanno facendo sentire ancora oggi. Questi dazi, infatti, hanno innescato una reazione a catena di tensioni geopolitiche, soprattutto con la Cina, che hanno colpito la fiducia dei consumatori, già indebolita da inflazione e instabilità internazionale.
Il CEO di McDonald’s, Chris Kempczinski, ha dichiarato che “le tensioni geopolitiche hanno aggravato l’incertezza più di quanto ci aspettassimo”, evidenziando come anche i colossi non siano immuni alle “turbolenze” del mercato globale. Insomma, ciò che Kempczinski vorrebbe dire è che anche McDonald’s sta pagando il prezzo di un’economia americana sempre più fragile, considerando che il debito pubblico aumenta e gli Stati Uniti devono solo alla Svizzera 300 miliardi di dollari.
Il calo si inserisce in un trend più ampio che coinvolge anche altri brand del food & beverage, come Starbucks e KFC, che hanno registrato risultati negativi simili, a conferma di un cambiamento profondo nei comportamenti di spesa.
McDonald in crisi: il boicottaggio dei consumatori
Se da un lato l’economia incerta contribuisce alla crisi di McDonald’s, dall’altro gioca un ruolo fondamentale il crescente distacco emotivo e culturale dei consumatori verso il marchio. Le promozioni lanciate per contrastare la crisi, come il “pasto a 5 dollari” e le collaborazioni con film e gadget da collezione, non stanno producendo gli effetti sperati. I consumatori, sempre più sensibili alla qualità e alla provenienza del cibo, non si lasciano più conquistare facilmente dalle offerte low-cost.
In molti, davanti a un budget familiare più ristretto, preferiscono cucinare a casa o, quando decidono di mangiare fuori, orientarsi su opzioni percepite come più salutari o autentiche.
Un altro elemento chiave è il cambiamento dell’opinione pubblica internazionale nei confronti dei brand americani. Secondo recenti sondaggi condotti dalla stessa McDonald’s, in Paesi come il Canada e l’Europa settentrionale è aumentato dell’8-10% il sentimento anti-americano. Sebbene il giudizio sul marchio McDonald non sia crollato, molti consumatori hanno dichiarato l’intenzione di ridurre l’acquisto di prodotti di marchi statunitensi, segnando una disaffezione crescente.
Inoltre, McDonald’s è stata coinvolta nelle campagne di boicottaggio in diversi Paesi per il suo sostegno a Israele nel genocidio in corso a Gaza. Il danno d’immagine è ancora vivo e dimostra come la geopolitica influisca sempre di più sui consumi. La sfida per McDonald’s, ora, è riconquistare la fiducia di consumatori sempre più esigenti, informati e critici. Una missione tutt’altro che semplice per un marchio che per decenni ha rappresentato l’idea stessa del pasto veloce ma poco salutare.
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