Pechino promette integrazione uomo-macchina ma i numeri indicano un futuro in cui molti lavoratori rischiano l’obsolescenza.
Pensateci un momento: lavorate in una fabbrica. Quest’occupazione, al netto di sudore e fatica, vi offre uno stipendio adeguato con il quale poter coprire le spese e soddisfare i bisogni. Succede che un giorno i vostri responsabili iniziano a tagliare il personale. Aria di crisi? Neanche per idea. Lo fanno semplicemente perché sono stati sviluppati dei robot che riescono a compiere le vostre stesse azioni, in molto meno tempo e ad un costo nullo. Una macchina ha appena preso il vostro posto di lavoro e voi siete rimasti senza occupazione. Ecco l’incubo più grande che potrebbe succedere in futuro a milioni di addetti e operai vari, quando orde di robot umanoidi saranno in grado di lavorare come e meglio dell’uomo.
In Cina c’è già chi inizia a preoccuparsi. Basta dare un’occhiata a cosa sta succedendo a Foshan, provincia del Guangdong, cuore della cintura industriale del Dragone, dove circa l’80% delle aziende locali ha adottato o adotterà una qualche forma di automazione entro la fine dell’anno. Certo, questo non significa che arriverà un robot umanoide a sostituire in toto l’azione umana.
Ci saranno però – almeno per il momento – macchinari aggiornati e braccia meccanizzate che riscriveranno i flussi di lavoro. E gli addetti in carne e ossa? Dovranno gestire l’intero processo, assicurarsi che tutto proceda senza intoppi. La conseguenza principale è che gli addetti richiesti – in numero minore rispetto al passato – devono essere qualificati. [...]
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