Maternità in busta paga 2023, quanto spetta di stipendio e come viene pagata

Simone Micocci

17 Febbraio 2023 - 16:35

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Quanto spetta di stipendio durante la maternità? Solitamente l’80%, ma è possibile che il contratto collettivo preveda un’integrazione a carico dell’azienda.

Maternità in busta paga 2023, quanto spetta di stipendio e come viene pagata

Durante il congedo obbligatorio di maternità, come pure nel caso d’interdizione anticipata per gravidanza a rischio, la lavoratrice ha diritto a una retribuzione sostitutiva che a seconda dei settori può essere più o meno uguale all’ultimo stipendio percepito.

Se considerassimo solamente l’indennità di maternità riconosciuta dall’Inps la busta paga ne risulterebbe di sicuro più bassa visto che l’Istituto durante la gravidanza riconosce solamente un 80% dello stipendio percepito; tuttavia, ci sono contratti collettivi che obbligano il datore di lavoro a farsi carico di un’integrazione, facendo sì che lo stipendio percepito negli ultimi mesi di gravidanza e nei primi mesi successivi al parto non si discosti da quanto accreditato nei periodi lavorati.

Per rispondere alla domanda su quanto spetta in busta paga durante la maternità - dubbio che accomuna tutte le lavoratrici curiose di sapere a quanto ammonterà lo stipendio così da poter rivedere il proprio bilancio familiare - bisogna quindi partire da quanto di regola riconosce l’Inps, indipendentemente dal settore d’impiego, per poi guardare ai singoli contratti collettivi per capire se eventualmente sono previsti dei trattamenti integrativi a carico del datore di lavoro.

Quanto spetta d’indennità di maternità Inps

Nei 5 mesi di maternità obbligatoria, come pure in eventuali periodi d’interdizione anticipata per gravidanza a rischio, l’Inps si fa carico di un’indennità pari all’80% della retribuzione media globale giornaliera che viene calcolata sulla base dell’ultimo periodo di paga (solitamente l’ultimo mese lavorato) immediatamente precedente l’inizio del congedo.

Nel dettaglio, per “retribuzione media globale giornaliera” va inteso l’importo che si ottiene dividendo per 30 l’importo totale della retribuzione del mese precedente a quello nel corso del quale ha avuto inizio il congedo. Nell’importo preso in considerazione per il calcolo dell’indennità vanno aggiunti anche il rateo della tredicesima più altri premi, mensilità, o trattamenti accessori eventualmente erogati.

Prendiamo come esempio una lavoratrice in maternità da febbraio 2023, con busta paga a gennaio di 2.000 euro: la retribuzione media globale è pari a 66,66 euro giornalieri. Ne risulta che per ogni giorno coperto da indennità di maternità le spettano 53,33 euro.

Cosa prevedono i singoli Ccnl

Come anticipato, però, non è detto che durante l’astensione per maternità spetti solamente la relativa indennità a carico dell’Inps. A questa, infatti, potrebbe aggiungersi un’integrazione a carico dell’azienda che andrebbe così ad aumentare lo stipendio.

Tale possibilità è rimandata alla contrattazione collettiva: è negli accordi nazionali, infatti, che si parla d’integrazione dello stipendio durante la maternità. Ad esempio, nel Ccnl commercio si legge che per i 2 mesi precedenti la data presunta del parto, come pure nel periodo che intercorre tra la data presunta del parto e il parto stesso, il datore deve farsi carico dell’integrazione dell’indennità Inps fino al 100% della retribuzione mensile netta. Non viene riconosciuta alcuna integrazione, invece nei 3 mesi successivi al parto.

Nel Ccnl Turismo, pubblici esercizi, ristorazione collettiva e commerciale, alberghi sottoscritto da Conflavoro e Confsal, invece, viene lasciata al datore di lavoro la possibilità di decidere se integrare la busta paga fino a riconoscere il 100% di stipendio nel periodo di maternità.

E ancora, il Ccnl Studi professionali, centri elaborazione dati, consulenti tributari e tributaristi, sempre sottoscritto da Confsal, stabilisce che per le sole festività cadenti nel periodo di assegna obbligatoria per gravidanza e puerperio la lavoratrice ha diritto a un’indennità integrativa a carico del datore di lavoro, così da raggiungere complessivamente il 100% della retribuzione giornaliera, comprensiva di eventuali superminimi.

Nel Ccnl metalmeccanici, invece, alla lavoratrice assente nei 5 mesi di congedo va sempre riconosciuta l’intera retribuzione globale, quindi il restante 20% è a carico del datore di lavoro.

Ricapitolando, l’80% dello stipendio è sempre garantito; per scoprire poi se spetta altro bisognerà consultare il contratto collettivo di riferimento.

Come viene pagata la maternità

Per quanto riguarda le modalità, e tempistiche, di pagamento dello stipendio, durante la maternità non ci sono cambiamenti per la dipendente. Generalmente, infatti, è comunque il datore di lavoro ad anticipare l’indennità Inps in busta paga, eccetto per:

  • lavoratrici stagionali;
  • operaie agricole (salva la facoltà di anticipazione dell’indennità, da parte del datore di lavoro, in favore delle operaie agricole a tempo indeterminato);
  • lavoratrici dello spettacolo saltuarie o a termine;
  • lavoratrici addette ai servizi domestici e familiari (colf e badanti);
  • lavoratrici disoccupate o sospese;
  • lavoratrici assicurate ex Ipsema dipendenti da datori di lavoro che non hanno scelto il pagamento delle indennità con il metodo del conguaglio Ca2g.

A queste l’indennità viene pagata direttamente dall’Inps, con bonifico postale o accredito su conto corrente bancario o postale.

In tutti gli altri casi, invece, la lavoratrice riceverà lo stipendio con le stesse modalità, e scadenze, del mese immediatamente precedente all’inizio del congedo. L’unica differenza, eccetto laddove ne risulti un’integrazione fino al 100% a carico dell’azienda, riguarderà appunto l’importo, più basso rispetto ai mesi lavorati.

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