Licenziamento per chi non indossa la mascherina al lavoro, perché è legittimo

Alessandro Nuzzo

04/01/2024

04/01/2024 - 19:11

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È accaduto ad una dipendente di un supermercato, licenziata per non aver indossato la mascherina. Il Tribunale di Venezia ha rigettato il ricorso dando ragione all’azienda.

Licenziamento per chi non indossa la mascherina al lavoro, perché è legittimo

Si può essere licenziati per giusta causa per non aver indossato la mascherina sul luogo di lavoro nonostante il protocollo aziendale lo prevedesse? A quanto pare sì. È accaduto ad una cassiera di un supermercato che aveva impugnato il licenziamento rivolgendosi al Tribunale di Venezia. I giudici però hanno rigettato il suo ricorso e dato ragione all’azienda Pam Panorama. La decisione sta già diventando un precedente giudiziario a cui potersi appellare.

Tutto ha avuto inizio dopo la prima ondata di covid. Anche se per la legge era decaduto l’obbligo di indossare la mascherina sul posto di lavoro, l’azienda aveva inserito nel suo protocollo l’obbligo per tutti i dipendenti di indossarla comunque. Un modo per salvaguardare l’incolumità dei colleghi ma sopratutto dei clienti, essendo un’attività aperta al pubblico.

La donna, che lavorava part time dal 2003 come cassiera, si è resa protagonista di un comportamento che andava contro le regole aziendali decidendo di non indossarla. Dopo i ripetuti inviti della direzione ad adeguarsi, la cassiera ha ricevuto tra settembre e ottobre 2022 sette provvedimenti disciplinari, un biasimo scritto, due multe pari rispettivamente a tre e quattro ore di retribuzione e quattro sospensioni dal servizio e della retribuzione. Alla fine, il 19 novembre 2022 l’azienda gli ha comunicato il licenziamento per giusta causa.

Un licenziamento impugnato dalla dipendente con la vicenda che è finita in Tribunale lo scorso maggio. Il 20 dicembre il giudice del lavoro del Tribunale di Venezia, Chiara Coppetta Calzavara, ha rigettato il ricorso della dipendente dando ragione di fatto all’azienda Pam Panorama rendendo il licenziamento legittimo per giusta causa.

Per i giudici il licenziamento è legittimo

I giudici hanno considerato il comportamento della cassiera grave perché tenuto in presenza dei colleghi di lavoro e dei clienti del Pam Panorama di Villorba. Tutti i fatti contestati alla dipendente sono stati ritenuti ampiamente provati dal Tribunale.

La cassiera e i suoi avvocati avevano cercato di obiettare alla decisione dell’azienda puntando sul fatto che in quel periodo fosse venuta meno a livello nazionale l’obbligo di indossare la mascherina sul luogo di lavoro. Ma l’azienda, adottando un protocollo interno che ne sanciva l’obbligatorietà, rendeva l’uso della mascherina vincolante per tutti i dipendenti.

Oltre a chiedere la nullità del licenziamento e l’immediato reintegro sul posto di lavoro con il medesimo livello e qualifica, la cassiera tramite i suoi legali aveva chiesto al giudice di condannare l’azienda Pam Panorama a pagargli gli stipendi lordi mensili e a versargli i contributi previdenziali dal giorno del licenziamento sino a quello del reintegro sul luogo di lavoro, oltre al pagamento di un risarcimento di tutti i danni subiti e di ulteriori dodici mensilità a titolo di indennizzo.

La sentenza dei giudici del Tribunale di Venezia crea un precedente in episodi analoghi. Al di là delle personalizzazioni delle vicende, i protocolli aziendali vanno oltre le regole generali decise dal Governo. E il mancato rispetto di tale protocollo può portare ad un licenziamento legittimo.

Mascherine ancora obbligatorie: ecco dove

E intanto siccome il quadro epidemiologico in Italia per quanto riguarda il covid-19 è ancora attenzionato particolarmente dati i numeri in crescita, il ministero della Salute ha deciso di prolungare ancora l’uso obbligatorio delle mascherine in alcuni luoghi. Ecco quali:

  • Rsa;
  • strutture di lungodegenza;
  • strutture riabilitative;
  • hospice;
  • reparti ospedalieri con pazienti fragili.

L’obbligo che era in scadenza lo scorso 31 dicembre, è stato prolungato fino al 30 giugno 2024. L’obbligo è per tutti: lavoratori, utenti e visitatori presso le strutture sanitarie.

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