Lavoro autonomo occasionale o con partita Iva: differenze e cosa conviene

Paolo Ballanti

2 Luglio 2022 - 16:47

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Capire quando aprire la partita Iva o ricorrere alle prestazioni occasionali è importante per scongiurare brutte sorprese a livello di contributi e tasse. Ecco una guida completa per evitare errori.

Lavoro autonomo occasionale o con partita Iva: differenze e cosa conviene

L’introduzione da parte del cosiddetto decreto «Fiscale» (articolo 13 dl 21 ottobre 2021 numero 146 convertito in Legge 17 dicembre 2021 numero 215) dell’obbligo di comunicare preventivamente all’Ispettorato territoriale del lavoro le prestazioni di lavoro autonomo occasionale, ha riacceso i riflettori su questa forma contrattuale simile, ma non del tutto, alle attività con partita Iva.

Proprio il fatto di distinguere le prestazioni occasionali dal lavoro autonomo in senso stretto è spesso causa di dubbi e interrogativi che possono portare, in caso di ispezione da parte degli organi competenti, a qualificare un’attività come svolta in modo professionale e, pertanto, soggetta all’Imposta sul Valore Aggiunto, con conseguente ricalcolo dei contributi previdenziali dovuti.

Per evitare questo genere di problemi, analizziamo in dettaglio quali differenze ci sono tra lavoro autonomo occasionale e partita Iva e quando conviene ricorrere all’una o all’altra prestazione.

Lavoro autonomo occasionale: quando si applica?

Al pari di quanto avviene per le partite Iva, nel lavoro autonomo occasionale manca completamente la subordinazione nei confronti del committente (elemento invece presente nei contratti di lavoro subordinato). Le altre caratteristiche riguardano:

  • L’essere un’obbligazione di tipo corrispettivo, in cui a fronte dell’attività resa dal lavoratore questi riceve un compenso dal committente;
  • L’oggetto della prestazione costituito dallo svolgimento di un’opera o di un servizio;
  • La prevalenza dell’apporto lavorativo da parte del soggetto interessato;
  • L’assenza di qualsiasi coordinamento con l’attività del committente;
  • La mancanza dell’inserimento funzionale del lavoratore nell’organizzazione aziendale;
  • Il carattere episodico dell’attività.

Proprio quest’ultimo aspetto traccia la differenza tra lavoro occasionale e partita Iva. Nel primo caso deve infatti trattarsi di un’attività sporadica, resa senza i requisiti della professionalità e della prevalenza.

Un esempio di lavoro autonomo occasionale

Un esempio tipico di prestazione occasionale «genuina» è quello di colui che, assunto come lavoratore dipendente con mansione di addetto marketing presso un’azienda alimentare, si occupa nel tempo libero di creazione siti web.

A tal proposito viene incaricato da una realtà (diversa dal suo datore di lavoro) di procedere alla costruzione del proprio portale telematico e dei profili sui social network.

In tal caso ricorrono tutti gli elementi tipici delle prestazioni occasionali:

  • Autonomia del lavoratore, dal momento che non è soggetto al potere direttivo, organizzativo, disciplinare e di controllo del committente ed è altresì libero di determinare tempi e modalità di esecuzione della prestazione;
  • Attività episodica, posto che l’incarico consiste nella creazione di un sito internet e dei profili sui social network, non nel garantire la manutenzione regolare delle pagine;
  • Utilizzo di mezzi prevalentemente propri (come pc e smartphone);
  • Assenza dei requisiti di professionalità e prevalenza, dal momento che l’attività svolta non è quella principale per l’interessato, in termini sia economici che di tempo;
  • Il riconoscimento di un corrispettivo ad attività ultimata;
  • Assenza di ogni forma di coordinamento con l’attività del committente, eccezion fatta per alcune indicazioni di massima, ad esempio le scelte stilistiche sull’aspetto del sito internet o dei profili social.

Quando si deve aprire la partita Iva?

La scelta tra lavoro autonomo occasionale e partita Iva è legata al fatto che quest’ultima si applica nei confronti di chi esercita arti o professioni, in presenza di due condizioni fondamentali:

  • deve trattarsi di un’attività lavoro autonomo, in cui una persona si obbliga a compiere un’opera o un servizio a fronte del riconoscimento di un corrispettivo, con lavoro prevalentemente proprio e senza vincolo di subordinazione nei confronti del committente;
  • la prestazione dev’essere esercitata con professionalità, caratteristica, quest’ultima, che, come abbiamo visto, non è presente nel lavoro autonomo occasionale.

Il concetto di professionalità comporta che l’attività di lavoro autonomo è esercitata in maniera abituale e non occasionale. Per verificare in concreto se sussiste o meno il requisito della professionalità si prendono in esame una serie di elementi, tra cui:

  • l’iscrizione a un albo professionale;
  • un’organizzazione di beni o di persone rivolte allo svolgimento dell’attività;
  • l’ammontare dei corrispettivi percepiti e del tempo dedicato all’attività professionale, soprattutto se messo a confronto con altre prestazioni (ad esempio di lavoro autonomo occasionale o di collaborazione coordinata e continuativa).

Partita Iva e lavoro occasionale possono coesistere?

Quanti hanno aperto una partita Iva ed esercitano un’arte o una professione possono, contemporaneamente, svolgere una prestazione occasionale. Per poter coesistere, tuttavia, è necessario che la prestazione occasionale non rientri nel campo di attività che l’interessato svolge in maniera professionale.

Possono pertanto verificarsi due ipotesi:

  • la prestazione svolta in maniera occasionale rientra nel campo di attività per cui si è aperta la partita Iva, di conseguenza dev’essere soggetta all’Imposta sul Valore Aggiunto;
  • la prestazione resa in maniera occasionale è «genuina» e non dev’essere assoggettata a Iva, in quanto non rientra nel campo dell’attività professionale.

Riprendendo l’esempio precedente, ipotizziamo che l’interessato eserciti la professione di avvocato. In tal caso, partita Iva (per l’esercizio dell’avvocatura) e prestazione occasionale (realizzazione di un sito internet e dei profili social) possono coesistere, in quanto la seconda attività non rientra nel campo di quella assoggettata all’Imposta sul Valore Aggiunto.

Partita Iva e lavoro autonomo occasionale: cosa conviene?

Per scegliere correttamente se aprire una partita Iva o limitarsi a svolgere una prestazione di lavoro autonomo occasionale è necessario valutare quali sono le prospettive in termini economici e di tempo.

In particolare:

  • l’attività che si vuole intraprendere (o che è già in corso) rappresenterà un impegno costante e ripetuto nel tempo?
  • le entrate previste, il tempo dedicato e le energie psico-fisiche necessarie saranno prevalenti rispetto ad altre prestazioni o contratti?
  • sono contemplati beni o persone specificamente dedicati all’attività in questione?

Se la risposta a tutte queste domande è sì, allora non ci sono dubbi che la strada da seguire è quella di aprire una partita IVA, rispetto alla prestazione occasionale.

Un altro elemento da considerare è il compenso previsto. È noto infatti che al di sotto della soglia di 5mila euro di redditi fiscalmente imponibili, totalizzati dal 1° gennaio al 31 dicembre, derivanti da prestazioni di lavoro autonomo occasionale realizzate anche in favore di più committenti, non è previsto alcun obbligo di pagamento dei contributi.

Quanti preventivano di ottenere compensi eccedenti i 5mila euro nell’anno, devono interrogarsi sulla necessità di mantenere la forma della prestazione occasionale o, al contrario, al ricorrere degli altri requisiti sopra citati, aprire una partita Iva.

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