La minaccia del missile intercontinentale RS-26 Oreshnik è realtà. Anche se la Russia non sembra aver interesse ad attaccare l’Italia, facciamo qualche ipotesi.
Il missile intercontinentale RS-26 Oreshnik rappresenta una delle armi più letali nella recente strategia militare russa. Con una velocità di 12.250 km/h e una gittata intercontinentale di oltre 5.500 km, questo “mostro” da 36 tonnellate è stato progettato per colpire rapidamente i principali obiettivi europei. Nonostante la retorica ufficiale di Vladimir Putin lo classifichi come un missile a medio raggio, la sua capacità di colpire obiettivi a lungo raggio è innegabile. Come se non bastasse, si aggiunge un ulteriore dettaglio: l’RS-26 è in grado di raggiungere velocità ipersoniche, rendendolo quasi impossibile da intercettare con i sistemi di difesa attualmente in uso in Europa.
Secondo le informazioni inserite in una mappa diffusa da Mosca, ecco i tempi di volo verso alcune città europee chiave:
- Parigi: 17,2 minuti
- Londra: 17,7 minuti
- Kiev: 5,5 minuti
- Bucarest: 9,4 minuti
- Ramstein (base USA-NATO in Germania): 15 minuti
- Alexandroupolis (Grecia): 10,5 minuti
Si capisce subito che il missile avrebbe la capacità di raggiungere rapidamente obiettivi strategici in Europa, complicando notevolmente le possibilità di difesa. Le basi militari e le capitali dei Paesi NATO sono chiaramente nel mirino del Cremlino, in quello che appare come un chiaro messaggio intimidatorio.
Quanto tempo ci vorrebbe per raggiungere Roma?
La mappa russa (dal sito pronews.com) non menziona Roma. Tuttavia, con qualche calcolo, è possibile stimare il tempo di volo utilizzando la velocità del missile e le distanze note. Alexandroupolis, ad esempio, si trova a circa 2144 km da Mosca e viene raggiunta in 10,5 minuti. Roma, invece, dista circa 2375 km dalla capitale russa. Con una velocità di 12.250 km/h, il missile impiegherebbe circa 11,6 minuti per colpire la capitale italiana.
Oltre a Roma, un obiettivo strategico fondamentale in Italia è la base NATO di Solbiate Olona, situata nella regione Lombardia. La distanza da Mosca è di circa 2170 km, leggermente inferiore a quella di Alexandroupolis. I calcoli indicano che il missile impiegherebbe circa 10,6 minuti per raggiungere questa base, rendendola un bersaglio particolarmente vulnerabile.
Contesto geopolitico e reazioni
L’impiego dell’Oreshnik rappresenta una chiara escalation nella strategia militare russa. Secondo analisti militari, questa mossa è una risposta diretta alle azioni percepite come ostili da parte dei Paesi NATO nei confronti della Russia. Vladimir Putin ha giustificato lo sviluppo di missili come l’RS-26 affermando che è necessario per “difendere gli interessi strategici” del Paese.
La capacità del missile di colpire velocemente e con precisione è vista come una grave minaccia dai Paesi NATO. Il Regno Unito, insieme ad altri membri dell’Alleanza Atlantica, ha convocato riunioni di emergenza per discutere le implicazioni di questa nuova arma. La velocità ipersonica dell’Oreshnik, superiore a Mach 11, pone serie sfide ai sistemi di intercettazione europei, evidenziando la necessità di aggiornamenti tecnologici e un maggiore coordinamento tra gli alleati. In particolare, Alexandroupolis è considerata un obiettivo prioritario per la Russia, poiché ospita una base di rifornimento chiave per le forze statunitensi in Europa e nel sud dell’Ucraina. Questa vulnerabilità delle basi NATO mette in discussione la capacità dell’Alleanza di rispondere rapidamente a un attacco ipersonico.
La «Guerra Totale»
In scienza politica, il concetto di “guerra totale” si riferisce a un conflitto che coinvolge non solo gli eserciti ma anche la popolazione civile, le infrastrutture e l’intera capacità economica di una nazione. Il concetto di è stato elaborato da vari teorici. Carl von Clausewitz, teorico della guerra, ha descritto questo tipo di conflitto come un’estensione naturale della politica: quando la diplomazia fallisce, la guerra diventa il mezzo ultimo per perseguire gli obiettivi strategici di uno Stato. Anche il teorico italiano Giulio Douhet ne parla: ha ampliato l’idea introducendo il concetto del dominio totale anche nei cieli, sottolineando il ruolo strategico dell’aviazione nelle guerre moderne.
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Infine, nel XX secolo, storici e analisti come Michael Howard e Hew Strachan hanno discusso l’applicazione del concetto nei conflitti globali, evidenziando come le guerre totali siano caratterizzate dall’annullamento dei confini tra combattenti e civili, trasformando ogni elemento della società in una risorsa bellica.
Siamo ancora in Guerra Fredda?
Parlarne in relazione alla Russia contemporanea non è un’esagerazione. L’uso di missili ipersonici come l’Oreshnik dimostra come Mosca non si limiti al confronto militare tradizionale, ma sia pronta a sfruttare ogni leva strategica per rafforzare il suo ruolo geopolitico. Questa dinamica richiama l’urgenza di analizzare le nuove sfide di un mondo in cui il residuo dei blocchi della Guerra Fredda è visibile, ma non esaustivo.
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Quindi, sebbene esistano ancora tracce dei due blocchi contrapposti, lo scenario attuale è profondamente mutato: ci troviamo in un mondo multipolare e dinamico, dove nuove potenze regionali competono per il controllo. In questa complessità, è fondamentale per l’Italia comprendere il proprio ruolo e posizionarsi strategicamente per affrontare un futuro sempre più incerto. La mappa russa degli obiettivi non è solo una minaccia, ma un invito a riflettere: siamo pronti per un mondo che continua a voler scegliere la forza invece della diplomazia?
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