L’OPEC è ottimista sulla domanda del petrolio: il picco è lontano e i prezzi saliranno. Queste previsioni sono sbagliate? Secondo alcuni analisti sì, ecco perché.
L’OPEC ha ostentato ottimismo sul futuro del mercato petrolifero, prevedendo una domanda ancora in crescita nei prossimi decenni in grado di rafforzare le sue entrate.
Tuttavia, le stime così rosee sui consumi del greggio potrebbero essere sbagliate. Osservando le dinamiche del settore nelle ultime settimane, infatti, i segnali non sono così rassicuranti.
I futures sul Brent, il benchmark globale del greggio, è sceso sotto i 70 dollari al barile all’inizio di settembre, il livello più basso in 33 mesi, rallegrando i consumatori, che di conseguenza vedranno prezzi più bassi alla pompa. Il calo, però, è un “incubo” per l’OPEC+, per la quale i ricavi derivanti dal petrolio sono essenziali.
Il cartello petrolifero guidato dall’Arabia Saudita all’inizio di questo mese ha deciso di ritardare gli aumenti della produzione di petrolio per altri due mesi nel tentativo di sostenere i prezzi, ma finora senza successo. Le basse previsioni di domanda globale, unite alla nuova offerta di petrolio proveniente dai Paesi non OPEC, annunciano un lungo periodo di prezzi del greggio bassi.
Alcuni analisti si stanno quindi chiedendo se il “picco del petrolio” sia ormai vicino. La crescita della domanda ha raggiunto il suo apice, e da qui in poi è solo discesa? Secondo le previsioni dell’OPEC, la risposta è categoricamente negativa. Ma i calcoli potrebbero essere tutti sbagliati.
Ottimismo OPEC sulla domanda di petrolio. Ma le stime sono giuste?
Il rapporto World Oil Outlook 2024 del gruppo di produttori di petrolio, pubblicato martedì 24 settembre, prevede una forte crescita della domanda di energia del 24% a livello globale da qui al 2050.
Si stima, inoltre, una “robusta crescita a medio termine” dei consumi petroliferi che raggiungeranno i 112,3 milioni di barili al giorno nel 2029, un aumento di 10,1 milioni di barili al giorno rispetto al 2023.
La domanda di greggio segnerà poi la cifra sbalorditiva di 120 milioni di barili al giorno entro il 2050.
In sintesi, l’organizzazione dei produttori ha dichiarato che l’eliminazione graduale del petrolio è solo una “fantasia”, poiché la domanda continuerà a crescere almeno fino al 2050, un anno chiave nella lotta contro il cambiamento climatico.
Nel presentare il World Oil Outlook, il segretario generale dell’OPEC, Haitham Al Ghais, ha affermato che petrolio e gas costituiscono oggi ben oltre la metà del mix energetico e si prevede che faranno lo stesso nel 2050.
“Ciò che l’Outlook sottolinea è che la fantasia di eliminare gradualmente petrolio e gas non ha alcun rapporto con i fatti. Una visione realistica delle aspettative di crescita della domanda richiede investimenti adeguati nel petrolio e nel gas, oggi, domani e per molti decenni a venire”, ha aggiunto Al Ghais.
La sua posizione - che ricalca i calcoli ottimistici del cartello - è stata chiara e categorica: “Non si prevede un picco della domanda di petrolio all’orizzonte”.
Un discreto numero di analisti energetici sembra non essere d’accordo con questi calcoli, non ultimi quelli dell’Agenzia Internazionale per l’Energia. Le previsioni OPEC rischiano quindi di essere sbagliate. Intanto, sono contraddette da altri numeri, in un dibattito acceso su quale sarà il futuro dell’energia.
Perché i dati OPEC sulla domanda di petrolio sono sbagliati?
L’AIE vede la domanda in realtà stabilizzarsi entro la fine del decennio a circa 106 milioni di barili al giorno, secondo le sue previsioni annuali di medio termine pubblicate a giugno. La domanda globale di petrolio è stimata in aumento, ma di piccola entità e ci si aspetta che raggiunga il picco entro il 2030.
Negli ultimi anni, la battaglia sulle previsioni tra l’OPEC e l’AIE ha guadagnato visibilità, con quest’ultima organizzazione che spinge con forza per un futuro a zero emissioni nette.
Nel frattempo, S&P Global Commodity Insights ha previsto un futuro a medio termine intermedio, con una domanda che raggiungerà un picco di 109 milioni di barili al giorno nel 2034 e che diminuirà gradualmente fino a scendere sotto i 100 milioni di barili al giorno nel 2050.
Tutte le parti in causa, comunque, concordano sul fatto che la domanda diminuirà nei Paesi in via di sviluppo, mentre aumenterà nei mercati emergenti, guidati dall’India.
I calcali errati dell’OPEC poggiano su alcune evidenze, stando all’analisi degli strateghi del settore. Dall’elettrificazione in aumento alla crisi economica - e quindi della domanda - cinese, i fattori esterni da considerare quando si elaborano le stime sul petrolio sono diversi.
“Le minacce più grandi all’aumento dei prezzi per l’OPEC+ sono esterne”, ha detto alla CNBC Li-Chen Sim, uno studioso non residente presso il Middle East Institute con sede a Washington.
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Si tratta principalmente di “una domanda fiacca, soprattutto dalla Cina e di un’offerta di petrolio da fonti non-OPEC+ e interna; alcuni membri stanno producendo più delle quote assegnate”. “Le stime provenienti da fonti internazionali e cinesi indicano un rallentamento della domanda di petrolio e prodotti raffinati in Cina”, ha aggiunto Li-Chen Sim.
Ciò è dovuto in parte al rallentamento della crescita economica del dragone, che negli ultimi anni è stata di circa il 3-5% annuo, ma comunque migliore rispetto a quella di molti altri Paesi.
“Ma c’è anche un elemento strutturale nella riduzione del consumo di petrolio, guidato da uno sforzo consapevole per ridurre la sua elevata dipendenza dalle importazioni di petrolio (e gas), ed espresso in politiche come l’adozione di veicoli elettrici e l’incoraggiamento dell’espansione dell’energia rinnovabile e nucleare”, ha aggiunto Sim.
Non solo. Nel breve termine, si prevede che l’OPEC+ ripristinerà una parte della produzione a dicembre, diversi Paesi dell’alleanza stanno producendo oltre le loro quote e una maggiore offerta sta arrivando sul mercato da produttori non OPEC+ come Stati Uniti, Guyana, Brasile e Canada.
“È difficile vedere i prezzi salire ulteriormente da qui in poi, finché sul mercato esiste la minaccia di riportare quelle forniture”, ha affermato Dave Ernsberger, responsabile del reporting di mercato presso S&P Global Commodity Insights.
Nel lungo termine, invece, l’eventuale declino dell’era del petrolio, se mai dovesse verificarsi, sarà causato dal cambiamento della domanda piuttosto che dalla diminuzione dell’offerta, sostengono molti analisti.
In un mondo che cambia, con il settore energetico chiamato in causa più di altri in questo vortice di mutamenti, l’ottimismo dell’OPEC potrebbe quindi essere sovrastimato.
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