Le soluzioni previste dalla legge per risolvere le liti tra parenti per l’eredità: impugnare il testamento, avviare una causa civile e tentare la mediazione.
Le liti tra parenti per l’eredità, complici le tensioni emotive del momento, sono molto più frequenti di ciò che si potrebbe desiderare. Il motivo più ovvio a cui si può pensare è quello economico, ma spesso entrano in gioco altri fattori delicati. Il desiderio di far rispettare le volontà del defunto, ad esempio, ma più in generale anche il mancato accordo sulla divisione dei beni.
Gli eredi legittimari, così come gli eredi contenuti nel testamento, non possono essere privati della quota ereditaria che spetta loro. Per la legge, infatti, non rivela il comportamento che l’erede ha avuto nei confronti del defunto. Questa situazione è spesso la causa delle liti, come quando uno dei figli ha assistito il genitore e l’altro no, eppure i due fratelli sono eredi in modo uguale.
Una seconda causa di lite molto frequente è in relazione alle volontà del defunto, che purtroppo in alcuni casi non possono essere attuate. Ciò avviene quando è presente un testamento che non rispetta la quota di legittima e quando il testamento è assente. Comunque, anche la quota ereditaria può essere stabilita dal defunto soltanto parzialmente. Le situazioni sono quindi variopinte e per capire come risolverle è fondamentale capire il problema d’origine e le parentele.
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Dividere l’eredità in assenza di testamento
Quando non è presente un testamento l’eredità deve essere suddivisa rispettando con precisione le disposizioni del Codice civile. Non è ammessa alcuna deroga, pertanto anche se uno dei parenti ritiene che il defunto avrebbe voluto suddividere il proprio patrimonio diversamente, non è possibile far nulla. Sostanzialmente in assenza di testamento nessuno degli eredi può agire legalmente per modificare la divisione ereditaria, quindi qualsiasi lite in merito è infondata.
Alcuni parenti potrebbero pensare di meritare di più l’eredità rispetto ad altri
In particolare, il Codice civile definisce gli eredi legittimi in ordine di priorità:
- Coniuge e figli.
- Coniuge e genitori.
- Genitori e fratelli.
- Parenti prossimi fino al 6° grado.
Questo significa che in presenza sia del coniuge che dei figli (eredi legittimari) nessun altro parente ha diritto all’eredità, e così via. Si tratta degli eredi legittimi, la cui quota non può essere intaccata nemmeno dal testamento. O meglio, il testamento che non rispetta la quota di legittima viene comunque applicato, ma può essere impugnato e dunque annullato. La quota ereditaria, comunque, tiene conto anche delle donazioni effettuate in vita, che possono essere contestate mediante la causa civile.
Come impugnare un testamento
Il testamento può essere impugnato quando non rispetta la quota di legittima degli eredi, magari perché lascia tutto il patrimonio del defunto a una sola persona. Quando questo accade il testamento non viene annullato in modo automatico, ma anzi rimane valido se nessun erede decide di impugnarlo.
In questi casi gli eredi legittimari potrebbero decidere di rispettare le volontà del defunto e accettare la perdita dell’eredità oppure, come avviene più di frequente, decidere di impugnare il testamento. Quest’azione deve essere promossa presso il tribunale entro 10 anni, così da ottenere l’assegnazione della quota legittima da parte del giudice. Il procedimento è decisamente più breve quando gli eredi hanno accettato l’eredità con beneficio d’inventario, perché in caso contrario il tribunale dovrà richiedere la restituzione di tutti i beni per procedere a una nuova divisione.
La causa ereditaria per la divisione dei beni
Il testamento può indicare, al pari del Codice civile, delle quote percentuali, senza determinare i beni in modo specifico. Ciò comporta che gli eredi possono ritrovarsi comproprietari di un immobile o di un veicolo, ad esempio, e per la legge hanno tutti lo stesso diritto a utilizzarli liberamente.
In questo caso è auspicabile l’accordo tra i parenti, che possono vendere il bene per suddividere il ricavato o trovare la soluzione più congeniale alla situazione. Nella maggior parte delle volte, purtroppo, ciò non accade e ne nascono liti furibonde. Gli eredi possono perciò avviare una causa ereditaria.
Il procedimento inizia con la stima dei beni e la ripartizione avviene secondo i valori effettivi in base alle quote. La via giudiziale è comunque piuttosto onerosa e non tiene conto di eventuali motivazioni personali. A tal proposito è bene sapere, però, che prima della causa civile sarà necessario tentare la mediazione obbligatoria.
Questa pratica prevede l’assistenza di un esperto, che può anche essere nominato congiuntamente, per trovare i migliori punti d’incontro fra i diversi desideri degli eredi. Questi ultimi, peraltro, possono anche tentare questa strada anche senza aver avviato la causa civile. Si tratta in genere della soluzione più efficace, perlomeno quando l’accordo è praticabile, e anche meno dispendiosa, nonostante l’assistenza legale obbligatoria in caso di procedura giudiziale.
Ognuno degli eredi ha comunque la facoltà di rivolgersi al tribunale del luogo in cui si è aperta la successione ereditaria per avviare la causa, citando a giudizio gli altri soggetti. La richiesta di mediazione, invece, deve essere presentata all’apposito sportello, tenendo presente che si può evitare di farsi assistere da un avvocato soltanto in caso di mediazione congiunta.
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