L’UE punta a ridurre la dipendenza dalle materie prime critiche con 47 progetti strategici su estrazione, raffinazione e riciclo, coinvolgendo 13 Paesi, tra cui l’Italia. La MAPPA.
L’Unione Europea sta avviando il processo per porre fine alla dipendenza dai Paesi terzi per l’approvvigionamento di materie prime strategiche e terre rare, necessarie per la sua industria e per la transizione verde della sua economia. Il ritardo con cui si muove l’UE è notevole, ma i piani appaiono audaci. Riusciremo a vincere la sfida?
Il piano dell’UE per potenziare le miniere di materie prime
Di fronte alle crescenti tensioni geopolitiche e all’incertezza economica, l’Unione Europea sta cercando di inserirsi in un percorso che azzeri, o quantomeno riduca, la sua forte dipendenza dai produttori di materie prime rare e di terre rare provenienti da Paesi terzi.
Vi è soprattutto una chiara volontà di ridurre la dipendenza dalla Cina. I piani per aumentare estrazione, lavorazione e riciclaggio di materie prime strategiche sul suolo europeo mirano a rendere le catene di approvvigionamento autosufficienti in caso di crisi e instabilità.
A tal fine, la Commissione Europea, a fine marzo, ha pubblicato un elenco speciale di 47 progetti prioritari e strategici, idonei a ricevere finanziamenti. È la prima volta che l’UE semplifica le procedure di autorizzazione ai sensi del Critical Raw Materials Act (CRMA), entrato in vigore nel maggio 2024. Il maggior numero di progetti è dedicato al litio, mentre i materiali strategici come le terre rare, senza i quali non esiste una transizione verde, sono in minoranza.
La legge fissa obiettivi ambiziosi: entro il 2030, l’UE mira a soddisfare il 10% della sua domanda di estrazione di materie prime, il 40% di quella di lavorazione e il 25% di quella di riciclo delle materie prime critiche all’interno dei suoi confini.
L’obiettivo principale del CRMA è quello di ridurre il processo di approvazione delle miniere a 27 mesi, un miglioramento drastico rispetto all’attuale scadenza decennale. Tuttavia, la Commissione Europea assicura che le procedure accelerate non comprometteranno gli standard ambientali né il coinvolgimento del pubblico, limitandosi a ridurre la burocrazia.
La realizzazione di questi piani richiederà investimenti sostanziali, stimati in quasi 30 miliardi di euro e i finanziamenti saranno erogati da canali UE, tra cui la Banca Europea per gli Investimenti e i fondi di sviluppo regionale.
Un’attenzione particolare è rivolta alla promozione della produzione di batterie per rafforzare l’autonomia strategica dell’Europa. Ma le sfide persistono. Il recente fallimento del produttore svedese di batterie Northvolt è un monito preoccupante degli ostacoli che si prospettano.
La mappa e il ruolo dell’Italia
Le iniziative sono distribuite in 13 Paesi membri, tra cui Italia, Francia, Germania e Spagna. I progetti riguardano 14 materie prime fondamentali, tra cui l’alluminio per i pannelli solari, il rame per le reti elettriche, litio e nichel per le batterie, oltre alle terre rare impiegate nei magneti.
I progetti si suddividono in tre categorie:
- 25 sono dedicati all’estrazione (come quello svedese di LKAB sulle terre rare),
- 24 alla raffinazione (tra cui l’impianto di Sandouville, in Francia, focalizzato sui materiali per batterie),
- 10 al riciclo. Di questi ultimi, ben quattro si trovano in Italia.
Ceccano (Lazio) – Qui si trova l’impianto INSPIREE, realizzato da Itelyum, che si occupa del recupero di terre rare, in particolare neodimio, praseodimio e disprosio, dai magneti presenti in motori elettrici e hard disk. Attraverso un processo di disassemblaggio e trattamento idrometallurgico, l’impianto punta a estrarre fino a 500 tonnellate l’anno di ossalati di terre rare.
Rosignano (Toscana) – Solvay Chimica Italia ha avviato l’Alpha Project, un’iniziativa focalizzata sul recupero dei metalli del gruppo del platino: platino, palladio, rodio, rutenio, iridio e osmio. Questi metalli trovano impiego anche negli elettrolizzatori per la produzione di idrogeno. L’amministratore delegato del gruppo belga, Philippe Kehren, ha annunciato la realizzazione di un impianto interno per il recupero del palladio e la produzione di catalizzatori.
Cadoneghe (Veneto) – La startup Circular Materials ha sviluppato il progetto RECOVER-IT, che permette di recuperare rame, nichel e metalli del gruppo del platino dalle acque reflue industriali tramite una tecnologia proprietaria. L’azienda punta ad espandersi con altri cinque impianti in Europa (Francia, Germania, Spagna, Polonia) e un secondo sito in Italia entro il 2026, con l’obiettivo di recuperare fino a 3.000 tonnellate annue di rame e nichel.
Portovesme (Sardegna) – Qui Glencore, multinazionale anglo-svizzera, mira a riconvertire parzialmente un vecchio impianto per zinco e piombo per il recupero di litio e altri metalli dalle batterie esauste. Tuttavia, il progetto è attualmente in una fase di stallo: nel novembre 2023, Glencore ha annunciato la sospensione dei piani a causa delle incertezze legate alle autorizzazioni e ai contrasti con le autorità locali.
Obiettivi ambiziosi
L’impegno europeo appare elevato. L’UE è assai indietro in questo settore. Attualmente solo l’1% delle terre rare viene lavorato in Europa, mentre gli obiettivi del Critical Raw Materials Act mirano a raggiungere il 40% entro il 2030. Difficile che ciò possa essere possibile in così poco tempo.
Sarà necessario un grande sforzo anche nel campo del riciclaggio, poiché attualmente nell’UE viene riciclato meno dell’1% dei magneti permanenti (realizzati con leghe di terre rare), mentre il suo obiettivo punta al 25%.
La Cina, ad oggi, fornisce quasi il 100% delle terre rare di cui l’Europa ha bisogno. Pechino ha una forte presa sul mercato dei magneti e, di conseguenza, anche sulla prevista transizione ecologica dell’Unione Europea.
L’indipendenza europea nel settore non è ancora raggiungibile. Ma è positivo che questi progetti stiano iniziando a risolvere problemi che non possono essere risolti dall’oggi al domani. Uno dei problemi è la lungaggine delle procedure per l’apertura delle miniere, spesso ostacolata da chi abita nei loro pressi. Il tentativo di indipendenza europea nel settore degli elementi rari - l’insieme di metalli rari e terre rare - comporta anche un degrado ambientale, che si verifica con l’apertura di ogni nuova miniera. Tuttavia, grazie alle normative più severe, l’impatto ambientale sarebbe molto più limitato in Europa che nel resto del mondo.
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