La manifattura italiana ha superato il test dei dazi. La vera sfida inizia adesso

Giorgia Paccione

22 Maggio 2025 - 15:44

Il settore manifatturiero italiano ha dimostrato resilienza di fronte alla minaccia dei dazi, ma la competitività futura dipenderà da investimenti in tecnologia e transizione digitale.

La manifattura italiana ha superato il test dei dazi. La vera sfida inizia adesso

L’industria manifatturiera italiana si avvia a chiudere il 2025 con una crescita del +1,8% rispetto al 2024 e un fatturato stimato di 1.143 miliardi di euro. Un risultato, certificato dal 107° Rapporto “Analisi dei settori industriali” di Intesa Sanpaolo e Prometeia, che testimonia la capacità delle imprese italiane di adattarsi a uno scenario internazionale segnato da tensioni geopolitiche e dall’inasprimento dei dazi, soprattutto nei rapporti commerciali con gli Stati Uniti.

Il capo economista di Intesa, Gregorio De Felice, ha infatti affermato che se tutte le misure del Liberation Day fossero state confermate “si rischiava un blocco quasi totale del commercio internazionale”.

Sarebbe stato un disastro per i paesi più esposti agli USA, come il nostro. Fortunatamente, abbiamo schivato la pallottola”, ha aggiunto.

Ma se da un lato l’effetto diretto delle tariffe doganali non si è rivelato devastante come temuto, dall’altro la vera sfida per il comparto si gioca ora sulla capacità di innovare e cogliere le opportunità offerte dalla doppia transizione digitale ed energetica.

Il sistema manifatturiero italiano cresce: “Ora serve correre”

Il sistema manifatturiero italiano ha saputo reagire meglio di altri attori europei alle turbolenze dei mercati globali, grazie a una strategia di posizionamento su nicchie di mercato ad alto valore aggiunto.

I dati evidenziano come la quota di mercato italiana sia cresciuta soprattutto nei prodotti di fascia alta (+2,3%), mentre la concorrenza cinese continua a dominare il segmento low cost. Questa scelta si è rivelata vincente non solo negli Stati Uniti, dove la meccanica rappresenta il primo settore per investimenti diretti esteri (35% del totale), ma anche in altri comparti come gomma, plastica, alimentare e bevande. L’export continua a essere un volano fondamentale, sostenuto dalla capacità delle imprese di adattare l’offerta alle esigenze dei mercati emergenti e di sfruttare le opportunità offerte dalla crescita della domanda internazionale.

Nel biennio 2025-26, secondo le previsioni di Intesa Sanpaolo e Prometeia, i settori più dinamici saranno la farmaceutica (+2,4%), la meccanica (+1,7%) e il largo consumo (+1,2%), con una crescita media attesa per la manifattura italiana dell’1,1% annuo a prezzi costanti.

Anche le esportazioni sono previste in ripresa, con un ritmo medio del 2,3% annuo, sostenute dal calo dell’inflazione e dei tassi di interesse che favoriranno la domanda sia interna che internazionale.

Il futuro del settore? Innovazione e transizione digitale

Se la manifattura italiana ha superato il test dei dazi, la vera sfida che si profila all’orizzonte è quella della competitività tecnologica. Il ritardo nell’adozione di big data, intelligenza artificiale e soluzioni per l’Industria 5.0 rischia di frenare la crescita del settore.

Secondo gli analisti, la competitività delle imprese italiane nei prossimi anni dipenderà dalla capacità di investire nella doppia transizione digitale ed energetica.

Le realtà più innovative stanno già impiegando queste tecnologie per ottimizzare processi, supply chain e controllo qualità, con un potenziale di incremento della produttività fino al 50%. Tuttavia, solo una minoranza delle aziende ha sfruttato appieno le risorse messe a disposizione dal PNRR, con il 94% dei progetti finanziati al di sotto del milione di euro, segno di una frammentazione degli investimenti e di una difficoltà strutturale a fare sistema.

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