Le scorte non bastano e Nvidia ordina 300.000 chip dal competitor TSMC

Giorgia Paccione

29 Luglio 2025 - 11:39

Boom di domanda dalla Cina e licenze in bilico cambiano la strategia Nvidia: il colosso statunitense dei chip affida una maxi-commessa a TSMC. Ecco cosa sta succedendo.

Le scorte non bastano e Nvidia ordina 300.000 chip dal competitor TSMC

Nvidia, leader globale nei processori per intelligenza artificiale, ha ordinato 300.000 nuovi chip H20 al gigante taiwanese TSMC per far fronte a una domanda cinese senza precedenti. Una decisione che sorprende sia per la portata della richiesta sia perché tradisce il piano iniziale dell’azienda, che prevedeva di gestire le consegne con le sole scorte disponibili.

L’origine della vicenda è da rintracciare nelle restrizioni imposte dagli Stati Uniti sulle esportazioni in Cina dei chip più avanzati (come gli H100 e i nuovi Blackwell), nel tentativo di contenere lo sviluppo di applicazioni di intelligenza artificiale considerate sensibili sul piano della sicurezza nazionale. In risposta, Nvidia aveva creato specificatamente il modello H20, meno potente dei top di gamma ma in linea con i limiti imposti da Washington, per servire il mercato cinese. Tuttavia, ad aprile 2025, una stretta sulle licenze di esportazione ha nuovamente interrotto le vendite, costringendo Nvidia a fermare la produzione e comunicare ai clienti di attendersi scorte limitate.

Nelle scorse settimane, l’amministrazione statunitense ha concesso un parziale allentamento delle restrizioni, riaprendo la possibilità di esportare i chip H20 verso la Cina. Ed è stato in questo momento che Nvidia ha registrato una domanda in netta crescita e si è vista “costretta” a rifornirsi direttamente dal competitor del continente asiatico. Secondo le dichiarazioni di alcune fonti anonime riportate da Reuters, la maxi-commessa da 300.000 unità a TSMC si aggiunge a uno stock già consistente (fra 600.000 e 700.000 chip) accumulato nei mesi precedenti.

Cina affamata di AI: cosa c’è dietro la corsa ai chip H20

La domanda cinese per i processori Nvidia è esplosa principalmente grazie all’adozione massiccia di modelli di intelligenza artificiale da parte dei principali colossi tecnologici del Dragone, fra cui Tencent, Alibaba e ByteDance (TikTok).

La concorrenza interna guidata dai chip Ascend di Huawei, pur in crescita, fatica ancora a colmare il divario, soprattutto in termini di compatibilità con l’ecosistema software CUDA di Nvidia e nella capacità di scalare a sistemi multipli di GPU, fondamentali per le grandi applicazioni di AI. Per questo motivo, i clienti cinesi preferiscono rimanere agganciati a Nvidia, anche a discapito di performance, per non rinunciare al vantaggio competitivo rappresentato da una piattaforma consolidata e ben supportata.

Secondo analisti del settore, la domanda di H20 in Cina potrebbe toccare quota 1,8 milioni nel corso del 2025, creando così una pressione costante sulla catena di approvvigionamento e spingendo Nvidia a rivedere la sua pianificazione.

Il CEO Jensen Huang ha sottolineato che il riavvio della produzione richiederà almeno nove mesi e dipenderà dall’andamento dei volumi di ordini. Intanto la società si è cautelata chiedendo ai partner cinesi documentazione aggiornata e previsioni certe sulle quantità richieste.

Gli scambi tra Nvidia e la Cina si intrecciano però con i negoziati commerciali USA-Cina. Sebbene l’azienda sembra aver ricevuto rassicurazioni ufficiose sulle licenze di export, il Dipartimento del Commercio americano non ha ancora concesso le autorizzazioni definitive e la situazione resta ancora sospesa.

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