Dalla nota vicenda di Raoul Bova nasce un’idea: il deposito del marchio “Occhi spaccanti". L’obiettivo è evitare l’uso indiscriminato di questa espressione diventata virale.
Dopo lo scandalo del tradimento di Raoul Bova nei confronti della compagna, scatta l’idea. Il noto attore ha chiesto il riconoscimento del marchio “Occhi spaccanti”, ma si può chiedere la registrazione come marchio di una frase? Quali sono i risvolti e i diritti che nascono dalla registrazione?
In quali casi si può chiedere la registrazione di un marchio? Quali sono i requisiti per depositare una frase e farla diventare un marchio distintivo?
Ecco le regole del Codice della Proprietà Industriale e Intellettuale (CPI), decreto legislativo 30 del 2025 e successive modifiche.
La vicenda: come si arriva a registrare il marchio “occhi spaccanti?”
Il noto attore Raoul Bova nelle settimane scorse è stato vittima di un brutto ricatto. Le conversazioni tra lui e la modella Martina Ceretti sono state rese note, ma non solo, prima di rendere pubbliche tali frasi sembra che l’attore sia stato minacciato.
A parte tutti i reati che potenzialmente possono essere in questa vicenda, tra cui la pubblicazione di fatti coperti da privacy, uso illecito di intercettazioni, tentativi di estorsione, c’è un risvolto strano.
Le frasi intercettate e pubblicate sono diventate virali sui social con un danno notevole all’attore e alla sua famiglia. La compagna Rocio Morales ha, infatti, chiesto l’affido esclusivo delle due figlie e il mantenimento. In questa vicenda l’avvocata di Raoul Bova è Bernardini De Pace.
Una vicenda bruttissima, ai limiti dello squallore, come in ogni caso di ricatto, che dovrebbe far porre a tutti l’interrogativo su quanto oltre ci si possa spingere nel tentare a tutti i costi di conoscere la vita privata dei vip.
leggi anche
È legale utilizzare l’audio di Raul Bova?

Quali diritti nascono dalla registrazione del marchio?
Al fine di tentare di arginare il fenomeno, l’avvocata di Raoul Bova tenta una strada particolare. L’avvocata Michela Carlo, sempre dello studio Bernardini De Pace, ex suocera di Raoul Bova, ha pensato di chiedere al MIMIT (Ministero delle Imprese e del Made in Italy) la registrazione del marchio, anzi, si tratta di due marchi “Occhi spaccanti” e “Buongiorno essere speciale, dal sorriso meraviglioso e dagli occhi spaccanti”.
In questo modo le frasi non potranno essere riprodotte e diffuse in video, ma anche su magliette, spot pubblicitari e tutto ciò che può rientrare nell’ampio raggio del branding. Insomma, non si sta tentando di depositare un marchio per creare una linea di abbigliamento esclusivo o altro, ma solo per tutelare soprattutto la famiglia, o le famiglie, di Raoul Bova dall’uso continuo e improprio. Nel caso in cui la registrazione del marchio fosse accettata, si avrà un uso esclusivo della frase, o espressione, con sanzioni per uso improprio.
A questo punto però ci chiediamo: si può registrare un marchio che altro non è se non una frase? Quali sono i requisiti previsti dal MIMIT?
I requisiti per registrare un marchio
In base al Codice della proprietà industriale/intellettuale (articoli 12, 13 e 14) Un marchio per essere registrato deve avere 3 requisiti:
- novità;
- liceità;
- capacità distintiva.
Ora facciamo caso Raoul Bova voglia creare una rete in franchising di panini e chiamarla “Occhi spaccanti”… sicuramente la commissione tecnica che esamina la domanda valuta se “Occhi spaccanti” sia già stato usato da qualcuno. In base al CPI il marchio rappresenta “novità” nel caso in cui non sia già stato usato in precedenza, ma non deve comprendere segni divenuti di uso comune nel linguaggio corrente o negli usi costanti del commercio.
In secondo luogo, si può dire che registrare “Occhi spaccanti” sia lecito? La normativa prevede che l’uso sia lecito se non contiene segni contrari alla legge, all’ordine pubblico e al buon costume, stemmi o altri segni protetti da convenzioni internazionali.
Il concetto di liceità comprende anche il concetto di verità, quindi il marchio non deve essere ingannevole. Di sicuro non costituisce offesa per nessuno, non si tratta di una frase blasfema...non sembra abbia profili di illiceità.
Infine, deve essere valutata la capacità distintiva e, purtroppo, volenti o nolenti, anche con disappunto di Raoul Bova, la frase, nella versione breve e in quella completa, ha acquisito in breve tempo capacità distintiva.
L’istanza per il deposito di un marchio ha un costo, ma si può dire che nel caso in oggetto è irrisorio rispetto all’interesse da tutelare.
Validità temporale del marchio registrato
Deve essere sottolineato che una volta registrato il marchio, lo stesso non deve per forza essere utilizzato per un’attività imprenditoriale o per cederlo a terzi, può restare fermo lì. Insomma, Raoul Bova potrebbe anche non avviare mai un’attività con questo marchio.
La registrazione del marchio ha una validità temporale: il marchio d’impresa è valido per dieci anni e può essere rinnovato indefinitamente per periodi di ulteriori dieci anni, con apposite domande. Mentre il periodo di protezione del disegno o modello dura 5 anni a decorrere dalla data di presentazione della domanda e può essere rinnovata, pagando la tassa di mantenimento in vita, per 4 quinquenni, fino a un totale massimo di 25 anni.
© RIPRODUZIONE RISERVATA