Molti bancari sognano la libertà del consulente indipendente, ma pochi trovano il coraggio di cambiare. Serve un sistema concreto, non promesse, per trasformare il desiderio in scelta.
Ogni anno, numerosi studi e sondaggi ci raccontano che un terzo dei bancari starebbe pensando di lasciare la propria scrivania in filiale per abbracciare la vita – tanto sognata quanto idealizzata – del consulente finanziario indipendente. I dati appaiono eclatanti: desiderio di libertà, voglia di autonomia, ambizione di crescita professionale e reddituale senza più i vincoli dell’impiego tradizionale. Ma poi? Poi quasi nessuno fa davvero il salto. E ogni volta che questi sondaggi vengono pubblicati, LinkedIn si popola come d’incanto di post scritti dai capi area delle reti, pronti a captare benevolentiae, agendo sulla leva psicologica alimentata dall’articolo di turno del Sole 24 Ore: post pieni di entusiasmo e inviti velati a “cogliere l’occasione”, come se bastasse un hashtag o un commento ispirato per convincere qualcuno a cambiare vita.
Qui sta la grande verità che pochi vogliono ammettere: un conto è “pensare” di andare via, un altro è trovare il coraggio di farlo. La realtà ci restituisce l’immagine di un bancario spesso prigioniero delle proprie paure: paura di perdere la sicurezza dello stipendio fisso, timore di non costruire un portafoglio clienti competitivo, ansia da gestione autonoma senza il parafulmine della banca alle spalle. È la sindrome del “vorrei ma non posso”, o meglio, del “vorrei ma non oso”.
Eppure, le reti di consulenza non fanno molto per invertire questo trend. Anzi: spesso sembrano cieche nel leggere i veri bisogni di chi vorrebbe davvero valutare un cambiamento. Lo dimostrano le stesse indagini: ciò che il bancario cerca è un’organizzazione solida e affidabile, che ponga attenzione al collaboratore, che offra reale supporto nella costruzione della nuova carriera. Invece, troppo spesso le reti puntano solo su slogan, su una comunicazione patinata, sull’illusione di una libertà che poi non si traduce in accompagnamento concreto nel percorso di transizione. [...]
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