Mascherine fai da te e sartoriali: quando rischiano il sequestro

Antonio Cosenza

14 Dicembre 2020 - 13:59

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Mascherine sartoriali: rischio sequestro se inducono il cliente all’errore. La dicitura riguardante la mancanza del dispositivo CE deve essere presente già all’esterno della confezione.

Mascherine fai da te e sartoriali: quando rischiano il sequestro

Mascherine fai da te, destinate alla vendita, attenzione al sequestro: dalla Cassazione viene fatta chiarezza su quando queste possono essere ritirate dal commercio.

Con lo scoppio della pandemia e l’obbligo di indossare la mascherina in ogni circostanza, sono molte le attività che si sono dedicate alla produzione di questi dispositivi. Molte le industrie sartoriali che si sono specializzate nella produzione di mascherine “alla moda da mettere sul mercato. La vendita di queste mascherine non è vietata, ma è importante che venga fatta chiarezza immediata sulla loro utilità.

A tal proposito, la Cassazione si è espressa in merito alla vicenda che ha riguardato il sequestro di oltre 13 mila mascherine presentate come filtranti pur non essendo tali. Una vicenda che serve per dare utili indicazioni a coloro che in questi mesi si sono dedicati alla produzione di mascherine sartoriali e non vogliono rischiare che vengano sequestrate dalle autorità.

Mascherine sartoriali: cosa devono avere per non rischiare il sequestro

In questi mesi molte attività hanno allargato il loro business dedicandosi alla vendita - e in alcuni casi anche alla produzione - di mascherine sartoriali. Mascherine dedicate alle vendita indicate come filtranti, utili alla protezione individuale e riutilizzabili, ma spesso prive del marchio CE e di conseguenza non catalogabili come presidi medici.

Queste mascherine si possono comunque vendere, ma a delle condizioni. Prima di capire di quali si tratta facciamo un passo indietro e analizziamo il caso di specie affrontato dalla Corte di Cassazione.

La suprema Corte ha analizzato la vicenda di oltre 13 mila mascherine per le quali è stato disposto dalle autorità il sequestro cautelare in quanto presentate come filtranti ma non effettivamente tali poiché non riconosciute come presidi medici. Il sequestro cautelare è stato confermato dal Tribunale del riesame, il quale ha giustificato il provvedimento spiegando che il reato di tentata frode in commercio dipende dal fatto che solamente aprendo la confezione della mascherina veniva accertata la mancanza del marchio CE e di conseguenza che non si tratta di un dispositivo di protezione individuale né di un presidio medico.

Inutile la giustificazione del ricorrente, il quale ha ribadito di aver seguito le indicazioni contenute dal Decreto Cura Italia, nel quale è presente una norma che consente - fino alla cessazione dello Stato d’emergenza - di utilizzare mascherine filtranti prive di marchio CE, ma a condizione che ne venga garantita la sicurezza.

Una vicenda che ci dà delle indicazioni importanti per evitare che la vicenda descritta dal caso di specie possa ripetersi per tutti quelle attività che in questi mesi si sono dedicate alla produzione di mascherine sartoriali. Vediamo quale deve essere la condizione che queste devono soddisfare per non rischiare il sequestro per frode.

Mascherine sartoriali: cosa devono avere per non rischiare il sequestro

La sentenza della Cassazione con la quale è stato respinto il suddetto ricorso, fa chiarezza su cosa devono avere le mascherine affinché possano essere vendute.

Affinché i clienti possano essere davvero consapevoli di acquistare prodotti di sartoria e non dei dispositivi medici, infatti, è necessario che l’indicazione riguardo al fatto che queste sono prive di marchio CE - e di conseguenza che non si tratta di presidi sanitari - deve essere leggibile già all’esterno della confezione.

Diversamente vi è il rischio di sequestro delle mascherine “fai da te”.

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