Dietro la corsa all’IA si nasconde una visione spirituale antica quanto l’uomo: la ribellione al creatore e la ricerca di una conoscenza che promette salvezza — o distruzione.
Nel 2014, di fronte a un pubblico di professori e studenti del MIT, Elon Musk usò una metafora che sarebbe rimasta nella coscienza collettiva: «Con l’intelligenza artificiale, stiamo evocando il demone».
Con l’iconica immagine dello studioso con il pentacolo e l’acqua santa, sicuro di poter controllare la forza che aveva scatenato, Musk voleva lanciare un allarme pragmatico: stavamo creando una tecnologia potente e incomprensibile, con il reale rischio che potesse sfuggirci di mano.
Quel demone metaforico, dieci anni dopo, non solo non è stato ricacciato nella sua dimensione, ma è diventato più reale, più presente e, per alcuni, ha cambiato forma. Quella che era un’iperbole per descrivere un rischio esistenziale si sta trasformando in una lente attraverso la quale un numero crescente di pensatori, giornalisti e persino tecnologi sta interpretando il mondo. Una recentissima e per certi versi inquietante intervista del famoso giornalista, scrittore e podcaster statunitense Tucker Carlson allo scrittore e produttore-regista Conrad Flynn non è che l’ultimo e più estremo capitolo di questa evoluzione: il passaggio dall’allarme tecnologico alla guerra spirituale. [...]
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