La prossima bomba economica pronta a esplodere spiegata in un grafico

Violetta Silvestri

9 Dicembre 2023 - 12:20

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Quale sarà la prossima bomba economica che può sconvolgere il mondo? La risposta in un grafico che apre a diverse riflessioni sul futuro dell’economia e della società globale.

La prossima bomba economica pronta a esplodere spiegata in un grafico

Più che economica in senso stretto, la prossima bomba pronta a esplodere è demografica.

Di questo tema si è cominciato a discutere in modo costante negli ultimi mesi, perché in effetti quella della popolazione in aumento o in declino - in base a dove si posa lo sguardo sul mondo - è una sfida enorme per il prossimo futuro.

La crisi demografica dell’Occidente e l’impennata di giovani prevista dal cosiddetto Sud globale è destinata a plasmare l’economia mondiale da qui ai prossimi decenni. Con conseguenze che non saranno indolori, secondo le analisi degli esperti.

Un grafico molto interessante sviluppato dagli analisti di Ispi mostra come la popolazione globale sia mutata dal 1950 a oggi e quanto cambierà al 2100. Gli equilibri/squilibri che disegneranno il mondo possono creare nuovi shock. La questione demografica è una bomba economica pronta a esplodere per tanti motivi. E la politica dei potenti del mondo sembra non capire i rischi epocali che stiamo correndo.

La prossima bomba economica è demografica: il motivo in un grafico

India, Cina e Usa sui tre gradini più alti del podio per la popolazione: la classifica non è sorprendente, se si considera che si tratta delle maggiori potenze mondiali, anche per forza demografica.

Tuttavia, osservando i numeri relativi alla popolazione del 2023 c’è un dato che deve essere valutato attentamente. Negli Usa la popolazione conta 340 milioni di persone, mentre in Cina 1 miliardo e 426 milioni e in India 1 miliardo e 429 milioni. La prima potenza mondiale a livello economico non compete con i giganti asiatici (questo è ovvio da sempre) e tra le due nazioni più popolose ora l’India ha superato il dragone. Proprio questa ultima rilevazione segna una svolta: anche il dragone è in declino e c’è un’altra schiera di Paesi in via di sviluppo o comunque del Sud del mondo che avanzano per crescita demografica.

La vecchia Europa non figura proprio tra i 10 Stati più popolosi del mondo, né nella lista 2023, né in quella del 2100. La rivoluzione demografica è in corso, con tutte le conseguenze che ne derivano. Economiche soprattutto, ma anche politiche e sociali.

Ispi ha elaborato un grafico/tabella molto interessante per inquadrare il cambiamento epocale in corso. Esso traccia l’andamento della crescita della popolazione in 3 date chiave: 1950, 2023 e 2100. Lo sguardo è quindi sul passato, presente e futuro, che appare lontano (tra circa 80 anni) ma che in realtà dovrebbe essere una bussola per le decisioni politiche già da oggi.

Il titolo dato da Ispi al grafico è esso stesso eloquente: Popolazione mondiale, il futuro è del Sud globale (soprattutto dell’Africa).

Popolazione globale, un confronto Popolazione globale, un confronto Crescita demografica 1950, 2023 e 2100

In sintesi, il continente africano giocherà un ruolo cruciale come motore della crescita demografica mondiale. La Nigeria svetterà al terzo posto globale per popolazione, con Repubblica democratica del Congo, Etiopia, Tanzania, Egitto che entreranno nella classifica dei 10 Paesi più popolosi al mondo tra 80 anni.

L’Europa sarà sempre più inghiottita dal suo inverno demografico e anche le potenze Usa e Cina andranno in declino. Le stime di Eurostat hanno segnalato che l’Ue potrebbe vedere la sua popolazione ridursi del 6%, ovvero di 27,3 milioni di persone, entro il 2100. La popolazione del blocco continuerà a crescere, raggiungendo un picco di 453 milioni di persone nel 2026, prima di scendere a 420 milioni nel 2100.

La piramide della popolazione tra 80 anni proietta una società europea in contrazione e invecchiamento. La quota di bambini, giovani sotto i 20 anni e quelli in età lavorativa diminuirà, mentre aumenterà quella di età pari o superiore a 65 anni. Nel 2100, le persone di età pari o superiore a 65 anni rappresenteranno il 32% della popolazione, rispetto al 21% nel 2022.

Tutto questo avrà ripercussioni enormi sui bilanci degli Stati e, quindi, sulle sorti economiche mondiali. Con una popolazione che invecchia, come spiegato dall’economista Nouriel Roubini nel suo libro “La grande catastrofe”, quella demografica è ormai una “bomba a orologeria”. Il prossimo futuro è cupo secondo l’esperto: “oggi, con poca crescita, dobbiamo affrontare il soffocante peso dei conti [ancora] non pagati alla previdenza sociale e alla sanità pubblica...ora il carico è più pesante che mai...”.

Il riferimento è ai “debiti impliciti”, ovvero a quelli che per Roubini saranno necessari per garantire assistenza e pensioni a un numero crescente di anziani, mentre però i lavoratori saranno sempre meno. Considerando, inoltre, che gli Stati hanno già un fardello di debito pubblico così pesante da essere insostenibile.

Se da una parte c’è il timore per un Occidente invecchiato che non crescerà, dall’altro aumenta la preoccupazione per una parte di mondo dinamica, giovane, in età da lavoro che sarà sempre più numerosa. E reclamerà occupazione, sviluppo, opportunità.

Ispi ha così inquadrato lo scenario:

“Questa inversione di tendenza richiederà numerosi sforzi nella gestione delle risorse, nello sviluppo sostenibile e nell’eliminazione della povertà e delle diseguaglianze, sfide che continuano a caratterizzare i futuri giganti demografici del pianeta.”

Probabilmente, nei prossimi 80 anni proprio questo squilibrio demografico spingerà ancora di più la migrazione. Ma se si continua a ragionare solo in termini di sicurezza nazionale bloccando i flussi di persone in cerca di lavoro e a costruire muri e barriere fisiche e “astratte” di odio e frustrazione, quella demografica sarà davvero una bomba economica e sociale.

Piuttosto, in vista del cambiamento sulla crescita della popolazione in corso e che nessuno potrà arrestare, una ragionata politica di accoglienza e inclusione potrebbe riportare un sano equilibrio. Lo dicono gli esperti e le proiezioni economiche (oltre a essere una questione morale e di umanità). Il dibattito è aperto e acceso.

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