Manovra 2023, la prudenza di Meloni è una scelta vincente?

Vincenzo Caccioppoli

23 Novembre 2022 - 11:24

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La manovra su cui il Governo ha trovato un’intesa appare ai più troppo prudente. E se fosse una scelta di responsabilità e, di conseguenza, vincente?

Manovra 2023, la prudenza di Meloni è una scelta vincente?

È innegabile che l’appuntamento con la manovra di bilancio 2023 fosse uno dei più attesi da parte del governo Meloni, che in campagna elettorale, come spesso accade, aveva snocciolato (soprattutto da parte di lega e Forza Italia) una serie di provvedimenti che dovevano fare i conti con un bilancio pubblico in grande sofferenza. Non a caso, la futura premier era apparsa in campagna elettorale molto prudente, ben sapendo che la situazione economica generale e i conti pubblici lasciavano poco spazio ai voli pindarici.

I partiti all’opposizione avevano fondato gran parte della loro campagna elettorale avvertendo che, in caso di vittoria di centrodestra, si sarebbe rischiato il default e una tempesta finanziaria contro il nostro Paese. Ma dopo il varo della manovra - definita dal sottosegretario alla presidenza del consiglio, Giovan Battista Fazzolari «responsabile» - forse i critici dovranno ricredersi. Il governo di centrodestra ha mostrato un’attenzione e una prudenza che raramente si è vista in altri governi politici, soprattutto a pochi giorni da un’elezione stravinta, anche a costo di rischiare la perdita di consenso.

Erano tante le promesse fatte, come quella sul reddito da cancellare, sulla flat tax da allargare ulteriormente, le pensioni, le accise sulla benzina. Tante, troppe, per poterle soddisfare tutte. Il governo ha optato per puntare sulle emergenze, come quella legata alle bollette, a cui sono stati destinati i due terzi della legge, e su quelle misure che in questo momento potevano comunque dare sollievo a tanti cittadini in difficoltà senza però aggravare eccessivamente il bilancio dello Stato. Alla fine, pur tra fibrillazioni e accese discussioni, si è riusciti a trovare una quadra che potesse soddisfare tutti. Il risultato è quello di una manovra prudente che non interviene in maniera decisa sul reddito di cittadinanza, capendo bene quali effetti potrebbe provocare in questo momento un stop tout court, anche se questo ha rappresentato uno dei cavalli di battaglia della campagna elettorale della premier, e che - come sottolinea Fazzolari- potrebbe anche avere effetti sul consenso.

«Non abbiamo la preoccupazione della ricerca del consenso», ha dichiarato, aggiungendo che: «Sentiamo il peso della responsabilità e facciamo quello
che ci sembra utile. E riformare il Reddito di cittadinanza vuol dire togliere una pessima misura che funziona male come contrasto alla povertà, non serve per trovare un lavoro e si presta a molti abusi. Insomma, una misura sbagliata. Se
se avessimo il pensiero di chi ci critica avremmo avuto una vita più serena
».

Allo stesso modo si è ragionato sulla flat tax, sulle pensioni e sull’Iva per beni di prima necessità. E i mercati hanno certamente apprezzato tali scelte (lo spread è in discesa ben sotto i 200 punti base) che appaiono anche coraggiose, proprio perché rischiano di erodere consenso. Come la misura per le bollette, considerata troppo esigua, senza spiegare come fare a trovare i circa 100 miliardi di euro che servirebbero. Quello che esce da questa manovra è l’idea di un percorso che dovrà essere compiuto, secondo gli auspici della premier, in cinque anni e che non può prescindere da un atteggiamento prudente e misurato in un momento così difficile per il Paese.

Sulle pensioni, sul cuneo fiscale, sulle famiglie sono state approntate misure che potranno e dovranno essere riviste e migliorate negli anni a venire, perché l’oggi non lasciava spazio a misure più espansive. Quante volte si è criticato il governo per il classico assalto alla diligenza in occasione di ogni Legge di Bilancio? In questo caso sembra che tutto sia avvenuto senza lasciare adito alle solite critiche dell’imprudenza e incoscienza della politica con i conti pubblici. Il rischio di allargare troppo i cordoni della borsa in una situazione congiunturale così difficile era davvero troppo alto da correre.

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